26 Mercoledì 11 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore
Mondo
Putin rimette indietro
l’orologio: continuo
a fare il presidente
FINO AL 2036
Il capo del Cremlino
disponibile a ricandidarsi:
«Serve stabilità»
L’opposizione: in scena
un colpo di Stato. Ma è via
libera dal Parlamento
Antonella Scott
La proposta è arrivata da Valentina
Tereshkova, la prima donna nello
spazio nel , oggi deputata per
Russia Unita: emendare la Costitu-
zione in modo da ripartire da zero
con i mandati presidenziali di Vla-
dimir Putin. Come se niente fosse
stato. Il presidente non se l’è fatto
ripetere due volte: il suo mandato
attuale, il quarto non consecutivo,
scade nel . Putin non potrebbe
più ripresentarsi, in teoria, e questo
ha fatto discutere per mesi tutti gli
osservatori del Cremlino, alla ricer-
ca della strada che Putin avrebbe
scelto per restare al potere.
Colpo di spugna
Un’annessione alla Bielorussia,
con relativa creazione di una nuo-
va entità statale, o una riforma co-
stituzionale per permettere a Pu-
tin di mantenere la guida del Pae-
se sotto un’altra veste, o dalla di-
rezione del Gossoviet, il Consiglio
di Stato. Fatica sprecata, alla fine
la soluzione era la più semplice
possibile: azzerare il passato. A
grande sorpresa, ieri Putin è inter-
venuto davanti ai deputati alla
Duma, e ha finto di mettere le ma-
ni avanti, affermando di essere
contrario ad abolire il limite dei
due mandati previsti per l’incarico
di presidente.
Subito dopo, però, ha scoperto
le carte, facendo proprio l’emenda-
mento proposto ma a una condi-
zione: che l’annullamento del pas-
sato fosse sancito ufficialmente
dalla Corte costituzionale, come
«non in contraddizione con i prin-
cipi e le basi della Costituzione». La
conclusione l’hanno tirata i siti di
informazione russi: «Putin non se
ne va più». Potenzialmente, po-
trebbe restare al Cremlino almeno
fino al . Quando avrà raggiun-
to gli anni. Per l’opposizione, al
Parlamento di Mosca quello che è
andato in scena ieri equivale a un
colpo di Stato. «In stile latinoame-
ricano», scrive Leonid Volkov.
Non siamo pronti
«Per ora - aveva detto Putin nei
giorni scorsi, in occasione di un’in-
tervista a puntate organizzata dal-
l’agenzia Tass per celebrare i suoi
(primissimi) vent’anni al potere -
le cose più importanti sono la sta-
bilità e uno sviluppo costante. Ma
più avanti, quando il Paese sarà più
sicuro di sé, e avrà più risorse, allo-
ra dovremo assolutamente garan-
tire un trasferimento dei poteri».
Parlando del proprio incarico di
presidente, Putin usa spesso la pa-
rola “destino”.
Di stabilità è tornato a parlare
ieri davanti alla Duma: «Sono pro-
fondamente convinto - ha spiega-
to - che al nostro Paese sia neces-
saria una presidenza forte. Ce lo
ricorda una volta di più la situazio-
ne economica. Soprattutto, questo
è necessario in nome della stabili-
tà. In questa fase della nostra esi-
stenza la democrazia parlamenta-
re non fa per noi». Ma verrà il mo-
mento. «Sono sicuro - ha detto an-
cora Putin - che un giorno il potere
non sarà più così personificato».
Subito dopo, i deputati hanno
approvato l’emendamento che an-
nulla i suoi mandati presidenziali.
Il fattore petrolio
Il riferimento fatto da Putin alla si-
tuazione economica non è casua-
le: la sfida lanciata a sauditi e ame-
ricani dai russi, contrari a imporsi
- e a farsi imporre - nuovi tagli alla
produzione di petrolio, potrebbe
trasformarsi in un boomerang per
i piani del Cremlino. Rispetto alle
crisi del e del , Mosca ha
consolidato le proprie finanze e può
contare su più di mezzo trilione di
riserve in valuta. Ma le preoccupa-
zioni sulla tenuta del rublo - sceso
ai minimi di quattro anni - sono
grandi, e nel lungo tempo le risorse
che Putin progettava di dedicare al
rilancio dell’economia, puntando
su spesa pubblica e infrastrutture,
potrebbero invece essere assorbite
dalla difesa della stabilità valutaria.
La Banca centrale ha iniziato ie-
ri: annunciando la ripresa delle
vendite di riserve in valuta, quindi
comprando rubli, e dicendosi pron-
ta ad adottare «tutte le misure ne-
cessarie ad assicurare la stabilità fi-
nanziaria». Il grande timore è che
l’inflazione rialzi la testa. Rimetten-
do in discussione la stabilità politi-
ca, quella che interessa a Putin.
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L’Unione investe sul motore a idrogeno
POLITICA INDUSTRIALE
Presentate le linee guida
della Commissione: spazio
ai distretti sovranazionali
Beda Romano
Dal nostro corrispondente
BRUXELLES
In un contesto economico che si è
improvvisamente indebolito a cau-
sa dell’epidemia influenzale da co-
ronavirus, la Commissione euro-
pea ha presentato una nuova stra-
tegia industriale. L’obiettivo del-
l’esecutivo comunitario è di
rafforzare singole filiere produtti-
ve e lanciare nuovi progetti tran-
snazionali, come quello recente de-
dicato alle batterie del futuro. Pri-
ma in lizza una alleanza dedicata ai
motori ad idrogeno.
Il tentativo delle linee-guida illu-
strate ieri è di dare una impronta fe-
derale al settore industriale euro-
peo, tenendo presente che i Trattati
considerano la politica in questo
ambito una competenza degli stati
membri, più che della Commissione
europea. In un contesto mondiale
particolarmente incerto, sia da un
punto di vista politico che in una ot-
tica economica, l’obiettivo è di ten-
tare di avere una politica industriale
a livello comunitario che non sia so-
lo la somma di politiche nazionali.
Le leve in mano a Bruxelles sono
due: l’ambiente e il digitale, due
ambiti che per definizione sono eu-
ropei. Per esempio, nell’agire sul
versante dei dati, come ha spiegato
qualche settimana fa il commissa-
rio all’industria Thierry Breton, la
Commissione europea spera di dare
regole comuni ai paesi membri e di
plasmare una politica industriale in
questo particolare settore che sia
realmente comunitaria (si veda Il
Sole Ore del gennaio).
Al di là di volere rivedere le regole
sulla concorrenza, il cui dibattito ha
un esito ancora incerto, e meglio
controllare gli investimenti di
aziende sussidiate da paesi terzi con
proposte legislative entro il ,
l’esecutivo comunitario vuole inve-
stire negli ecosistemi industriali,
ossia le catene produttive che in Eu-
ropa raccolgono piccole e grandi
imprese, università, centri-studi,
autorità pubbliche e fornitori di va-
rio tipo. Non dissimili dai distretti
italiani, spesso sono transnazionali.
Secondo le informazioni raccolte
qui a Bruxelles, in un primo tempo
il commissario Breton avrebbe vo-
luto elencare ieri - diversi eco-
sistemi industriali su cui agire. Ma
l’approccio è stato ritenuto da altri
commissari troppo dirigista, prefe-
rendo un approccio più vicino al
mercato. Le filiere verranno quindi
decise da un foro a cui partecipe-
ranno attori pubblici e privati e che
vedrà la luce entro settembre. Ri-
mane da capire quante leve Bruxel-
les potrà realmente usare per pla-
smare l’industria europea.
La commissaria alla concorren-
za Margrethe Vestager ha spiegato
che a differenza della strategia in-
dustriale presentata nel , basa-
ta su un approccio settoriale, «il
tentativo questa volta è di mettere
l’accento sull’interdipendenza dei
vari attori». Dal canto suo, il com-
missario Breton ha spiegato che i
partecipanti a uno specifico ecosi-
stema potranno registrarsi su una
specifica piattaforma per poter co-
operare più facilmente. Oltre al-
l’automobile, l’uomo politico ha ci-
tato altri ecosistemi quali il tessile,
la biotecnologia, la farmaceutica e
anche la cultura.
Nella stessa ottica, la Commis-
sione europea intende promuovere
nuove alleanze tra paesi membri e
imprese europee nel campo della ri-
cerca e poi della produzione. Dopo
aver lanciato il progetto dedicato al-
le batterie ad alta tecnologia, con-
sentendo tra le altre cose esenzioni
alle regole sugli aiuti di Stato, Bru-
xelles punta ora ai motori a idroge-
no. Seguiranno altre alleanze dedi-
cate alle nuvole informatiche, alle
materie prime, e alle industrie a
basso contenuto di carbonio.
Infine, il pacchetto presentato
ieri contiene l’immancabile pro-
messa di ridurre le barriere d’in-
gresso nel mercato unico. Secondo
la Commissione europea con un
mercato unico più integrato l’attivi-
tà economica potrebbe crescere tra
e miliardi di euro all’anno
nel settore industriale e per circa
miliardi di euro nei servizi. Il
direttore generale di Business Eu-
rope Markus Beyrer ha esortato
«l’esecutivo comunitario e gli stati
membri a fare di più per far rispet-
tare le regole comunitarie».
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Una nuova strategia industriale. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen
EPA
NON HO FINITO
Il presidente
russo Vladimir
Putin si candiderà
ancora alla carica
di capo dello
Stato