Il Settimanale 32

(Francesco CaccavellaNHp1fh) #1

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VENERDÌ 14 APRILE 2023

«Ecco che cosa vogliono


davvero i cinesi»


Le priorità sono avere la pancia piena


e i soldi, l’educazione dei figli


e il riconoscimento sociale


sociale, che nasce dopo la seconda
guerra mondiale: i francesi si difen-
dono direttamente per tutelare i loro
diritti sociali. Macron durante la
campagna elettorale, per attrarre la
parte di destra più liberale, aveva già
promesso un innalzamento dell’età
pensionabile. Ma questa riforma non
si spiega dal punto di conti pubbli-
ci perché lo scostamento di bilancio
è veramente minimo: 10 miliardi su
350 miliardi di costo delle pensioni.
In realtà le proteste sono un rifiu-
to sociale di tutta l’agenda Macron,
il tema pensionistico ne è solo uno
strumento. Non a caso stanno parte-
cipando anche i gilet gialli con le loro
azioni di guerriglia. Il 65% dei france-
si si oppone a questa riforma e pure i
più poveri sostengono che non è que-
sto il momento di attuarla, data la già
pesante crisi energetica in corso e la
paura di impoverimento che cresce di
giorno in giorno.
A proposito di guerriglia, le mani-
festazioni sembrano essere sempre
più dure..
Sì, in Francia non possiamo nemme-
no più ricevere un capo di Stato stra-
niero perché non siamo in grado di
garantire la sua sicurezza. E Macron
non è il partito dell’ordine. Prova un
piacere malsano nel caos, come du-
rante le manifestazioni dei gilet gialli,
quando ha lasciato che il disordine si
organizzasse.
Sull’immigrazione lei ha da poco
ribadito una fermezza tale da per-
mettere una “ripresa di controllo”.
Cosa pensa dell’accordo tra la pre-
mier italiana Meloni e Macron, nel
bilaterale di fine marzo, relativo
alla missione congiunta in Tunisia,
assieme all’Ue, e quindi della con-
cordata collaborazione della Fran-
cia sul tema degli sbarchi?
Credo i francesi abbiano la stessa pau-
ra degli italiani di vedere il loro Pa-
ese scomparire. E che sempre i fran-
cesi come gli italiani non vogliano
ricollocare gli immigrati all’interno
dell’Unione, ma nei loro Paesi d’o-
rigine. Motivo per cui è necessario
combattere affinché si varino del-
le leggi per consentire i rimpatri e i


«L


ei cosa ne pensa della Cina odierna?
Non mi lamento, se penso a come e dove vivevo quando ero un
bambino, ai tanti periodi disgraziati che abbiamo dovuto passare.
In cosa è migliorata la sua vita?
Faccio un lavoro duro, e lo stesso mia moglie, ma almeno sono sicuro di
poter dare da mangiare alla mia famiglia e far studiare il nostro bambi-
no. Inoltre, non è improbabile che un parente lontano abbia fatto fortu-
na e sapere di poterci contare in caso di emergenza...
Che cosa non funziona? Cosa dovrebbe cambiare?
La sanità dovrebbe essere più accessibile e meno cara; non è giusto che se
un ricco commette un crimine riesce a salvarsi pagando qualche mazzet-
ta; dovrebbero dare meno compiti ai bambini a scuola e poi la nazionale
di calcio maschile, una vera vergogna!
Cosa pensa dei problemi con il Tibet, Taiwan, Xinjiang?
Sono tutti territori Cinesi. Non penso che nessuno dovrebbe imbarazzar-
si nei nostri affari interni.
Se vi fosse la possibilità di avere un nuovo sistema politico che per-
metta di risolvere i problemi di cui parlava, ne sarebbe contento?
L’importante è che non cambi il Partito. Come facciamo altrimenti ad
andare avanti?».
È la prima cosa che ho cominciato a fare costantemente dopo aver acqui-
sito sufficiente dimestichezza con il mandarino parlato: conversare con
i tassisti e fargli sempre le solite domande.
L’ho usato negli anni come una specie di sondaggio Doxa di una catego-
ria interessante, in quanto ha a che fare durante le corse da una parte
all’altra della città, con persone di tutte le classi sociali. E colloquiando,
senza avere la cultura necessaria a un’elaborazione complessa, imma-
gazzina le idee di chi si siede sui sedili del proprio veicolo.
In qualità di straniero ho ricevuto un trattamento preferenziale, ossia
poche reticenze e risposte genuine. Intendiamoci, non rispondevano
tutti allo stesso modo, ho semplicemente immaginato una conversazio-
ne standard riportando le risposte più gettonate. L’unica risposta che
è stata sempre la solita cambiando solo gli intercalari e la disposizione
delle parole è l’ultima. Il partito non si tocca, questo il sunto, l’ultima
riflessione che mi lasciava un sapore di déjà-vu in bocca ogni volta che
pagavo la corsa e aprivo la portiera per uscire.
Che il popolo cinese sia segretamente in disaccordo con il proprio gover-
no e sogni un cambio di sistema è una favoletta che ho sentito spesso da
stranieri che parlavano di Cina senza avervi mai messo piede sulla base
di reportage e servizi tv che definire di parte è un esercizio di diplomazia
che mi impone la parola scritta.
Non sostengo questa ipotesi sulla base delle conversazioni avute con i
tassisti, e sarei fuorviante se adducessi a motivazione le persone con cui
ha parlato o avuto a che fare nella mia seppur non corta permanenza
nel Paese di Mezzo. Quel che mi ha convinto sono state le innumerevoli
conversazioni con gli stranieri che ho incontrato in varie città della Cina
e che a loro volta avevano esperienza sul campo come la mia.
Il cittadino medio cinese ha visto un miglioramento delle proprie con-
dizioni di vita impressionante, sia nelle città che nelle campagne, negli
ultimi trent’anni. È migliorata la scolarizzazione, la qualità delle abita-
zioni, delle fogne, degli ospedali, dei servizi.
Che avere la pancia piena e poter andare al cinema e allo stadio non sia
tutto, nei Paesi occidentali penso vi siano pochi dubbi, entrando in gioco
obiettivi meno materiali come la serenità, la felicità, il benessere men-
tale su cui investiamo molta parte delle nostre energie. In Cina, sebbene
ci sia uno Stato dirigista, il popolo usato nella sua accezione più ampia
pensa soprattutto alla pancia, ai soldi, all’educazione dei figli e al ricono-
scimento sociale (su cui di potrebbe discutere per ore). n

respingimenti delle navi, e si ri-
veda il ruolo di ‘Frontex’. La pri-
orità dell’Europa dovrebbe stare
nella legalizzazione di rimpatri
e respingimenti. La Francia di si-
curo non è fatta per essere un al-
bergo e uno sportello sociale.
Assistenza sociale e assegni fami-
liari vanno riservati ai francesi.
Ci tengo inoltre a sottolineare la
mia origine italiana, e il mio au-
spicio che questo splendido Paese
conservi la sua italianità.

Sempre nel vertice bilaterale,
Macron avrebbe chiesto il soste-
gno della premier italiana Me-
loni sull’energia nucleare. Lei è
favorevole all’atomo?
Emmanuel Macron è talmente a
favore del nucleare che ha chiuso
le centrali nucleari. La chiusura di
queste e lo stop degli investimenti
è una follia economica per la Fran-
cia. Da De Gaulle a Sarkozy tutti i
leader si sono sempre battuti per la
difesa del nucleare, un importante
asset economico decisivo anche per
la nostra sovranità energetica. Per
questo chiedo anche all’Europa di
non cedere agli “ayatollah” dell’e-
cologia e di non svendere il nucle-
are, ma di difenderlo. Il nucleare è
molto più pulita di altri tipi di ener-
gia disponibili, ha meno emissioni.
Sotto la pressione dei Verdi anche
la Germania ha chiuso le centrali
nucleari, e oggi inquina molto più
visto che utilizza quelle a carbone.

Sulla guerra Russia-Ucraina, la
Cina ha proposto un piano di
pace di 12 punti. Macron subi-
to dopo ha annunciato l’invio di
altre forniture di armi pesanti
al presidente ucraino Zelensky.
Che ne pensa?
Con il mio partito abbiamo sem-
pre condannato l’aggressione del-
la Russia sull’Ucraina, ma ciò non
significa che non dobbiamo essere
vigili e attenti a non entrare in una
escalation di guerra. La priorità è
il dialogo e il primo passo per arri-
varci è far comprendere alla Russia
che nulla ha più da guadagnare da
questa invasione e che deve perciò
fermare le sue truppe. Potremmo
anche essere a favore dell’invio di
armi difensive, ma sicuramente
non di missili a lungo raggio o di
aerei che possono finire appunto
per intensificare il conflitto.
Un piccolo spoiler per le presi-
denziali francesi 2027: sarai tu
il candidato del Rassemblement
National?
Penso sia prematuro parlarne, ma
la candidata naturale oggi rimane
ancora Marine Le Pen. n

di Fredrik Meloni
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