La Stampa - 23.03.2020

(Elle) #1

Lo scudo “salva Usa” di Trump


Tremila dollari per famiglia


Il capo della Casa Bianca stanzia gli aiuti per la crisi: liquidità alle imprese


IL PRESIDENTE NEGA IL PERICOLO COVID-


Bolsonaro non chiude


il Brasile: “Influenza”


FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK


Chiamarlo bazooka sarebbe ri-
duttivo perché data la magni-
tudo, «sino a 4 mila miliardi di
dollari», assomiglia più a uno
scudo spaziale. È il piano «sal-
va-America», aggiornato a ie-
ri, con cui l’amministrazione
di Donald Trump risponde
all’emergenza coronavirus. A
illustrarne numeri e meccani-
smi è stato il segretario al Teso-
ro, Steve Mnuchin, nel corso
di un’intervista nel salotto tele-
visivo domenicale di Fox
News. «Il pacchetto consenti-
rà alla Federal Reserve di usa-
re l’imponente stanziamento


per consentire ad una larga ba-
se dell’economia americana di
affrontare i prossimi 90-
giorni», avverte il ministro in
merito al maxi-provvedimen-
to che prevede - appunto - lo
stanziamento di 4 mila miliar-
di di liquidità per le imprese.
Nell’ambito della manovra,
alle famiglie andranno media-
mente 3 mila dollari per i nu-
clei di quattro persone, attra-
verso un pagamento diretto in
un’unica soluzione, diretti ai
contribuenti. Misura questa
contenuta nel provvedimento
già in discussione al Congres-
so degli Stati Uniti, dove si la-
vora alacremente. Si tratta di

una corsa contro il tempo visto
che domani, alla riapertura
delle contrattazioni, l’attenzio-
ne di Wall Street sarà rivolta
agli aiuti di Stato. Per evitare
un nuovo tonfo degli indici, e
visto che venerdì ha chiuso se-
gnando la settimana peggiore
dal 2008, Washington deve in-
viare un segnale chiaro. Secon-
do Mnuchin, negli Usa la crisi
da coronavirus sembra uno
scenario da 10-12 settimane.
Pertanto, col pacchetto di mi-
sure in discussione a Capitol
Hill si può stabilizzare l’econo-
mia. «Ma - assicura - se sarà ne-
cessario si tornerà al Congres-
so». Sull’ipotesi recessione pro-

spettata nei giorni scorsi da di-
versi economisti, il titolare del
Tesoro ha affermato che si trat-
ta di una questione tecnica,
non rilevante. «Ma gli effetti
della crisi si vedranno nel pros-
simo trimestre».
Negli Usa i contagi hanno
superato quota 30 mila, se-
condo il sito della Johns Hop-
kins University. Gli Stati Uniti
restano il terzo Paese al mon-
do per numero di contagiati,
dietro Cina e Italia. Sono 377
le vittime: oltre la metà dei
contagiati sono nello Stato di
New York, che ha superato
quota 15 mila, con 114 morti.
Il governatore Andrew Cuo-

mo chiede al governo federa-
le di nazionalizzare gli sforzi
per acquisire forniture medi-
che, poiché «gli stati da soli
non possono gestire» l’emer-
genza. E ha chiesto anche a
esercito e protezione civile di
allestire ospedali temporanei
nella Grande Mela, la città
americana più colpita. Tra i si-
ti al vaglio c’è anche il Javits
Center, il centro fiere di Man-
hattan, dove si potrebbero
creare mille nuovi posti letto.
In aiuto della città arriva la
Food and drug administra-
tion (Fda), l’autorità america-
na preposta alla vigilanza sul-
la commercializzazione di ali-
menti e farmaci, che ha annun-
ciato di aver autorizzato un te-
st rapido che può individuare
il coronavirus in circa 45 minu-
ti. I nuovi tamponi saranno
spediti già da oggi. Da ieri sera
alle 20 locali, invece, sono scat-
tate le nuove misure restrittive
decise da Cuomo, che ha mes-
so New York «in pausa», ordi-
nando alle attività commercia-
li di lasciare a casa il 100% dei
lavoratori, ad eccezione del
personale essenziale. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un balcone di Roma che espone la bandiera dell’Italia, in questi giorni di difficile lotta contro il coronavirus

EMILIANO GUANELLA
SAN PAOLO


Mentre tutto il Sudamerica si
chiude e si mette in quarante-
na per combattere il coronavi-
rus, in Brasile il presidente
Jair Bolsonaro continua a mi-
nimizzare la portata dell’emer-
genza, arrivando anche a liti-
gare con quei governatori che
decidono misure drastiche.
Nella sua ultima conferenza
stampa si è lasciato scappare
una frase che ha adirato i suoi
compatrioti: «Sono sopravvis-


suto a una pugnalata in pan-
cia (durante la campagna elet-
torale), non sarà certo una gri-
pezinha, una tosse da quattro
soldi, a spaventarmi». Nono-
stante gli oltre 1.200 casi e
una ventina di morti tra Rio de
Janeiro e San Paolo, il gover-
no federale chiude solo oggi i
voli provenienti dall’Europa e
Asia, mentre non c’è nessuna
restrizione rispetto al resto
della regione e agli Stati Uniti.
Bolsonaro, lo ha ripetuto più
volte, non crede che il Co-

vid-19 rappresenti una minac-
cia per il sistema sanitario bra-
siliano ed è preoccupato piut-
tosto per le conseguenze eco-
nomiche. «Non si può fermare
tutto – ha detto – altrimenti
avremo nei prossimi mesi pro-
blemi ben più gravi di questa
influenza». Ha dovuto, questo
sì, sottoporsi a due tamponi
dopo che 25 partecipanti all’in-
contro in Florida con Donald
Trump sono risultati positivi.
Lui stesso ha detto di essere ne-
gativo al virus, ma si è rifiuta-
to di mostrare gli esami fatti.
Da una settimana, in migliaia
escono tutte le sere alle 20.
sul balcone di casa a protesta-
re contro di lui sbattendo pen-
tole e coperchi. Il negazioni-
smo del presidente cozza non
solo con il suo ministro della
salute Mandetta, secondo cui
l’emergenza durerà almeno

tre mesi, ma anche con le misu-
re prese a livello locale. A San
Paolo Joao Doria ha disposto
una quarantena rigida a par-
tire da martedì prossimo. Lo
stato più popoloso del Brasi-
le, 40 milioni di abitanti, at-
tualmente conta più di 500
contagiati con 15 morti ac-
certati. A Rio sono state
«chiuse» le spiagge, con le vo-
lanti della polizia a circolare
tra Copacabana e Ipanema.
Non si vuole ripetere le sce-
ne del fine settimana scorso,
con migliaia di persone a pren-
dere il sole a distanze ravvici-
nate. Il governatore carioca
Witzel ha anche disposto la
chiusura dei limiti statali per
gli autobus di lunga distanza,
ma da Brasilia Bolsonaro lo ha
subito redarguito. Il timore di
un collasso del sistema sanita-
rio è reale: in Brasile ci sono

circa 50.000 posti di terapia in-
tensiva divisi equamente tra
pubblico e privato ma a que-
st’ultimo accede solo un quin-
to della popolazione. Conside-
rando che più della metà di
questi sono attualmente occu-
pati, si prevede un punto di
collasso già a metà aprile. Pre-
occupa l’altissima densità abi-
tativa nelle favelas: il primo ca-
so di Covid19 si è registrato ie-
ri nella Cidade de Deus di Rio
de Janeiro, il quartiere che ha
ispirato il celebre film sulla
guerra tra clan e polizia. I bra-
siliani, già colpiti in passato da
piaghe come il dengue e zika,
si preparano con estrema diffi-
coltà ad affrontare questa nuo-
va minaccia. Ma tra i meno
preoccupati, paradossalmen-
te, sembra esserci proprio il lo-
ro presidente. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

EPA

WALTER RAUHE
BERLINO
Angela Merkel è in quarante-
na, la Germania non ancora.
Proprio nel giorno in cui il go-
verno di grande coalizione in-
sieme ai governatori dei 16
Länder hanno annunciato nuo-
ve restrizioni per contrastare
la rapida diffusione del virus
in Germania, la cancelliera si è
ritirata volontariamente a ca-
sa per una quarantena di 14
giorni. Un medico del policlini-
co Charitè che venerdì scorso
le aveva somministrato un vac-
cino anti-pneumococco è risul-
tato positivo al coronavirus.
Nei prossimi giorni, Merkel la-
vorerà dal suo appartamento
privato nel centro di Berlino e
si sottoporrà giornalmente ad
un test. L’annuncio è arrivato
poco dopo la conferenza stam-
pa nel corso della quale la can-
celliera cristiano-democratica
aveva annunciato un pacchet-
to di nuove misure varate dal
governo federale insieme a
quelli regionali nella lotta all’e-
pidemia.
Dopo una lunga e animata
discussione, cancelliera e go-
vernatori si sono accordati a fa-
vore di un divieto immediato
di contatti all’aperto fra grup-
pi superiori a due persone. «Il
pericolo maggiore non è costi-
tuito dall’uscire fuori casa, ma
da quella di entrare in stretto
contatto con altre persone»,
ha dichiarato Merkel. «I cittadi-
ni potranno dunque continua-
re a poter fare passeggiate nei
boschi, parchi e all’aperto a
condizione che non vengano
accompagnati da oltre una per-
sona. Solo famiglie e persone
che convivono nella stessa abi-
tazione potranno muoversi in
più di due persone». La Germa-
nia ha ordinato la chiusura im-
mediata di ristoranti, bar e caf-
fè che finora potevano restare
aperti ancora fino alle 18. A
chiudere definitivamente sa-
ranno anche parrucchieri, stu-
di di tatuaggio e centri estetici.
Le restrizioni varranno per al-
meno due settimane.
Contro un divieto totale del-
la libertà di movimento delle
persone si erano espresse ieri
12 delle 16 regioni tedesche
dissociatesi dal provvedimen-
to unilaterale del governo ba-
varese a favore del lockdown.
Anche senza ordini ufficiali la
maggioranza dei cittadini si at-
tiene alle regole di prevenzio-
ne consigliate dagli esperti e
dalla cancelliera. A preoccupa-
re le autorità sono però i festi-
ni privati organizzati a casa da
molti adolescenti. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

S

ono confinato a
casa mia da dieci
giorni. Non esco.
Il confinamento è
la solitudine che
diventa isolamen-
to. Non vedo nessuno. Guar-
do le persone passare sotto
la mia finestra. Vorrei dire lo-
ro che stanno commettendo
un grosso errore, che dovreb-
bero tornarsene a casa e
aspettare la fine dell’epide-
mia. Ma non lo faccio.
Sono in lutto per tutte le
persone che sono morte in
Italia. Non capisco come que-
sto Paese moderno e civile si
sia potuto far cogliere così di
sorpresa dal coronavirus.
I miei giorni trascorrono
lenti e silenziosi. Trovo una
certa dolcezza in questa len-
tezza. Mi rifiuto di guarda-
re la televisione. Ascolto le
notizie due volte al giorno
alla radio. Sono sempre più
preoccupato, ma non mi la-
scio scoraggiare. Ho proibi-
to ai miei figli di venire a tro-
varmi. Parliamo al telefo-
no. Il maggiore mi mette le
provviste davanti alla por-
ta. Mi lavo le mani non appe-
na tocco un oggetto. Sono
diventato ossessivo.

Al mattino, mi lavo, mi
vesto come se dovessi anda-
re a un appuntamento. Mi
faccio la barba tutti i gior-
ni. Soprattutto, non biso-
gna trascurarsi e dirsi «Pos-
so stare in pigiama» perché
lavoro a casa e nessuno mi
vede. No, lasciarsi andare è
l’inizio della depressione.
Sappiamo che il confina-
mento è uno stato partico-
lare che, se non è vissuto be-
ne, provoca una sorta di de-
pressione. E la depressione
è una malattia.

Chiamare gli amici
Chiamo i miei amici, soprat-
tutto gli anziani, che sono a
rischio. Ridiamo molto. L’u-
morismo fortunatamente è
lì per scacciare la paura. Pen-
so a quelli che non hanno
nulla, che vivono una solitu-
dine ancora più dura.
Da quando sono confina-
to a casa mia, penso al tem-
po che perdiamo, in tempi
normali, con le nostre agi-
tazioni quotidiane, alle ba-
nalità e alle apparenze che
ci governano. Abbiamo eli-
minato lo stress. Non ho
più fretta. Non guardo più
l’orologio. Non so più che

giorno sia. Fortunatamen-
te il mio telefono mostra il
giorno e la data. Un giorno
come un altro. Potrebbe es-
sere un lunedì. Non vedo al-
cuna differenza.
Ecco, il tempo per il mo-
mento, è un amico. La mia
agenda è chiusa. Tutto è sta-
to cancellato. Non serve più
a nulla. Lì sono racchiuse va-
rie sollecitazioni, spesso

non necessarie. Se non esco
di casa, se non incontro nes-
suno, mi proteggo dal virus.
Questa protezione l’accetto
senza protestare, soprattut-
to perché sono «una persona
a rischio». Se sfortunatamen-
te fossi contagiato, in ospe-
dale opereranno una selezio-
ne. E io sarò uno di quelli sa-
crificati. È la vita.
Il tempo ora vive con me.
È generoso e soprattutto
non mi turba. Scorre lenta-
mente e lo guardo passare

come se fosse in una clessi-
dra. È da me come un ospite
inaspettato che se ne sta qui
tranquillo senza che io sap-
pia per quanti giorni o setti-
mane resterà.
Ho sempre detto che il
tempo è nostro, non è un ele-
mento estraneo che viene
dal cielo o dalla foresta. Al
momento, il tempo ha il co-
lore del mio umore, vale a
dire che ricorda la saggezza
che ho mostrato da quando
ci è stato chiesto di confinar-
ci a casa. Lo accetto e so che
non ha senso protestare.

I libri messi da parte
Lì, i libri messi da parte mi
chiamano. Da quanto voglio
leggerli, ma per mancanza
di tempo, li ho messi sul mio
comodino. Ora mi tuffo ogni
giorno nel primo volume del-
le opere complete di Rober-
to Bolaño, poeta e romanzie-
re cileno, morto all’età di 50
anni nel 2003 (Editions de
l’Olivier).
Un capitale d’alta quali-
tà di libertà, audacia e im-
maginazione; una vita tra-
scorsa a scrivere la vita, va-
le a dire la poesia, a sogna-
re, a raccontare il Cile, il

Messico, gli amici, le can-
zoni senza senso.
Rileggo «Pedro Para-
mo», il romanzo del messi-
cano Juan Rulfo, che ha
tanto ispirato Garcia Mar-
quez per «Cent’anni di soli-
tudine», rileggo la nuova
traduzione in francese di
«Il nome della rosa» (edi-
zioni del 2012), mi diverto
con il piccolo libro di Erri
De Luca «Il peso della farfal-
la» e per finire la giornata,
ascolto Mahmoud Darwish
recitare alcune delle sue
poesie che un amico mi ave-
va registrato. Ho la pelle
d’oca. Mahmoud non c'è
più, ma tutta la sua poesia
ci invita a raggiungere la
sua anima, i suoi viaggi in
una valigia da un hotel
all’altro. Mahmoud ci man-
ca molto.

I film e l’appetito
Ci sono alcuni film classici
che non ho avuto il tempo di
guardare o di rivedere. Riem-
piono le mie ore di insonnia.
In questo momento mi incan-
tano i capolavori di Ernst Lu-
bitsch: «Il cielo può attende-
re», «Vogliamo vivere!», «Fra
le tue braccia», ecc.

Colgo l’occasione per sug-
gerire ai canali televisivi di
adattarsi alla nostra solitu-
dine e di programmare più
film di qualità, classici o
meno. Smettetela di fare
programmi sempre più vol-
gari, presumibilmente per
farci ridere.
Mi lavo le mani. Le rico-
pro con un gel idroalcolico.
Le strofino. Parlo con il vi-
rus e penso di ucciderlo an-
negandolo nel sapone.
Stando così segregato,
ho perso l’appetito. Man-
gio in qualsiasi momento
e non è mai un vero pasto.
Non mi piace mangiare da
solo. Non posso invitare
nessuno a tenermi compa-
gnia. Quindi ingoio un
pezzo di formaggio e pro-
vo a tornare alla mia scri-
vania.
Ho realizzato disegni per
l’occasione. Disegni in cui
il cuore è tenuto prigionie-
ro, in cui l’anima è sconvol-
ta. Ho scritto sotto ogni di-
segno frasi che riassumono
la mia vita quotidiana. Un
modo per testimoniare que-
sta strana era. —
Traduzione di Carla Reschia
© RIPRODUZIONE RISERVATA

TAHAR BEN JELLOUN

MAURO SCROBOGNA/LAPRESSE

Rido contro la paura, viaggio con Bolaño

Diario di un confinato che parla col virus

AFP

2 3

L’EMERGENZA CORONAVIRUS

Ho vietato ai miei figli
di venire. Parliamo
al telefono, mi lasciano
la spesa davanti a casa

L’OPINIONE


  1. Dj set su un tetto di Brooklyn, New York; 2.
    Un pastore della Chiesa Presbiteriana dice
    messa in streaming a Mobile, Alabama; 3. Car-
    telli all’inizio del ponte di Manhattan, New York


CAITLIN OCHS/ REUTERS

1

positivo il suo medico

Merkel si mette

in quarantena

Nuovi divieti

per i tedeschi

La cancelliera Merkel

16 LASTAMPALUNEDÌ23 MARZO 2020
PRIMO PIANO

Free download pdf