Vanity Fair Italia 8 Aprile 2020

(Romina) #1

D.R.


8 APRILE 2020


STORIE


per le ospiti del dormitorio femminile che offre 12 posti
letto e accoglie le donne senza fissa dimora dalle 18.30
alle 8: «Le donne possono lasciare il dormitorio un po-
chino più tardi in quanto, essendo situato al piano in-
feriore della locanda, possono salire e fare colazione».
E poi c’è, appunto, la Locanda: una casa di accoglienza
h24 destinata a 18 uomini e donne (in stanze diverse)
che vivono una condizione di maggiore fragilità e han-
no bisogno di un sostegno diverso. «Qui ci prendiamo
carico degli ospiti a 360 gradi, offrendo supporto spiri-
tuale, medico, legale e psicologico, coinvolgendo anche
i servizi territoriali. L’ospite della locanda è, in genere,
una persona che magari è anche passata dal dormitorio
e nella quale vediamo delle potenzialità per venire fuo-
ri dalla condizione di povertà. Ci può essere la donna
vittima di violenza, come il giovane che ha avuto scon-
tri in famiglia, padri separati che non sono in grado di
pagare un affitto».
La casa – che per scelta di Padre Mario – vive di prov-
videnza grazie al contributo della Curia, alle donazioni
private e alle attività benefiche, ha un’organizzazione

nelle aziende di traslochi, o delle donne che lavorano
come badanti, Padre Mario ha velocemente pensato a
una soluzione per non lasciare in strada nessuno e al
contempo mettere tutti in sicurezza: «Non appena mi
sono reso conto della gravità della situazione la mia
prima preoccupazione è stata quella di tutelare i nostri
ospiti e rispettare la città che ci sostiene. Ancora prima
che il Governo decretasse il blocco totale, il 4 marzo
avevo già deciso e comunicato che da quel giorno non
sarebbe più stato possibile uscire dalla struttura, e che
gli unici spostamenti concessi sarebbero stati quelli tra
dormitori e locanda, che distano di circa 500 metri»,
racconta Padre Mario. Che nel suo tempestivo progetto
è stato per fortuna assistito dal caso: «proprio in quei
giorni due donne del dormitorio femminile avevano
trovato una diversa collocazione, e altre due ospiti bul-
gare, temendo un peggioramento della situazione – che
poi è avvenuto – hanno deciso di rientrare in patria.
Una volta liberato il dormitorio femminile ho avuto
l’idea: visto che non avrei potuto tenere sotto controllo
gli spostamenti degli ospiti del dormitorio maschile, li

molto funzionale di autogestione, perché Padre Ma-
rio crede fortemente nell’importanza del rispetto del-
le regole: «Tutte le attività, a cominciare dalle pulizie,
vengono svolte dagli ospiti con una grande attenzione
all’igiene e alla dignità dei luoghi. Gli stranieri obbliga-
toriamente vanno a scuola di italiano e devono prende-
re la licenza media; chi di mattina fa qualche lavoretto
o frequenta un corso di formazione professionale fre-
quenta la scuola serale».
Infine ci sono gli appartamenti, dove vivono circa nove
persone che hanno una libertà di movimento diversa
rispetto agli ospiti della locanda che devono attenersi a
orari stabiliti. «Si tratta di persone con un diverso gra-
do di autonomia che possono dare – a differenza degli
altri – anche un piccolo contributo per le spese, una
somma simbolica che ha lo scopo di educarli alla ge-
stione del denaro quando dovranno pensare a se stessi
in totale autonomia».
Questa apparente semplice routine, dietro la quale c’è
l’impegno costante di Padre Mario e dei volontari che
sostengono la missione, è stata interrotta dall’emergen-
za dell’epidemia che ha costretto il Paese alla quaran-
tena. Non potendo più ospitare in dormitorio persone
che di giorno escono dalla struttura per andare in cerca
di occupazione o per dedicarsi a lavoretti in campagna,

ho dirottati all’ex dormitorio femminile che, come dice-
vo, è collocato al piano inferiore della locanda. Dicia-
mo che siamo diventati una locanda un po’ più grande,
e abbiamo messo in sicurezza – e in quarantena – una
trentina di persone».
Da quel giorno anche la routine dell’organizzazione è
cambiata: «Le regole sono regole, e sono stato molto
chiaro con gli ospiti. Chi ha scelto di rimanere sa che
deve accettare senza deroghe le condizioni della qua-
rantena. In più, dal 4 marzo abbiamo stabilito cambi
delle lenzuola e degli asciugamani più frequenti, abbia-
mo dotato tutte le stanze di gel disinfettante, inasprito
le già severe regole igieniche e predisposto il distanzia-
mento anche a tavola».
E poiché non si sa per quanto tempo dovremo seguire
le restrizioni – ma sappiamo già che si andrà ben oltre il
3 di aprile – anche la Locanda si è attrezzata: «Ci siamo
procurati giochi da tavolo, abbiamo previsto attività
fisica per i ragazzi all’interno della struttura come cal-
cio e basket... Per il resto, siamo fiduciosi. In questi
giorni cominciano a scarseggiare frutta e verdura, ma i
nostri benefattori ci fanno arrivare la spesa. Se sai ap-
prezzare l’amore del prossimo, non ti manca niente».

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