Il Sole 24 Ore Sabato 7 Marzo 2020 15
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SMART WORKING
IL CORONAVIRUS
SIA UNA CHANCE
PER CAMBIARE PASSO
U
n marzo anomalo. Eventi cancellati, dibat-
titi rimandati a data da definirsi, interviste
annullate. L’emergenza coronavirus prevale
su tutto e assorbe la nostra attenzione. Nella
Giornata internazionale dei diritti della don-
na, che ogni anno ci ricorda le conquiste so-
ciali, economiche, politiche delle donne e gli ostacoli che
ancora esistono, proviamo a riflettere su cosa sta compor-
tando e comporterà questa emergenza sanitaria per le
donne e per la parità di genere.
Uno choc come quello che stiamo vivendo ha conse-
guenze economiche tipicamente più forti sulle fasce più
deboli del mercato del lavoro. Lo abbiamo già visto con la
crisi finanziaria e in altre circostanze. Alle fasce più deboli
appartengono le donne, in particolare le donne italiane. Il
tasso di occupazione femminile in Italia è fermo al di sotto
del % ormai da oltre un decennio. Le donne sono più
presenti nei lavori precari, guadagnano mediamente me-
no degli uomini e sono meno rappresentate nelle posizioni
di vertice. Difficile pensare che lo scenario attuale possa
aiutare il decollo dell’occupazione femminile, che non è
mai avvenuto in situazioni di normalità.
Con le scuole chiuse e le attività cancellate, gli equilibri
familiari già precari tra vita lavorativa e vita professionale
rischiano di saltare. Soprattutto per le donne, soprattutto
per quelle italiane, su cui grava la maggior parte del carico
di cura. Se l’emergenza sarà affrontata in due in famiglia,
se questa necessità sarà l’opportunità per bilanciare me-
glio la divisione dei carichi domestici e del lavoro di cura
tra uomini e donne, allora avremo una piccola consolazio-
ne. Sarà forse servita a qualcosa. Dividere il rischio e i costi
non solo rende più forte ciascun componente della fami-
glia nel gestire l’emergenza e più efficace il risultato, ma
aiuta a promuovere la condivisione, che è alla radice pro-
fonda dell’uguaglianza di genere, che dalla famiglia si ri-
flette sul mercato del lavoro.
Se invece l’emergenza in famiglia resterà a carico esclu-
sivo delle donne, perpetuando la marcata divisione dei
ruoli esistente in Italia, allora ci ritroveremo ad amplificare
le differenze di genere già così accentuate. Purtroppo i co-
stumi nazionali non aiutano: in un Paese in cui, secondo
i dati Istat, una donna su tre lascia il lavoro alla nascita del
primo figlio per le difficoltà nel conciliare la vita lavorativa
e l’accudimento dei figli e in cui la condivisione tra uomini
e donne è ancora molto bassa, la preoccupazione che con
le scuole chiuse e la didattica a distanza siano prevalente-
mente le mamme a doversi fare carico di seguire i figli è
elevata. L’auspicio è che in una situazione di emergenza,
di fronte a un forte choc esterno, le risposte e le soluzioni
siano molto diverse dal previsto e molto meno tradizionali.
La tecnologia sta aiutando ad affrontare l’emergenza.
La didattica a distanza è diventata l’unica modalità possi-
bile per le università, e forse anche per le scuole. Per evitare
il contagio, l’uso del digitale è diventato una necessità per
i lavoratori e le imprese. Lo smart working sta vivendo una
sperimentazione massiccia: lavorare senza vincoli di luo-
go e di tempi è, in questa emergenza, l’unica possibilità per
lavorare. Una modalità flessibile, applicabile a molti lavori,
riconosciuta dalla Legge del , ma ancora guardata
con una certa resistenza – fuori dall’emergenza. Lo smart
working che conosciamo e che abbiamo studiato (Angelici
e Profeta: Smart-working: work flexibility without con-
straints, working paper ) introduce la flessibilità di
lavoro per un giorno alla settimana, non per intere setti-
mane. In quel caso, sappiamo che lo smart working ha ef-
fetti positivi sulla produttività, sul benessere dei lavoratori
e sul bilanciamento tra vita lavorativa e vita familiare. Per
dare un’idea più precisa, secondo le nostre stime, i lavora-
tori in smart working riducono le assenze di circa , giorni
al mese e rispettano di più le scadenze di circa il %, sia
secondo quanto essi stessi dichiarano, sia secondo quanto
riportato dai loro supervisori. I lavoratori in smart working
sono anche più soddisfatti della loro vita sociale, del loro
tempo libero, sono più concentrati, apprezzano di più le
loro attività quotidiane, riescono a risolvere meglio i pro-
blemi e prendere decisioni, riducono lo stress e la mancan-
za di sonno. Inoltre, gli uomini in smart working aumenta-
no il tempo dedicato alle attività domestiche.
Insomma, lo smart working può aiutare a trasformare
la necessità nell’opportunità di condividere e bilanciare tra
uomini e donne l’attività di cura e il lavoro domestico, con
ricadute positive sulla parità di genere. Ma l’esito di un uso
così intensivo non è facilmente prevedibile. Lo scenario è
in mutamento. La sfida oggi è cogliere e mantenere, anche
finita l’emergenza, le opportunità che la tecnologia offre
alla parità di genere.
Choc economici, smart working, tecnologia: di fronte
all’emergenza ci stiamo tutti riorganizzando. Una riorga-
nizzazione che sia più condivisa e più uguale tra uomini
e donne nella sfera privata e nella sfera lavorativa non può
che dare vantaggi.
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di Paola Profeta
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Le vittoriose
di Eliana Di Caro
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e domani con
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L’India dà il benvenuto
ai colori della primavera
LA FESTIVITÀ
L’India si appresta a celebrare Holi, la festa dei colori che segna la fine
dell’inverno e l’inizio della primavera. Nella foto, un gruppo di fedeli hindu
nel tempio di Nandgaon, in Uttar Pradesh, dove le celebrazioni precedono
di alcuni giorni quelle ufficiali previste quest’anno per il 9 e 10 marzo.
AFP
ALLEANZA GENITORI-INSEGNANTI
PER FAR CONTARE DI PIÙ LE BAMBINE
L’
indagine Pisa , pub-
blicata lo scorso dicem-
bre – che ogni anni va-
luta le competenze in let-
tura, matematica e
scienze dei enni di
Paesi – ha evidenziato che in Italia, ri-
spetto alla media Ocse, siamo in linea
con la matematica e sotto con le scien-
ze e la lettura. Ma guardando in detta-
glio, in alcuni aspetti importanti sia-
mo tra gli ultimi in classifica. Siamo
tra i Paesi in cui, tra il e il , il
rendimento in scienze è diminuito in
modo più drastico. E abbiamo uno dei
divari di genere più profondi per
quanto riguarda le abilità matemati-
che. I ragazzi italiani ottengono in
matematica risultati nettamente mi-
gliori delle ragazze – punti di diffe-
renza, mentre per la media Ocse la
differenza è di soli punti. Dopo di noi
si piazzano solo Costa Rica ( punti)
e Colombia ( punti).
Le differenze in matematica met-
tono a fuoco anche altre disugua-
glianze, territoriali (tra un nord vici-
no ai Paesi con migliori risultati e un
sud con regioni sotto la media nazio-
nale) e socio-economiche. Ed è im-
pressionante osservare come lo sta-
tus socio-economico aiuti a prevede-
re le prestazioni in matematica e
scienze in tutti i Paesi partecipanti al
Pisa. Una sorta di determinismo so-
ciale implacabile.
Lo svantaggio delle ragazze in
matematica non emerge a anni. Si
stabilisce già alla scuola elementare,
come evidenziato dalla valutazione
Timss (Trend in international mate-
mathics and science study). E anche se
la situazione migliora un po’ durante
le scuole medie, la scelta della scuola
superiore segna una prima divergen-
za di percorsi che allontana le ragaz-
ze dal mondo delle materie Stem
(Science, technology, engineering, ma-
thematics) in modo piuttosto irrever-
sibile. Prediligono infatti le scienze
umane (,%) o il linguistico (,%)
rispetto allo scientifico con opzione
scienze applicate (,%) e il tecnico
tecnologico (,%).
Certamente la questione non di-
pende da capacità intrinseche. Uno
studio pubblicato su Nature dimostra
come non ci sia nessuna differenza di
genere nelle abilità quantitative e ma-
tematiche nei bambini di età compre-
sa tra mesi e anni. Abbiamo tutti,
anche i bambini molto piccoli, un
«senso dei numeri». La possibilità di
raggiungere risultati eccellenti o pes-
simi dipenderà dall’amore, o dalla dif-
fidenza, per la matematica. La passio-
ne nutre il talento e i genitori e gli in-
segnanti hanno una considerevole re-
sponsabilità nello sviluppo
dell’atteggiamento che i bambini
avranno per la matematica. Lasciare
che per le ragazze si alzi il muro di an-
sia della matematica, incoraggiare
l’idea di «non essere portate», mettere
in antagonismo le materie letterarie
con quelle scientifiche, non prestare
attenzione ai bias nel linguaggio, nei
giochi e nelle attitudini. È così che si
tracciano dei punti di non ritorno ri-
spetto alle scelte dei percorsi a venire.
È una questione di pari opportunità.
E in un Paese dove le disuguaglianze
aumentano e l’ascensore sociale, per
chi viene da famiglie più svantaggiate,
è fermo, la sfida delle pari opportunità
passa anche dalla matematica.
Questo tipo di competenze riduco-
no i divari di genere nel lavoro, dato
che sono particolarmente richieste
dal mercato, per uomini e donne nello
stesso modo. E le professioni che ri-
chiedono una formazione Stem sono
in grande crescita, circa il % delle
nuove occupazioni entro il , se-
condo le stime dello European centre
for the development of vocational trai-
ning. Se le competenze matematiche
si riveleranno sempre più importanti
nel mondo del lavoro digitale, danno
una marcia in più già oggi. Un recente
studio dell’Ocse evidenzia una forte
associazione tra salario orario e livelli
avanzati di competenze matemati-
che. Oltretutto è proprio nel mondo
del lavoro digitale che sembra esserci
in Italia una particolare valorizzazio-
ne delle competenze femminili. Se
praticamente in ogni settore dell’eco-
nomia, a parità di tipo di lavoro e com-
petenze, le donne guadagnano meno
degli uomini, in questo segmento, an-
che se ancora fortemente maschile, le
donne con competenze nell’ambito
dell’informatica e del digitale vengo-
no pagate di più.
Le valutazioni internazionali di-
mostrano quanto l’eccellenza in ma-
tematica possa essere il risultato di
volontà politica e strategie pedagogi-
che forti. Nello spazio di qualche de-
cennio la repubblica di Singapore è
passata da essere una economia de-
bole a uno dei più alti livelli di prospe-
rità, ed è oggi al primo posto nei risul-
tati Pisa di matematica, grazie a una
revisione radicale dei programmi
nelle scuole.
In Francia, in seguito a risultati
non soddisfacenti in matematica ai
di Ersilia Vaudo
test Pisa e Timss, nel la questione
è divenuta una urgenza politica e una
priorità nazionale. La motivazione sta
nel valore strategico della matemati-
ca: uno scarso rendimento in questo
campo può portare a una situazione
socialmente ed economicamente di-
sastrosa che, se non corretta, può pe-
sare fortemente sul futuro sviluppo
del Paese. E grande attenzione è stata
posta anche sugli effetti negativi che
l’esclusione della matematica ha sugli
studenti rispetto alla fiducia in sé
stessi e alla costruzione della propria
individualità.
Tra le raccomandazioni per una
revisione dell’insegnamento della
matematica fornite da Cédric Villani
e Charles Torossian al ministro del-
l’Educazione, ci sono l’introduzione
dalle elementari di metodi di appren-
dimento basati sul gioco e l’esperi-
mento, una formazione specifica di
sostegno per gli insegnanti elementa-
ri che non sono a loro agio con la ma-
tematica, una attenzione forte alle
problematiche di genere (per esem-
pio, gli stereotipi).
La matematica può sembrare diffi-
cile, ma l’adozione di pedagogie inno-
vative, la prossimità crescente tra
neuroscienza ed educazione, l’uso
delle possibilità di apprendimento di-
gitale e l’alleanza con genitori e inse-
gnanti, possono aiutare ad abbattere
quel muro dietro il quale vengono la-
sciati in troppi. Fino all’ultimo anno di
scuola secondaria, qualunque sia il
percorso scolastico scelto, continuia-
mo a imparare l’italiano e una lingua
straniera. È ugualmente importante
non lasciare indietro l’apprendimento
della matematica, linguaggio dell’uni-
verso e del mondo fisico che abbiamo
intorno. Un modo di pensare, un fat-
tore di stima in sé stessi e, in un mondo
in trasformazione, un «abilitatore di
futuro», la possibilità di essere a pro-
prio agio in quegli spazi dove si imma-
gina e si costruisce il domani. E se uno
studente o una studentessa si convin-
cono di non essere portati, come Paese
abbiamo un dovere: portarli noi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DONNE VITTORIOSE, CON AUDACIA E COMPETENZA
I
l Novecento è il secolo che ha
segnato l’affermazione delle
donne nelle professioni, nelle
arti, nella politica. Una crescita
graduale che si è accentuata
nella seconda parte del secolo
ed è proseguita nei primi vent’anni
di questo nuovo millennio. Ciò non
significa che si sia ottenuta una pa-
rità di base sufficiente a garantire
le stesse opportunità; è però evi-
dente che i passi compiuti sono
stati tanti e che ancora molti se ne
dovranno fare.
Alla documentazione e all’orgo-
glio di quanto già è stato fatto è dedi-
cato il libro Le vittoriose di Eliana Di
Caro, dall’eloquente sottotitolo
«Storie di donne tenaci». Sono
ritratti pubblicati sulla Domenica
del Sole Ore ora raccolti in questo
brillante volume per festeggiare l’
marzo e per offrire importanti testi-
monianze di donne che hanno rag-
giunto ragguardevoli traguardi sul
piano umano e professionale. Il libro
si apre con l’intervista alla ministra
dell’Interno Luciana Lamorgese e
prosegue con profili di donne da tut-
to il mondo, in un’ampia e illumi-
nante prospettiva internazionale. Se
ne ricavano informazioni assai utili
sia sulle tante iniziative in corso sia
sui risultati conseguiti in molti set-
tori della vita civile, economica e
culturale. Grande merito di Di Caro
è dare voce organica a queste prota-
goniste del nostro tempo, farle dia-
logare in un’ottica di reciproco ar-
ricchimento, nella consapevolezza
dei rilevanti passi svolti e di quelli da
compiere, per i quali occorrono ta-
lento, continuità e appunto «tena-
cia». Senza nessun vittimismo e au-
tocompiacimento.
Per Luciana Lamorgese «quello
che dovremmo fare noi donne, e non
solo, è porre l’accento sulla compe-
tenza e la professionalità delle per-
sone, uomo o donna non ha alcun
rilievo. Certo, laddove ci sono uomi-
ni a decidere, dovrebbero farlo sulla
base della qualità professionale e
dell’esperienza e quindi verificare
anche se ci sono delle donne. Certa-
mente ce ne sono tante, come in tutti
i Paesi europei». Dall’Europa e dal
mondo arrivano altri autorevoli
esempi, quali quello statunitense di
Anne-Marie Slaughter (direttrice
della Pianificazione politica del Di-
partimento di Stato nel duran-
te il primo mandato presidenziale di
Barack Obama) e scandinavo di Erna
Solberg, premier della Norvegia, che
afferma che nei Paesi nordici il pro-
blema «uomo/donna» è stato in
buona parte superato.
Modelli di coraggio civile, dal-
l’Asia alle Americhe, sono l’indiana
Bina Agarwal e l’argentina Taty Al-
meida. La prima, docente di Econo-
di Gino Ruozzi
mia dello sviluppo all’Università di
Manchester, attesta gli indubbi
cambiamenti avvenuti in India, sia
nell’evoluzione sociale sia nei pro-
gressi delle relazioni di genere. Ben-
ché continuino a sussistere episodi
feroci di violenza sulle donne, nel
complesso «da quando l’India è in-
dipendente, cioè dal , le cose so-
no molto cambiate. Oggi le ragazze
possono andare a scuola, al pari dei
ragazzi, non importa se vengono da
famiglie ricche o povere, conserva-
trici o meno: quasi tutti i genitori
fanno studiare i figli. Molte donne
non solo lavorano, ma possono sce-
gliere il tipo di lavoro. Quando mi
sono laureata le possibilità erano li-
mitate: insegnante, medico, che era
un buon approdo. Oggi ci sono gior-
naliste, imprenditrici, avvocatesse,
politiche».
Taty Almeida è una delle impavi-
de madri coraggio dell’Argentina,
che con audacia e fermezza hanno
denunciato la tragedia delle migliaia
di desaparecido delle dittature mili-
tari del Sudamerica. Donne risolute
e ardite che con la forza granitica
della solidarietà hanno sfidato il si-
lenzio e l’arroganza dei poteri na-
zionali e internazionali, chiedendo
per decenni senza tregua: «Dove so-
no i nostri figli?»
Le donne presentate da Di Caro
meriterebbero di entrare nelle “gal-
lerie di eroi” troppo spesso declinate
solo al maschile. Eroe ed eroine della
quotidianità che per le virtù persona-
li e la dedizione agli ideali diventano
bandiere di auspicabili cambiamenti.
Afferma l’economista egiziana Ne-
mat Shafik che le donne sono sempre
sotto esame: «Ma ho realizzato che
basta lavorare in modo umile, e bene,
ogni giorno. Alla fine chi è scettico
cambia idea su di te».
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DONNE
AL VERTICE
Su A passion for
fashion, il numero
speciale del
mensile How to
Spend it dedicato
alla moda
femminile in
edicola con Il Sole
24 Ore di venerdì
13 marzo,
l’intervista ad
Alessandra Gritti,
vicepresidente e
Ad di Tamburi
Investment
Partners
how to spend it speciale moda
MARZO^2020 MARZO^2020
L’autrice.
Ersilia Vaudo
è un’astrofisica.
Si è laureata
alla Sapienza
di Roma e dal
1991 lavora alla
European space
agency (Esa)
dove attualmente
ricopre l’incarico
di Chief diversity
officer.