La Stampa - 23.03.2020

(Elle) #1
FRANCESCA LAI

L’allarme è partito soprattutto dalle scuole di periferia. Un pc o un ta-
blet per ogni bambino. E in fretta. Solo così gli alunni che hanno più
bisogno, i figli di tante famiglie immigrate soprattutto, potranno re-
stare in contatto con i propri insegnanti. Ma il decreto del governo
che stanzia risorse per dotare le scuole e lancia un bando prevede tem-
pi lunghissimi. Troppo lunghi, secondo presidi e insegnanti, mentre
invece la necessità di non lasciare indietro i ragazzi è impellente. Così
alcuni istituti si stanno organizzando con una raccolta fondi così da
ovviare al problema. Resta il fatto che, in attesa di capire quando si
tornerà a fare lezione tra i banchi, non tutti sono nelle condizioni di
portare avanti il proprio lavoro in queste settimane di sospensione:
tanti insegnanti che provano a fare lezione a distanza raccontano che
quando si apre lo schermo ci sono solo tre bambini connessi su 20. Co-
sì la lezione si trasforma in una chiacchierata sulla quarantena all’epo-
ca del virus.

La serrata decisa dal governo ferma il cuore produttivo del Piemonte: la
stima, comunque al ribasso perché potrebbero essere ancora di più, parla
di circa 160 mila aziende in Piemonte chiuse. Circa la metà, 71.228, sono
quelle del commercio al dettaglio, 33.451 dell’edilizia e 22.300 della risto-
razione, che però al momento può continuare a funzionare per le conse-
gne a domicilio. I due terzi delle attività della Regione si fermano, ma non
senza difficoltà. « Siamo d’accordo sulla necessità di limitare il contagio
ma il colpo che si infligge è talmente forte che il governo dovrà farsi carico
di mantenere in piedi il sistema produttivo», dice il presidente degli indu-
striali Dario Gallina. Aperto un tavolo con la prefettura per individuare le
fabbriche che potranno restare aperte anche perché hanno riconvertito la
produzione per far fronte all’emergenza sanitaria. «Le altre hanno impe-
gni con i clienti, li porteranno a termine e poi vedranno come si può rallen-
tare. Le aziende non si possono chiudere come un interruttore che spegne
la luce».Ma i sindacati annunciano battaglia.

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IL COMMENTO

SE L’ARTISTA


RISCOPRE


LA SUA UTILITÀ


LUISE— P. 36 MARTINENGO E ROSELLI — P.37

LE IMMAGINI

Torino dall’alto

si rivela

città spettrale

La cappella dell’ospedale Martini svuotata dei banchi e riempita di letti per ospitare i pazienti in attesa di tampone

PEGGIO — P. 34

I CONTROLLI

L’esercito svuota

le periferie

E crollano i reati

FAMÀ — P. 35

Il coronavirus avanza e inizia a colpi-
re i giovani oltre che gli anziani. Au-
menta il numero di quelli che non ce
l’hanno fatta: 45, ieri, il dato peggio-
re; 300 dall’inizio dell’epidemia. I
contagiati ora sono oltre 4.500. Au-
menta la saturazione delle terapie
intensive: 330 i posti letto occupati.
MONDO – P. 32

la lotta al coronavirus: ieri 45 morti in piemonte, la giornata più dura da quando è cominciata l’epidemia

Record di vittime e sempre più giovani

Si abbassa l’età di contagiati e ricoverati. La beffa delle forniture: dopo le proteste gara da 119 milioni per le mascherine

IL DOSSIER

Collasso sanità


In 10 anni tagliati


4 mila lavoratori


LA SCELTA DEL COMUNE

Senza transenne


Arriva lo stop


ai mercati rionali


BASILICI MENINI — P.35

I FRONTI DELL’EMERGENZA

GIPO DI NAPOLI

U


no dei tanti vantaggi della
“vita d’artista” è la quasi to-
tale mancanza di grandi re-
sponsabilità. Mi spiego: nessuno
ha mai passato troppi guai per un
film brutto, per un quadro venu-
to male e neppure per una canzo-
ne sbagliata, se non, talvolta, chi
quella canzone l’ha scritta. E non
è un privilegio da poco sapere
che alla fine della tua giornata,
nessuno pagherà per i tuoi even-
tuali errori. Anche per questo mi
sorprendo a ridere di me le volte
che mi lamento per le “fatiche”
che il mio lavoro impone. Sì, è ve-
ro, trascorrere ore, ore e ore su
un furgone è noioso. Così come
lo è aspettare di fare il
sound-check, aspettare di cena-
re, aspettare di esibirsi. Però, di-
ciamo la verità, la vita di un car-
diochirurgo è decisamente più
stressante. Insomma, appartenia-
mo all’Inutile.
Un inutile relativo, s’intende:
inutile rispetto a chi fa il medico o
l’infermiere, o a chi, in generale,
si assume la responsabilità dell’e-
sistenza degli altri. Eppure, pro-
prio in questi giorni, i flashmob,
le dirette streaming, le canzoni
sui social, gli artisti che si mobili-
tano, mi hanno fatto capire come
l’Arte – in senso ampissimo – co-
stituisca davvero, e non i termini
retorici, un “bene di prima neces-
sità”. Aiuta a sentirsi meno soli e
fare in modo che il tempo, infini-
to e squadernato che stiamo pas-
sando da soli in casa, assuma una
forma.
Così, per la prima volta, mi so-
no reso conto che il mio lavoro in
fondo serve a qualcosa.
Per carità, continuo a pensare
che ci siano professioni molto più
importanti della mia e che gli arti-
sti appartengano all’Inutile, ma
mai come oggi, di questo inutile
pare che non si riesca proprio a fa-
re a meno. In questo momento,
noi “artisti” assomigliamo un po’
all’orchestrina del Titanic: musi-
cisti che suonano in una situazio-
ne difficile. Consapevoli tuttavia
che questa volta, il nostro transa-
tlantico non affonderà. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Scuola ferma, famiglie senza pc

“Così gli studenti restano indietro”

La serrata chiude 160 mila aziende

e manda in affanno la logistica

BOTTERO E CATALANO — P.33

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I letti non bastano, anche le cappelle degli ospedali diventano reparti

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LUNEDÌ 23 MARZO 2020LASTAMPA 31

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