Avevo il netto presentimento, comunque, che la carcerazione avrebbe rappresentato un punto di
svolta nella mia vita, un cambiamento radicale.
Lo sentivo chiaramente in cuor mio, e da un lato ero tormentato dal pensiero di dover subire
quell’orrendo supplizio, ma dall’altro sapevo che avrebbe potuto significare, alla fine dell’ingiusta
pena, l’inizio di una nuova vita.
Nel mio mondo interiore quel periodo di passeggiate riflessive sulla mia vita rappresentò un mio
personalissimo ma soave Getsemani, infatti pregavo ogni giorno in attesa dell’esecuzione della
condanna ad una “morte sociale”, perché ciò rappresentava il carcere per me.
Una vera e propria morte sociale! Lo sentivo che sarebbe accaduto qualcosa di stravolgente!
Raffigurazione del Getsemani: Orazione nell’orto (Andrea Mantegna)