la Repubblica - 22.07.2019

(Romina) #1
international Champions cup

Schiavi di Ronaldo


Anche Sarri si adegua


“Lavoro sugli altri 10”


dal nostro inviato
Emanuele Gamba

SINGAPORE — Se ne sa ancora poco o
niente, di quel che la Juve sarrista
sarà, e meno male: nel processo a
tappe forzate dal risultatismo al gio-
chismo (che poi deve fare risultati
comunque: e allora che razza di gio-
chismo è?), per adesso c’è stata una
sola scanzonata tappa di calcio d’e-
state, fresco e frizzante come una bi-
bita. Leggero, divertente, dimenti-
cabile. Sarebbe dunque crudele so-
stenere che l’epoca di Sarri sia co-
minciata con una sconfitta sarrista,
con questa bella cornucopia di gol
fatti e fatti fare, nell’allegria di una
difesa distratta e con uno scialo di
palloni perduti per l’ostinazione di
volerli sempre e comunque giocare
nel modo più elegante, non in quel-
lo più pratico. Ma no, non è un vizio
che sta incalzando: è stato solo pal-
lone da ombrellone. D’altronde que-
sti sono giorni che Sarri vuole che
passino in fretta: la settimana in
Asia, con 35 ore di aereo, tre partite
una dopo l’altra, il caldo appiccico-
so tipico di qui e le snervanti incom-
benze di marketing, lui la considera
una parentesi di sospensione del la-
voro che sta facendo e che non vede
l’ora di riprendere al ritorno a Tori-
no, venerdì. Della Juve che sta mo-
dellando, ieri non se n’è fatto un’i-
dea: «Troppa differenza di condizio-
ne tra noi e loro, troppe ingenuità

da parte nostra, troppa poca cono-
scenza tra giocatori che non si era-
no mai visti prima, tipo De Ligt e De-
miral». È dunque Sarri il primo a di-
re che quest’accenno di sarrismo
non può essere giudicato.
Non crediamo neanche sia di cat-
tivo auspicio aver debuttato con
una sconfitta (il Tottenham, per al-
tro inzuppato di ragazzini, ha vinto
3-2 con un sensazionale pallonetto
da metà campo di Kane all’ultimo
secondo), perché anche ad Allegri
capitava più o meno regolarmente,
all’inizio dell’estate. E se ne fregava:
la Juve non è geneticamente porta-
ta per le amichevoli, oltre che per le
finali. Semplicemente, Sarri non è
quel tipo di allenatore che possa la-
sciare il segno in dieci giorni, anche
se forse qualcosa di più “suo” se lo
sarebbe aspettato: «Detto che molti
errori sono dipesi dallo stato di for-
ma, dobbiamo migliorare prima di
tutto nel modo di difendere: la linea

deve stare più alta, invece siamo sta-
ti troppo attendisti, siamo scivolati
all’indietro e quando il recupero
palla è troppo basso, le ripartenze
diventano complicate. Nella ripre-
sa siamo andati meglio, abbiamo ac-
cennato un po’ di pressione e gioca-
to venti di minuti di buona qualità».
Ma anche in quelli, ci sono state
tracce di sarrismo o è stato solamen-
te merito dei giocatori, bravi a scor-
razzare nei trenta metri di indipen-
denza che l’allenatore ha concesso
loro, perlomeno in questa amiche-
vole ancora a briglie sciolte? I gol so-
no stati belli, persino un po’ schema-
tici, ma erano schemi che si cono-
scevano anche ai tempi di Allegri. Il
primo: palla in profondità del regi-
sta (Pjanic) sul centravanti (Hi-
guain), scambio rapido con l’ala
(Bernardeschi) e staffilata in porta
di primo acchito. Il secondo: volata
del terzino (De Sciglio) fin sul fon-
do, palla bassa, arretrata e giusta
per l’attaccante a rimorchio (Ronal-
do), tempestivo nel colpire d’antici-
po. Cristiano ha festeggiato con il
suo saltino che ha mandato in deli-
quio gli asiatici, poi è uscito scam-
biando due parole con Sarri, che
qualcuno ha interpretato come un
confronto a brutto muso. Non era
così. Ronaldo ha giocato nel posto e
nel modo solito, per ora non ci sono
tracce di sarrismo neanche in lui.
«È il giocatore migliore che abbia-
mo e il mio compito», dice l’allenato-
re, «è di organizzare gli altri dieci.
Lui può stare ovunque, andare do-
ve vuole. Deve sentirsi libero». Pro-
babile che Sarri non abbia mai det-
to niente del genere a proposito di
nessuno, prima d’ora. Ci sono già
tracce di ronaldismo in lui.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

dal nostro inviato

SINGAPORE — Naturalmente ha se-
gnato il Pipita, a modo suo: una bot-
ta e via, giusto per complicare le co-
se. Per festeggiare, o forse più che al-
tro per sottolineare, ha fatto il gesto
di Luca Toni, ruotando la mano at-
torno all’orecchio: qualunque cosa
volesse dire, è parso uno scatto d’or-
goglio, o almeno un scattino. Del ti-
po: visto? Higuain ha giocato un bel
secondo tempo, con quell’incon-

gruo 21 sulle spalle a ribadirgli che il
9 non tocca a più a lui, ma pure con
la fascia di capitano. Eppure parlia-
mo pur sempre dell’uomo da 90 mi-
lioni quando ancora i milioni aveva-
no un valore, dello stipendio che al-
la Juve non davano a nessuno se
non agli svincolati da convincere pa-
gandoli a peso d’oro, loro e chi li rap-
presenta: in pochi mesi tutto questo
è diventato passato remoto e adesso
è come se Higuain dovesse rico-
struirsi da zero una reputazione, no-
nostante lo alleni l’allenatore che

più ha contato nella sua carriera e
che adesso non sa bene come espri-
mersi nei suoi confronti. O forse sì:
un colpo al cerchio del suo pupillo e
uno alla botte della società. Paterna-
lismo e aziendalismo, nelle parole
di Sarri: «Gonzalo si sta allenando
bene, ma bisogna anche considera-
re che lui ha giocato partite vere fi-
no all’ultimo giorno di maggio, men-
tre quelli della Juve non avevano già
da un pezzo più niente da chiedere
alla stagione. Per questo dico che
gol e prestazione lasciano il tempo
che trovano, ma il suo atteggiamen-
to nel lavoro quotidiano è molto po-
sitivo e per me quello conta».
Conta ma non serve, in tutta evi-
denza. Su Higuain è stata la società
a mettere la croce sopra ed è curioso
pensare come quest’inverno a Tori-
no tutti facessero il tifo perché Sarri
rimanesse al Chelsea cosicché da là
perorasse la conferma dell’argenti-
no. E adesso che tutti e due son qui,
si devono separare. Paratici ha stret-
to un vincolo con Icardi, ha parlato
più e più volte con Wanda Nara, im-
magina la 9 sulla schiena di Maurito

ma deve mordere il freno, perché
questa trattativa è una partita a scac-
chi con chi gli scacchi glieli ha inse-
gnati, cioè Marotta. Sarri Higuain se
lo terrebbe anche, ma si sta ade-
guando all’input societario al con-
trario del Pipita: più la Juve lo spin-
ge verso la Roma (c’è l’accordo tra i
club per un prestito da 9 milioni) e
più lui si impunta, e segna quasi per
spregio. Sul mercato qualche ap-
prensione ce l’ha pure Sarri, anche
se non ai livelli di Conte: fino a ieri
l’aveva celata piuttosto bene, poi s’è
lasciato un poco andare: «Abbiamo
una rosa molto ampia in certi settori
e ristretta in altri, penso che la socie-
tà farà ancora qualcosa. Ma dovrà
farlo anche in uscita, perché così co-
me siamo avremmo due o tre gioca-
tori fuori dalla lista Uefa». L’elenco
di quelli di cui sbarazzarsi compren-
de Cancelo, Khedira, Matuidi, alme-
no due tra Higuain Mandzukic e
Kean e probabilmente un difensore
centrale, mentre mancano un terzi-
no sinistro e un esterno d’attacco.
— e.g.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Sport


Juventus (4-3-3)
Buffon (1’ st Szczesny) – Cancelo, Bonucci (18’ st
De Ligt), Rugani (1’ st Demiral), De Sciglio – Emre
Can (1’ st Rabiot), Pjanic (31’ st Kastanos), Matuidi
(31’ st Muratore) – Bernardeschi, Mandzukic (1’ st
Higuain), Ronaldo (18’ st Pereira). All. Sarri.

Juventus 2
11’ st Higuain, 15’ st Ronaldo

Tottenham 3
31’ pt Lamela, 20’ st Lucas Moura,
48’ st Kane

La prima Juve battuta


3-2 dal Tottenham.


Il tecnico elogia CR7:


“Farà quello che vuole”


Il personaggio


Higuain fascia e gol


si mette di traverso


negli affari del club


kSubito a segno Cristiano Ronaldo, 34 anni, autore del momentaneo 2-1


kA colloquio Sarri e Ronaldo


kPrimo gol Gonzalo Higuain, 31 anni


Tottenham (4-3-1-2)
Gazzaniga – Walker-Peters (27’ st Marsh),
Alderweireld (1’ st Foyth), Tanganga (1’ st
Vertonghen), Georgiou (26’ st White) – Skipp (47’
st Bowden), Winks (18’ st Roles), Alli (1’ st Sissoko)


  • Lamela (18’ st Ndombélé) – Parrot (1’ st Kane),
    Son (1’ st Lucas Moura). All. Pochettino.


Arbitro: A’Qashah (Sin).
Note: ammonito Parrot. Spettatori 50.433.

pagina. 30 Lunedì, 22 luglio 2019

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