Libero - 22.07.2019

(Barré) #1

segue dalla prima


PIETRO SENALDI


(...) importante. La verità è
che i nemici, con i loro attac-
chi, portano acqua al muli-
no di Salvini anziché drenar-
gliela. Per due ragioni: pri-
ma, perché gli italiani non
ne possono più di loro, se-
conda, perché utilizzano ar-
gomentazioni sbagliate
quando non controprodu-
centi.
Passiamo dall’analisi dei
soggetti in questione. L’allea-
to grillino è stato schiantato
dall’azione di governo della
Lega, che lo ha surclassato
sul piano mediatico e su
quello pratico, portando a
casa la vittoria contro l’immi-
grazione illegale, quella sul-
la sicurezza e pure quota 100
sulle pensioni, misura che a
noi diLiberonon entusia-
sma affatto ma che è comun-
que popolare.
Agli elettori appare la se-
guente immagine: un vice-
premier che fa e non pole-
mizza e un altro che fa poco,
non tiene insieme il proprio
partito e critica l’alleato più
bravo utilizzando i temi più
polverosi della sinistra, dal
giustizialismo, al razzismo,
al pauperismo. Ogni critica
che piomba sulla testa di
Matteo dai grillini impone ai
sostenitori di questo gover-
no di schierarsi, ed è ovvio
che nove volte su dieci la
scelta cada sul ministro
dell’Interno. Se poi, come ie-
ri, gli amici di Di Battista e
Fico prendono a sassate i po-
liziotti perché non vogliono
la Tav, il problema neppure


si pone.
Anche l’alleato sul territo-
rio, Forza Italia, non lesina
giudizi negativi al leader le-
ghista. Giustamente i berlu-
sconiani gli rimproverano di
governare con M5S e vorreb-
bero spingerlo al voto antici-
pato, constatando l’immobi-
lismo del governo e la scarsa
probabilità che arrivino ridu-
zione della pressione fiscale
e autonomia. Il punto è che,
agli occhi dell’elettore, i ber-
lusconiani non costituisco-
no più un’alternativa. Salvi-
ni ha strappato agli azzurri
tutti i temi chiave del centro-
destra, restituendo una pati-
na di novità alla rivoluzione
liberale alla quale il Cavalie-
re, tra un Fini, un Monti e un
Nazareno, ha fatto prendere
troppa polvere. Tra un qua-
rantenne che ha i voti ed è
ministro da un anno e un
esercito di nominati che era-
no al governo più di dieci an-
ni fa, è più credibile il primo
quando parla di cambiamen-
to.

L’OPPOSIZIONE

Della sinistra parliamo so-
lo per cortesia. Come si è vi-
sto ieri, è rimasta a Borrelli e
non gode di migliore salute.
Deve cambiare musica. Do-
po 25 anni di colpi bassi è
riuscita a liberarsi di Berlu-
sconi, ma il fatto che ci abbia
impiegato così tanto, e che
la vittoria sia avvenuta solo
per mano giudiziaria, do-
vrebbe farle capire che le
sue argomentazioni sono de-
boli. Invece, Pd e compagni
rispolverano l’armamenta-

rio anti-Cav contro Salvini,
senza rendersi conto che
Matteo non è un miliardario
invidiato e, soprattutto, non
ha nessuna soggezione cul-
turale nei confronti della si-
nistra, come invece aveva
Silvio, che per questo, e per
tutelare le sue aziende, non
è mai andato fino in fondo
nella lotta agli ex comunisti.
I sinistri hanno i loro fedelis-
simi, dal 30 al 20%, in costan-
te calo. Parlano a loro e si
parlano solo tra loro, incapa-
ci di allargare il perimetro.
Anzi, il serbatoio di fedelissi-
mi si restringe perché il lea-
der leghista è capace, a diffe-
renza del Pd, di toccare temi
trasversali, dalla previdenza
alla difesa personale, che pe-
scano anche in casa altrui.

LE PROCURE

Anche la magistratura ha
le polveri bagnate. Contro la
Lega le sta tentando di ogni.
Si sono dimessi per questio-
ni giudiziarie due vicemini-
stri, sono stati messi in con-
to a Salvini i debiti di Bossi, e
ora il Russiagate. Ma a ogni
indagine i consensi di Mat-
teo salgono. Per due ragioni:
gli italiani sono saturi di in-
chieste, molte delle quali
non hanno portato a nulla e
che sono sfociate alla fine in
una grande ingiustizia, la de-
stituzione di Berlusconi per
un reato non commesso e
con sentenza retroattiva. La
giustizia è credibile se lo so-
no i giudici. Dai complotti
con il Pd per scegliere i pro-
curatori capo, alle inchieste
in una sola direzione, la cate-

goria si è sputtanata. Il fatto
poi che per i cittadini norma-
li i processi siano eterni, co-
stosi e incerti porta chiun-
que sia mai entrato in un tri-
bunale a solidarizzare con
gli indagati anziché con le to-
ghe.
Poi c’è la Chiesa. Manca
solo la bolla di scomunica
per il leader leghista. Solo
che i preti che fanno politica
non riescono mai a essere
convincenti se le persone
iniziano a sospettare che il
messaggio secolare preval-
ga su quello pastorale. Al
don Matteo è bastato brandi-
re un rosario, gesto che alle
menti raffinate può sembra-
re pacchiano, per andare in
paradiso a dispetto dei san-
ti. Questo dimostra quanto
ormai gli italiani credano ai
santi.
Infine l’Europa. Da una
settimana non si sente dire
altro che Salvini ci ha isolato
in Europa. Tesi ardita visto
che la Ue ha la maggioranza
(nove voti) più risicata della
storia. Avere contro l’Euro-
pa per molti italiani non è
un problema, anzi è quello
che cercavano. Se poi il ca-
pobanda è una tedesca clo-
ne della Merkel, i suoi attac-
chi stringono gli elettori in-
torno a Matteo.
Tutti gli odiatori di Salvini
si chiedono perché i loro
strali hanno un effetto boo-
merang. Le risposte sono
molteplici, tutte riassumibili
in una: chi critica il leghista
ha stancato più di lui. Gli
converrebbe rendersene
conto.
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TANTI ODIATORI TANTI VOTI


Matteo primo grazie ai suoi nemici cretini


Gli attacchi di Cinquestelle, Forza Italia, Pd, giudici, magistrati e Ue, anziché indebolire, continuano a rafforzare il leader leghista


Non è strano, dipende dal fatto che gli altri non sanno fare nulla se non criticare le sue iniziative e hanno stufato molto più di lui


Il ministro dell’Interno: «Basta ambiguità, tutti condannino»


RazzicontrolaTav.M5Ssenefrega


Attivisti all’assalto del cantiere.Il senatore Airola: «Fermiamo i lavori, non i manifestanti»


SANDRO IACOMETTI


■«Bisogna fermare i lavori, non i
manifestanti». Parola di Alberto Airo-
la, No Tav storico e ora senatore della
Repubblica sotto le insegne dei Cin-
questelle. Tanto per mettere un altro
po’ di pepe sui rapporti tesissimi tra
Lega e M5S è tornata ad incendiarsi
pure la questione della Torino-Lione.
Nel vero senso della parola. Fiamme
alte 4 metri, petardi, bombe carta e
razzi di segnalazione sparati contro le
forze dell’ordine. Questo lo spettaco-
lo andato in scena sabato notte al can-
tiere di Chiomonte in Val di Susa.
Epilogo più o meno scontato dopo
che circa 200 partecipanti al “tradizio-
nale” Campeggio Studentesco No
Tav di Venaus, evento che ogni anno
attira centri sociali, attivisti e facinoro-
si di tutta Italia, nella serata avevano
deciso di oltrepassare la zona rossa,
violando l’ordinanza interdittiva del
Prefetto di Torino e avvicinandosi alla
cancellata che delimita la zona dove
sono in corso i lavori.


NIENTE FERITI

L’assalto si è fortunatamente con-

cluso senza feriti. La polizia ha respin-
to gli attacchi con un idrante, servito
anche a spegnere il fuoco che si è este-
so al vicino bosco, e il gruppo di mani-
festanti si è dileguato. Durante i taffe-
rugli, però, gli agenti della Digos sono
riusciti ad identificare 20 militanti che
verranno denunciati, per adesso, per
violazione del provvedimento prefetti-

zio e per accensioni pericolose. Secco
il commento di Matteo Salvini: «Chi
attacca la Polizia e il cantiere della
Tav in Valsusa attacca tutta l'Italia.
Nessuna tolleranza per i criminali, mi
aspetto condanne inequivocabili da
tutti gli schieramenti politici. Basta
ambiguità: ora controlli a tappeto, ar-
resti e accelerazione dei lavori».

Le risposte non si sono fatte atten-
dere. A cominciare da quelle di Forza
Italia, che con Bergamini, Mulè, Gel-
mini, la coordinatrice Mara Carfagna
e molti altri ha subito espresso solida-
rietà alle forze dell’ordine definendo
intollerabile l’aggressione. Stesso di-
scorso per la leader di Fdi, Giogia Me-
loni, che ha invocato «pene esempla-
ri» per degli «idioti» che non sanno
neanche cosa sia la Tav. Qualche di-
chiarazione farfugliata è arrivata pure
dal Pd, che ha preferito, però, prender-
sela col ministro dell’Interno, incapa-
ce di mantenere l’ordine.

ARRESTARE I LAVORI

A rompere il silenzio dei Cinquestel-
le, invece, ci ha pensato Airola: «A Sal-
vini, che dice che bisogna arrestare i
manifestanti, rispondo che bisogna ar-
restare piuttosto i lavori. Ormai è chia-
ro lo abbiamo abbondantemente di-
mostrato, che il tunnel è una fregatu-

ra per i soldi pubblici e le tasche degli
italiani». Il senatore pentastellato è
contro l’alta velocità da sempre, an-
cor prima di diventare grillino, e non
ha dubbi su chi siano i cattivi. Ma la
sua voce è stata a lungo ieri l’unica a
rappresentare la posizione dei Cin-
questelle.
E sarebbe restata tale se non fosse
per la fredda e laconica dichiarazione
affidata ad un post di twitter in serata
dal capogruppo M5S, Francesco
D’Uva: «Da sempre condanniamo
ogni forma di violenza. Serve sempre
massimo rispetto per le forze dell’ordi-
ne». Parole anonime e striminzite,
che decretano l’apertura ufficiale del
terzo fronte caldo, dopo la Russia e
l’autonomia, che terrà banco questa
settimana. Il 26 luglio scade infatti il
termine entro il quale Roma deve
chiarire con l’Unione europea la pro-
pria posizione.
Luigi Di Maio fino a qualche tempo
fa sembrava rassegnato: «Fermare tut-
to adesso costa il triplo delle energie».
Ma ora il vento è cambiato. E l’aria di
crisi potrebbe spingere il leader grilli-
no ad ingaggiare l’ennesimo duello
con il Carroccio.
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Un’immagine dell’incendio di sabato notte davanti al cancello del cantiere di Chiominto

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini

3
lunedì
22 luglio
2019

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