Il Sole 24 Ore Sabato 7 Marzo 2020 7
Coronavirus Primo Piano
LA REAZIONE
Industria tedesca in salute prima del virus. A gennaio gli
ordini hanno registrato un balzo. Il dato non registra però
gli effetti negativi del coronavirus, presumibilmente forti
essendo la Cina primo partner commerciale di Berlino
(nella foto il ministro dell’Economia Peter Altmaier)
+5,5%
IL BOOM MENSILE DEGLI ORDINI IN GERMANIA
L’incremento è il più marcato da luglio 2014. Il consenso
degli analisti di Reuters si fermava all’1,4%
L’economia cinese riparte (piano)
Svolta. Nella settimana in cui il virus è diventato
emergenza globale, primi segnali di ripresa a Pechino
Le incognite. Qualcuno parla di numeri ritoccati,
ma il vero rischio è una recrudescenza dell’epidemia
Stefano Carrer
Proprio nella settimana in cui si è
materializzato lo spettro di una pan-
demia ed emergenza globale, la Cina
ha offerto chiari segnali di conteni-
mento del virus e di ripresa delle at-
tività economiche: dai dati sull’in-
quinamento atmosferico a quelli sul
traffico, dall’allentamento delle re-
strizioni regolamentari fino alle
vendite di immobili, gli indicatori
evidenziano in modo univoco - per
la prima volta in sei settimane - l’av-
vio di una svolta, favorita dalle pres-
sioni dall’alto per la riapertura delle
attività produttive e commerciali,
mentre le infezioni aumentano or-
mai meno che nel resto del mondo e
per la prima volta non ci sono stati
nuovi casi giornalieri nella stessa
provincia di Hubei (ad eccezione del
capoluogo Wuhan).
L’aspettativa di nuovi forti stimoli
all’economia ha contribuito a spin-
gere giovedì la Borsa cinese ai massi-
mi da due anni (prima di un ripiega-
mento nell’ultima sessione dell’otta-
va), portando il recente recupero a
circa il %. Per vari analisti comin-
cia a profilarsi uno scenario in cui dal
secondo trimestre la Cina riprenderà
a crescere a ritmi robusti, mentre
molte altre aree del mondo saranno
piombate a performance vicino o
sotto lo zero. Se pure oggi i dati ac-
corpati di gennaio e febbraio sul
commercio cinese mostreranno un
crollo, si rafforza la sensazione che il
peggio per la Cina possa essere pas-
sato, mentre altrove debba ancora
arrivare.
«La Cina sembra aver fatto pro-
gressi nel contenimento della diffu-
sione del coronavirus – osserva Ben
May, direttore della ricerca macro-
economica globale a Oxford Econo-
mics –. Il lento ritorno alla normalità
ci ha indotto a tagliare le stime di cre-
scita del primo trimestre al ,%. Ma
ci aspettiamo un rimbalzo verso una
sana crescita nel secondo trimestre».
Inoltre il terzo e quarto trimestre do-
vrebbero registrare una «robusta
crescita sequenziale», fino a centrare
un Pil annuale del +,%, stima
Oxford Economics, che prevede in-
vece per l’Eurozona una crescita zero
nel primo e nel secondo trimestre.
Rispetto a quanto si paventava
due-tre settimane fa, anche lo shock
cinese sulle catene di approvvigio-
namento globali appare meno pro-
nunciato: nel comparto elettronico,
ad esempio, Young Liu, presidente
del colosso manifatturiero Foxconn,
ha stimato un calo dei ricavi del %
nel trimestre in corso, ma pronosti-
cato un ritorno alla normalità entro
fine mese, in quanto la capacità è riu-
scita già a tornare al % dei (bassi)
livelli stagionali. Aziende come Essi-
lorLuxottica hanno reso noto che le
strutture produttive in Cina viaggia-
no ora al % della normale capacità.
«Dai dati giornalieri su fattori co-
me consumi “core”, ritorno delle
persone ai luoghi di lavoro, utilizzo
di materie prime e così via, nell’ulti-
ma settimana la ripresa è piuttosto
pronunciata, tra la diminuzione del
grado di allerta in molte province -
dice al telefono da Londra Alessia
Berardi, Deputy Head of Macroeco-
nomic Research del colosso dell’as-
set management Amundi -. Si può
stimare che al momento le attività
economiche si siano riprese al -
%, nel quadro degli incoraggia-
menti che arrivano dal governo».
Amundi è più ottimista di società
come Nomura, che avevano ipotiz-
zato una crescita zero del Pil del pri-
mo trimestre: «Il range che stimia-
mo è tra il + e il+,%, mentre nel-
l’intero il Pil dovrebbe attestar-
si nella fascia tra il e il ,%»,
afferma Berardi, secondo cui, inol-
tre, sul piano comparativo con altre
Borse il mercato azionario cinese ap-
pare tra i più interessanti per gli in-
vestitori: «Sarà importante capire fi-
no a che punto il governo cinese si
spingerà nelle manovre di stimolo
all’economia, finora abbastanza
contenute».
Una crescita del Pil del ,%, ag-
giunge, consentirebbe a Pechino di
centrare l’obiettivo posto nel di
un raddoppio del Pil (e del reddito
pro capite) entro dieci anni. La fissa-
zione dell’obiettivo ufficiale di cre-
scita per quest’anno avrebbe dovuto
esser annunciata questa settimana,
ma è slittato con il rinvio di un ap-
puntamento-chiave del Parlamento
ed è ora atteso intorno a metà aprile.
Restano, ovviamente, vari rischi
«downside» e qualche dubbio.
C’è chi fa notare come gli ultimi
dati sulla ripresa in corso potrebbero
essere in parte «abbelliti». Ben più
grave è un rischio che non si può
escludere: il ritorno alla normalità
potrebbe agevolare eventuali recru-
descenze dell’epidemia, a dispetto
delle severe misure di prevenzione.
Un pericolo che la leadership cinese
sembra voler correre, ora che le sue
rivendicate credenziali di efficienza
tecnocratica si sono incrinate.
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I
n Cina, dove il coronavirus ha
avuto origine, le borse hanno ri-
sposto all’epidemia molto meglio
che in Europa.
Sembra paradossale. Non man-
cano illazioni sull’intervento diret-
to di società finanziarie governative
a sostegno delle quotazioni. Anche
perché sono le azioni di tipo A, quel-
le acquistate soprattutto dagli inve-
stitori domestici, a tenere alta la
media delle performance di Shan-
ghai da inizio anno, con un saldo
che solo ieri è passato di poco in ne-
gativo (-,%). Le azioni B, invece,
le più aperte agli stranieri, sono in
rosso del %. Un ribasso comunque
contenuto, che fa sperare ai più otti-
misti un recupero dei parterre occi-
dentali, dove si sono scatenate le
vendite.
«Dal mercato non si possono
evincere elementi per decretare in-
terventi su qualche tipologia di
azioni - afferma Giacomo Calef, re-
sponsabile per l’Italia di Notz Stucki
-; di sicuro le autorità cinesi hanno
fornito stimoli monetari di varia
natura, sia iniettando liquidità nel
sistema, sia con finanziamenti a
breve termine per colmare le man-
canze di liquidità causate dal fermo
della produzione e così mantenere
bassi i fallimenti».
Con prestiti più facili non si ri-
schia di creare una bolla?
S&P dice che il tasso di fallimento
delle società potrebbe triplicare se
non vengono messe in atto le misu-
re promesse per alimentare la cre-
scita in modo strutturale, senza for-
zare la politica monetaria e fiscale.
La Banca del Popolo cinese sola-
mente nel primo giorno di esplo-
sione del coronavirus ha immesso
nel sistema . miliardi di Yuan,
quasi quanto la Bce stampa in un
anno. È questione di entità degli
interventi?
Parliamo anche di economie diver-
se: in Europa ci sono milioni di
persone, in Cina , miliardi. La di-
versità sta nella rapidità e nella si-
multaneità di diverse misure di
contenimento del problema, che
sembrano dare frutti. In Europa una
reazione tale è impensabile. In Cina
si studia un taglio delle tasse senza
timore di aumentare il deficit. Poi
bisognerà capire quale sarà l’impat-
to rispetto al Pil. Quando l’epidemia
era localizzata quasi esclusivamen-
te in Asia, le stime di crescita erano
state abbassate dal % al ,%. Ora
bisognerà riformulare le aspettati-
ve in base a ciò che succede in Euro-
pa e negli Stati Uniti.
Cosa può dedurre l’Europa dal-
l’esperienza cinese?
In Cina la politica monetaria, che ha
effetti di breve termine, e la politica
fiscale, che sostiene la crescita a più
lungo termine, sono sempre andate
di pari passo. Questa è la grande
differenza.
Il contenimento permette di ria-
prire i centri produttivi, anche se il
coronavirus non è un problema di
sola offerta, ma anche di domanda.
Il fatto che gli investitori sappiano
che le autorità monetarie e fiscali,
che hanno una testa sola, si muovo-
no di pari passo e rapidamente, dà
loro minori incertezze.
È possibile un effetto boome-
rang in Cina dal resto del mondo?
La storia di Starbucks è un esem-
pio: a fine gennaio avevano chiuso
il % dei punti vendita in Cina, a
inizio febbraio l’% e a oggi ne
hanno riaperti circa il %, sebbe-
ne con limitazioni orarie. Dunque,
la ripresa del fatturato cinese po-
trebbe mitigare un eventuale calo
di quello Usa. Naturalmente non è
semplice capire come evolverà la
situazione in Europa e in America.
È questione di tempi e anche di
settori. Quello del turismo o in ge-
nerale dei comparti ciclici soffrirà
più a lungo.
Quale può essere l’effetto sugli
altri mercati emergenti?
L’economia cinese è cresciuta an-
che nei consumi domestici. Vice-
versa, molti paesi emergenti non
possono contare su un’economia
diversificata tra industria, agricol-
tura e servizi e sono sensibili ai tassi
di interesse Usa, perché indebitati
in dollari. Con politiche espansive
possono fronteggiare la situazione.
Ma dipende anche dalla disponibili-
tà di un sistema sanitario pubblico
che possa assistere la popolazione.
—Ma.R.
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L’INTERVISTA
Giacomo Calef. Responsabile per l’Italia di Notz Stucki
«Il listino di Shanghai sostenuto
da misure monetarie e fiscali»
La differenza
con l’Occidente è nella
rapidità e simultaneità
degli interventi
Giacomo Calef
NOTZ STUCKI
Ripresa
delle attività.
Un impianto
a Pechino. Le
attività produt-
tive e commerciali
stanno
ripartendo, anche
su pressione
delle autorità
EPA
Andamento dell’indice Shanghai Composite
31/12/2019 06/03/
3050,12 3034,
2.
2.
2.
2.
3.
3.
2746,
3 febbraio 2020
Borsa in ripresa
La Borsa
ha recupe-
rato
le perdite
dell’ultimo
mese
e mezzo:
attesa
per nuovi
stimoli
COMMERCIO
L’epidemia
frena gli scambi
più dei dazi
di Trump
Più forte dei dazi di Trump: il
coronavirus si sta trasformando
in una formidabile barriera
commerciale, con un impatto
sugli scambi mondiali che supera
la spirale di ritorsioni che ha
avvolto Stati Uniti e Cina negli
ultimi due anni. L’epidemia
potrebbe costare al commercio
internazionale fino a
miliardi di dollari in un
trimestre, secondo i calcoli di
Euler Hermes. Le perdite tra
gennaio e marzo del ,
potrebbero risultare equivalenti
a un aumento medio dei dazi
globali dello ,%, con un
impatto comparabile a quello
generato dalle tariffe imposte nel
, sostiene la società di
assicurazione all’export. Euler
Hermes prevede una contrazione
del commercio globale del ,%
nel primo trimestre (nel dato
annualizzato) e di un ulteriore %
nel trimestre successivo. Un
accenno di ripresa si registrerà
solo nella seconda metà
dell’anno. Nel complesso, per il
, secondo Euler Hermes, la
crescita del commercio mondiale
si fermerà allo ,%. I Paesi più
colpiti saranno Hong Kong, Stati
Uniti, Giappone, Corea del Sud,
Italia, Francia, Regno Unito e
Germania. L’impatto
complessivo sull’economia
mondiale sarebbe tuttavia
limitato: il Pil salirebbe del ,%,
lo ,% in meno rispetto a quanto
previsto in precedenza da Euler
Hermes.
—R.Es.
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