La prima: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”:
Pensando a questa Beatitudine dovetti riconoscere subito una prima grande mancanza nella mia
vita, l’essere povero nello spirito, perché avevo cercato assiduamente di diventare ricco, ed ogni
volta che il Buon Dio me lo aveva impedito avevo sofferto amaramente, cercando di realizzare
nuove opportunità per divenirlo.
Soltanto quando rinunciavo all’ambizione del denaro e del successo, dopo indicibili sofferenze, il
Signore mi permetteva finalmente di vivere un nuovo sogno, probabilmente per capire se le mie
intenzioni fossero cambiate, ed invece scopriva puntualmente che se fossi riuscito a realizzare anche
soltanto uno dei miei progetti imprenditoriali avrei sperperato nel denaro e nei beni materiali la mia
unica esistenza. Per questo nella vita mi ha tolto tutto, non posseggo più nulla, niente di niente.
Ma la mia Anima è ricchissima avendo dentro di sé il Bene più grande: l’Amore Eterno di Dio.
La seconda: “Beati gli afflitti, perché saranno consolati ”, mi apparteneva sicuramente, ma in
realtà era stato Dio stesso ad avermi reso tale, in diverse occasioni della mia vita, per rendermi
meritevole delle Sue attenzioni, delle Sue premure, delle Sue consolazioni.
Se riuscivo a rientrare in questa Beatitudine, quindi, era soltanto merito di Dio, perché se fosse
dipeso soltanto da me avrei vissuto come un entusiasta, un egoista in grado di godere di tutti i beni
che offriva la vita terrena.
La terza: “Beati i miti, perché erediteranno la Terra”, poteva appartenermi perché in effetti, preso
così come madre natura mi aveva concepito, ad essere mite lo ero davvero, avevo un carattere dolce
ed umano, e lo possiedo tutt’ora.
Quando non venivo provocato da qualcuno o da qualcosa, e non cedevo alle aspirazioni della
ricchezza, il mio animo mite emergeva sempre.