Ovunque ci sia Amore c’è anche Cristo, ormai lo avevo compreso perfettamente grazie alla parte
entusiasmante della mia particolarissima esistenza, ma avevo imparato a riconoscere la Sua
presenza anche nelle sofferenze, ove sembrava più velata, più nascosta, più misteriosa, ma ancor più
determinante nel salvarmi la vita e l’Anima.
Quando viviamo le esplosioni di gioia siamo tentati, naturalmente, di alzare la braccia al Cielo,
indirizzate proprio verso Dio per condividere con Lui, con grande impeto, l’onda estasiante della
felicità. Come fanno i calciatori quando segnano un goal: non riescono a trattenere l’entusiasmo e
corrono a braccia alzate, spesso osservando proprio il Cielo in segno di ringraziamento e
condivisione!
Quando viceversa siamo sopraffatti dalle sofferenze non ci rivolgiamo subito a Dio, non
condividiamo con Lui l’auspicio di superarle al più presto, non chiediamo il Suo Santo intervento, e
quindi Lo escludiamo lasciandoci andare allo sconforto.
In realtà esiste anche un’altra motivazione per la quale alcuni preferiscono non coinvolgere il
Signore nelle sofferenze, ma sembra assolutamente inverosimile e viene adottata esclusivamente da
persone con un cuore purissimo: preferiscono non coinvolgere Gesù per non far penare ancora di
più il Suo Santo Cuore! In effetti comprendo questo stato d’animo discreto e premuroso perché
anch’io in passato lo avevo adottato per lo stesso motivo, vivendo le tribolazioni in segreto, in
solitudine, nel silenzio e nello sconforto.
Ma così facendo dimostriamo di non aver compreso il significato della Croce di Cristo che è il più
grande Dono di Dio per l’umanità, per i Suoi figli, per la loro Salvezza Eterna!
Se rinunciamo a chiedere il soccorso di Dio nelle sofferenze disconosciamo e rifiutiamo il Suo dono
più prezioso: la morte di Gesù in Croce per noi!
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