II Sole 24 Ore - 28.03.2020

(Romina) #1

22 Sabato 28 Marzo 2020 Il Sole 24 Ore


Commenti


CORPORATE GOVERNANCE


COME CONSENTIRE


AI CDA DI PRENDERE


DECISIONI MIGLIORI


L


a nuova edizione del Codice di corporate
governance (Cg) presenta diverse novità,

la più rilevante è l’introduzione di criteri


di proporzionalità per semplificare la Cg
delle società a proprietà concentrata o di

minori dimensioni. Questa novità ci ha
spinto a condividere le seguenti riflessioni.

Il criterio di proporzionalità incide sulle racco-


mandazioni relative alla composizione e al funzio-
namento del CdA e dei comitati. In particolare:

1


Il numero di consiglieri indipendenti in CdA: pari


ad almeno il % nelle società grandi, il % nelle
società grandi a proprietà concentrata,  consiglieri

per tutte le altre società;


2


Il cumulo degli incarichi dei consiglieri: il CdA
deve esprimersi sul numero massimo di incari-

chi solo nelle società grandi;


3


I comitati: nelle società piccole, il CdA può svol-
gere le funzioni dei comitati nomine, remunera-

zione e controllo & rischi, anche se non è composto


in maggioranza da consiglieri indipendenti (le pri-
me due anche nelle società a proprietà concentrata);

4


Le decisioni relative all’autovalutazione, al pia-


no di successione del Ceo e dei manager, al-
l’orientamento alla composizione del CdA all’atto

del rinnovo: il grado di formalizzazione e trasparen-


za è maggiore per le società grandi con proprietà
diffusa rispetto alle altre.

Questa novità incide significativamente sulla Cg


delle società quotate. Le regole di governance più
rigorose si applicherebbero infatti solo a poche deci-

ne di società grandi con azionariato diffuso. Le rac-


comandazioni rivolte alle società grandi con aziona-
riato concentrato sono meno stringenti, sulla base

dell’assunto implicito che una proprietà concentrata


possa favorire il perseguimento del successo soste-
nibile. Questo orientamento sembra ignorare che i

principali scandali societari verificatesi nel nostro


Paese hanno riguardato società quotate saldamente
controllate dall’azionista di riferimento.

Le raccomandazioni per le società piccole sono


meno stringenti. La richiesta di nominare due consi-
glieri indipendenti può pregiudicare la costituzione

dei comitati, che dovrebbero fornire proposte su
temi rilevanti e soggetti a potenziali conflitti di inte-

resse. Sebbene in alcuni casi la presenza di consi-


glieri indipendenti (e competenti) non abbia evitato
scandali o l’assunzione di rischi eccessivi, tali consi-

glieri sono ritenuti un pilastro della Cg. Inoltre, an-


che le società più piccole – caratterizzate da una mi-
nore adesione al codice e da una minore vigilanza da

parte degli investitori – possono presentare casi di


opportunismo da parte degli azionisti di controllo
(Mariella Burani e, più di recente, Bio-on).

L’introduzione del criterio di proporzionalità in-


tende favorire l’accesso alla quotazione delle società
piccole, attenuando alcuni requisiti e costi della Cg.

Se questo obiettivo è condivisibile, ci si deve chiede-


re se non poteva essere raggiunto utilizzando stru-
menti diversi. Le società che accedono alla Borsa –

e, a nostro avviso, anche quelle che non vi accedono



  • possono beneficiare di un CdA indipendente, com-
    petente e autorevole. Un CdA efficace aumenta la


probabilità che l’impresa possa perseguire un suc-


cesso sostenibile. Se un adeguato numero di consi-
glieri indipendenti, la creazione di comitati indipen-

denti, l’autovalutazione del consiglio, l’adozione di


piani di successione del top management sono stru-
menti che aumentano l’efficacia del CdA, perché non

raccomandarli a tutte le società quotate? Uno dei


pregi dei codici di governance è proprio la non-obbli-
gatoria delle raccomandazioni grazie al principio del

comply or explain. Il codice stabilisce le best practices


e prevede margini di flessibilità, le società possono
applicare le raccomandazioni o derogare ad alcune

motivandone le ragioni nella relazione sulla Cg.
L’applicazione del nuovo codice partirà nel ,

con le prime relazioni disponibili nel . Nel frat-


tempo, sarà interessante osservare le scelte delle
società quotate e la reazione degli investitori. A no-

stro parere, tutte le società quotate dovrebbero


adottare le migliori pratiche di corporate governance.
CdA efficaci – cioè composti da consiglieri motivati

e indipendenti, portatori di competenze ed espe-


rienze diverse, coinvolti in un dialogo aperto e co-
struttivo – prendono decisioni migliori e contribui-

scono maggiormente al raggiungimento del succes-


so sostenibile.


Alessandro Zattoni (Luiss Guido Carli), Amedeo Pugliese
(Università di Padova), Enzo De Angelis (Mercer).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Alessandro Zattoni, Amedeo Pugliese


e Enzo De Angelis


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PRIVACY E MEDICINA IN TEMPI DI EMERGENZA


I


ntere città isolate. Mercati finanziari
nel panico. Scaffali dei supermercati

vuoti. Ospedali a corto di letti. Il mon-


do oggi sta vivendo una realtà scono-
sciuta al di là dei periodi bellici. Im-

ponendo alle persone di isolarsi in
casa, i policymaker sperano di contra-

stare la diffusione del Covid-. Ma


l’isolamento o la creazione di moneta
non basteranno per fermare la pan-

demia e salvare le nostre economie.


L’intervento di salvataggio del-
l’economia da mila miliardi di dollari

adottato dagli Stati Uniti è un buon


esempio. Gli Usa hanno bisogno di
quel tipo di spesa pubblica, ma anche

di un intervento statale per alleviare


una crisi sanitaria sempre più grave.
Allo stato attuale molti elementi del

pacchetto sembrano andare in dire-


zioni sbagliate, alcuni in maniera cla-
morosa. Altri vanno dalla parte giusta,

ma sono frammentari.


Il problema è che diversi policymaker



  • incluso Donald Trump – sembrano


pensare che il lockdown potrà essere “ri-


lassato” già a Pasqua, figendo di ignorare
la minaccia rappresentata dal Covid-

non solo per gli anziani. Secondo il New


York Times, il % delle persone ricove-
rate per il coronavirus negli Stati Uniti

hanno tra  e  anni, il che lascia sup-


porre che le sollecitazioni a cui sono sot-
toposti i sistemi sanitari aumenteranno

ancora prima di allentarsi. La possibilità


di milioni di morti e di un’economia alla
paralisi giustifica un ampliamento si-

gnificativo del margine di manovra dei
governi. Quindi l’iniziativa del governo

andrebbe vista come una forma eccezio-


nale di assicurazione sistemica a breve
termine in difesa delle nostre vite e dei

nostri mezzi di sussistenza. Dato l’alto


valore che attribuiamo a entrambi, citta-
dini e governi dovrebbero prepararsi a

pagare quello che potrebbe sembrare un


“premio” estremamente alto.
L’assicurazione sistemica necessaria

richiede uno sforzo dei governi su quat-


tro fronti principali:
Riconversione dell’attuale capacità

produttiva dell’economia per ovviare


alle crescenti carenze di attrezzature e
servizi per affrontare la pandemia.

Sostegno alle aziende che non sono


coinvolte nella lotta alla crisi, in modo


che possano continuare a fornire beni e
servizi essenziali.

Garanzia che la popolazione disponga


dei mezzi sufficienti per l’acquisto di tali
beni e servizi.

Creazione di un meccanismo finan-


ziario per aiutare chi non è in grado di
ripagare un mutuo o adempiere ad altri

obblighi, mitigando rischi catastrofici


per il settore finanziario.
Tale assicurazione sistemica va ben

oltre le attuali proposte di investimenti


per migliaia di miliardi di dollari, gran
parte dei quali è destinata a policy che er-

roneamente interpretano la crisi come
una carenza di domanda aggregata o

frutto di uno shock dal lato dell’offerta.


Inoltre, ingenti somme vengono stan-
ziate per i salvataggi delle imprese senza

però vincolare quest’ultime a contribui-


re agli sforzi per contrastare la crisi sani-
taria e le sue ripercussioni economiche.

Così, mentre in tutto il mondo le au-


torità valutano l’ipotesi di grandi esborsi
per combattere l’emergenza , gli interro-

gativi più immediati che dobbiamo af-


frontare riguardano le politiche prese in
esame e la loro capacità di fornire un’as-

sicurazione sufficiente contro i rischi si-


stemici che si stanno moltiplicando. I cri-
teri sono chiari:

La spesa pubblica è sufficientemente


focalizzata sul superamento dell’emer-
genza sanitaria?

Il pacchetto di aiuti economici è ade-


guato a mantenere il benessere della
popolazione?

Partiamo dal secondo criterio. Le


iniezioni governative di liquidità, il co-
siddetto helicopter money, volte ad aiuta-

re la popolazione a mantenersi a galla


dovrebbero essere ricorrenti, anziché li-
mitarsi al paio di esborsi attualmente al

vaglio. Un’estensione delle indennità di


disoccupazione, unitamente all’esten-
sione dei requisiti di ammissibilità per

food stamp e trasferimenti simili, contri-
buirebbero anche a fornire i mezzi per

pagare beni e servizi essenziali.


Le politiche di stimolo all’occupa-
zione, come i tagli alle imposte sulle im-

prese o sui salari auspicati dai senatori


repubblicani, non contribuiranno certo


a combattere la pandemia e le sue ri-
percussioni sulla fornitura di beni e

servizi. Non ci si può basare su dipen-


denti malati o a rischio di diventarlo,
che rappresentano pertanto un perico-

lo per gli altri, per mantenere la produ-


zione di beni e servizi.
Ciò che è dolorosamente chiaro ades-

so è che siamo di fronte a una carenza di


offerta senza precedenti: attrezzature e
strutture mediche. Ed è altrettanto chia-

ro che le politiche in esame negli Stati


Uniti, perlopiù basate su una riconver-
sione volontaria della capacità produtti-

va esistente, sono insufficienti.


Riconvertire le fabbriche per produr-
re ventilatori per pazienti e dispositivi di

protezione individuale per il personale


medico richiede tempo. Tali misure,
quindi, vanno potenziate senza indugio.

Inoltre, tale riconversione richiede note-


voli esborsi finanziari, che sono difficili
da affrontare in un’economia al collasso.

Al fine di riconvertire la capacità esi-


stente, il governo dovrebbe condiziona-
re il sostegno a qualunque azienda pri-

vata a un impegno da parte dell’azienda
stessa a produrre apparecchiature es-

senziali (specificate da una commissio-


ne di esperti medici), facendosi carico dei
salari dei dipendenti. Per evitare specu-

lazioni, i prezzi delle forniture mediche


dovrebbero riflettere quelli del periodo
precedente all’emergenza.

Tale condizionalità non dovrebbe ap-


plicarsi solo alle imprese che producono
apparecchiature. L’approccio dell’assi-

curazione sistemica all’assegnazione dei


fondi dei contribuenti dovrebbe preve-
dere che le grandi imprese del settore dei

servizi, come le compagnie aeree o le ca-


tene alberghiere, ricevano gli aiuti solo se
disposte a riconvertire la loro capacità in

sostegno alla lotta contro la pandemia.


Anziché rimanere inattive in attesa che
la gente riprenda a viaggiare, le compa-

gnie aeree dovrebbero ricevere fondi per


adibire i loro aeromobili al trasporto di
forniture e attrezzature mediche o per

trasferire pazienti malati in luoghi dove


saranno curati. Allo stesso modo, le cate-
ne alberghiere andrebbero sostenute dal

governo solo se accettano di trasformare


di Barbara Carfagna


LA SALVEZZA DELL’ECONOMIA USA


VAL BENE UNA PARENTESI DIRIGISTA


I


n un futuro non troppo lontano


potremmo scegliere di inserire


un microchip sottocutaneo con i
dati di un archivio sanitario digi-

tale, vaccini inclusi, per poter


varcare di nuovo le frontiere in
tutta tranquillità. Lo scenario sem-

bra inverosimile ma non troppo se


Bill Gates sta già pensando a delle
capsule sottocutanee che documen-

tino chi è stato testato, chi è guarito


e, quando l’avremo, chi ha ricevuto
il vaccino contro il coronavirus. Cer-

tificati digitali biocompatibili su cui


sta lavorando il Mit di Boston con la
Rice University, da abbinare a

Id, un ambizioso progetto di


identità digitale su smartphone o
Rfid impiantabile.

Così come la paura dell’ Set-


tembre e degli attentati terroristici
ci ha condotto ad accettare di essere

scannerizzati in calzini e di sotto-


porci a controlli biometrici negli ae-


roporti, misure un tempo ritenute


improponibili, la pandemia Covid
potrebbe portarci ad accogliere for-

me di profilazione e tracciabilità in-


vasive. Stiamo per assistere ad una
battaglia tra diritto alla privacy e di-

ritto alla salute che non si fermerà al


dibattito di questi giorni per ottene-
re il consenso alle app di tracciabili-

tà digitale come in Corea del Sud,


Israele e Taiwan, né a chi avrà acces-
so ai dati, a quali dati (geolocalizza-

zione o sapere chi è infetto nel giro


dei  metri? Dal punto di vista eti-
co la differenza non è irrilevante) e

che uso ne farà.
L’approccio che vede contrappo-

sti in modo radicale diritto alla pri-


vacy e diritto alla salute è facile da
comunicare, ma errato e anche su-

perato. Se è nel potere dello Stato so-


spendere la nostra libertà di uscire di


casa e andare dove vogliamo al pun-


to di monitorarci con un drone, co-


me si potrebbe mai impedire di uti-
lizzare i metadati telefonici e di geo-

localizzazione?


La responsabilità di ognuno nei
confronti della società resta affidata

alla coscienza individuale anche con


la tracciabilità digitale, visto che non
abbiamo telecamere con riconosci-

mento facciale come in Asia e lo
smartphone si può lasciare a casa;

nessuno è neanche tenuto per legge


a possederne uno. «La privacy è un
diritto fondamentale, ma non mo-

dulare, non assoluto» afferma Ma-


riarosaria Taddeo, vicedirettrice del
digital Ethics Lab dell’Università di

Oxford. «Possiamo immaginare di


accettare temporaneamente
un’erosione di parte della nostra

privacy, se questa aiuta la salute


pubblica. L’importante è che misure


di Roman Frydman e Edmund S. Phelps


i propri alberghi in ospedali provvisori.
Oltre a riconvertire la capacità esi-

stente, l’assicurazione sistemica impli-


cherebbe che i dipendenti delle aziende
beneficiarie di aiuti continuino a ricevere

un salario adeguato, nonché l’impedi-
mento che i fondi possano essere utiliz-

zati per aumenti salariali ai dirigenti,


riacquisto di azioni proprie e dividendi.
Ciò che rende l’assicurazione siste-

mica una formula senza precedenti è che


essa richiede non solo spesa pubblica –
che può essere figurata come la parte li-

quida del premio – ma anche interventi


governativi su vasta scala su come le no-
stre economie producono e distribui-

scono beni e servizi. Questo passo verso


l’intervento statale è molto più ampio di
quanto lo sia mai stata la mobilitazione

per la Seconda guerra mondiale, un pa-


rallelo che viene spesso evocato.
Ma una simile riorganizzazione del-

le nostre economie implica ben altro


che difficoltà di tipo operativo, soprat-
tutto negli Stati Uniti, dove da sempre

l’intervento diretto dello Stato nelle at-


tività produttive è fortemente limitato.
Sebbene l’intervento dei governi nelle

economie moderne assuma molteplici


forme, alcune idee radicate sull’equili-
brio tra Stato e mercato stanno ostaco-

lando perfino adesso una risposta ade-


guata a questa crisi.
Il presidente Donald Trump e i policy-

maker statunitensi hanno finora favorito


misure frammentarie, soprattutto
quando si parla di un’azione orientativa

e, di fatto, riorganizzativa nei confronti
del settore privato da parte dello Stato. La

loro innata convinzione della superiorità


del mercato e delle iniziative private, a
prescindere dalle circostanze, li porta a

ritrarsi di fronte all’entità dell’intervento


governativo necessario per salvare le no-
stre vite e i nostri mezzi di sussistenza.

Certe convinzioni circa il ruolo dello


Stato non devono diventare un ostacolo
alla mitigazione dei gravi rischi sistemici

che siamo chiamati ad affrontare. Pur-


troppo, i precedenti nella lotta a un’altra
minaccia esistenziale come il cambia-

mento climatico, non fanno ben sperare.


(Traduzione di Federica Frasca)


© PROJECT SYNDICATE 2020

che vengono prese in condizioni


straordinarie non diventino poi


strutturali una volta superata
l’emergenza. È necessario inoltre

che l’accesso ai dati sulla tracciabili-


tà non sia aperto ma consentito solo
a chi provvede a mitigare il rischio di

diffusione del virus».


Benché la nostra Costituzione sia
datata, la gestione di queste app, co-

me le piattaforme di e-learning e


smart working già ampiamente uti-
lizzate in altri Paesi, non cadono nel

vuoto legislativo. «Il Gdpr, Regola-


mento europeo per la protezione dei
dati personali, offre una guida al-

l’uso delle informazioni per ragioni


di salute pubblica che vale anche in
questo contesto di emergenza» pro-

segue Taddeo. «L’importante è che


ci sia una regolamentazione chiara
dell’uso di questi dati, per impedire

che provvedimenti presi in emer-


genza non generino in futuro più


problemi di quanti ne possano risol-


vere nell’immediato».
Anche se i parlamentari con com-

petenze digitali si contano sulle dita


della mano, sta alle Camere vigilare
su questo tema. Lo Stato deve far

sentire tutta la sua forza in questa


fase anche per progettare garanzie
adeguate e norme precise per la fine

dell’emergenza. Sarà allora, infatti,


nei limiti posti alla sorveglianza di
massa oggi possibile più che in

qualsiasi altra epoca passata, che si


vedrà la differenza tra Paesi demo-
cratici e governi autoritari. Bisogna

decidere ora che società vogliamo
essere: l’Occidente può riscoprire

cooperazione e valori comuni o


aprire il varco a nuove forme di au-
toritarismi digitali.

Autore di Codice: la vita è digitale (Rai )


© RIPRODUZIONE RISERVATA

IN CIRCOSTANZE


ECCEZIONALI


COME QUESTE,


LE CONVINZIONI


ACQUISITE NON


SIANO OSTACOLI


Roman Frydman.


Professore


di economia
alla New York

University,
è il co-autore

di Imperfect


Knowledge
Economics

e Beyond


Mechanical
Markets

(Princeton


University Press)


Edmund S.


Phelps.
Premio Nobel

per l’economia


nel 2006,
è il direttore

del Center


on Capitalism
and Society

presso


la Columbia
University

e l’autore di


Rewarding Work
(Premiare

il lavoro, Laterza
2006)
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