La Stampa - 28.03.2020

(Ben Green) #1
BAMAKO

MALI

Parigi guida

la lotta contro

lo Stato islamico

nel Sahel

L


a lotta al jihadismo,
coordinata da Parigi
nel Sahel, non si arre-
sta in questi tempi di co-
ronavirus. Anzi, ieri lo
Stato maggiore dell’esercito
francese ha annunciato che, du-
rante il mese di marzo, una vasta
operazione militare («di dimen-
sioni inedite») è stata condotta
contro diversi gruppi del terrori-
smo islamico.

Ha coinvolto 5mila soldati, di
cui 1700 francesi, attivi nell’am-
bito del piano Barkhane, una pre-
senza fissa dell’esercito di Parigi
nel Sahel dal 2014, per combatte-
re il jihadismo. E, come sottoli-
neato dallo Stato maggiore, «ha
permesso di eliminare un gran
numero di terroristi».

L’epicentro nel deserto
Si tratterebbe soprattutto di espo-
nenti dello Stato islamico del gran-
de Sahara. L’operazione (nome in
codice, Monclar) si è concentrata
nell’area desertica delle tre frontie-
re, ai limiti di Mali, Niger e Burkina
Faso. E in effetti vi hanno partecipa-
to anche 1500 soldati del Niger e al-
tri 1500 del G5 Sahel, una forza con-
giunta di Mauritania, Mali, Burki-
na Faso, Ciad e ancora Niger.
Con i francesi di Barkhane hanno
raggiunto «un livello di cooperazio-
ne inedito», sottolineano a Parigi
(proprio il mancato coordinamen-
to tra tutte queste forze è stato sem-
pre considerato la principale ragio-
ne del parziale insuccesso di Bar-
khane). Monclar ha avuto luogo

dal 3 al 23 marzo e ha permesso di
sopprimere «varie decine di terrori-
sti», secondo fonti vicine all’eserci-
to francese. E anche, come sottoli-
neato dallo Stato maggiore, «di di-
struggere o sequestrare numerose
risorse militari», comprese 80 mo-
to, armi, munizioni e materiale ne-
cessario a confezionare esplosivi.
Negli ultimi tempi la situazione
nel Sahel stava degenerando e so-
prattutto nell’area delle tre frontie-
re (la regione del Liptako sul lato
del Niger e il Gourma su quello del
Mali), ormai una terra senza padro-
ni, se non i jihadisti. Nel 2019 il ter-
rorismo islamico (che certe volte si
somma alle tensioni fra diverse co-
munità etniche) ha fatto, secondo
l’Onu, oltre 4mila morti, cinque vol-
te di più che nel 2016.
Barkhane è di recente passato da
4500 a 5100 militari. E lo scorso 13
gennaio a Pau, nel Sud della Fran-
cia, si erano incontrati Emmanul
Macron e i suoi omologhi del G5 Sa-
hel per rilanciare l’attività anti-jiha-
dista proprio nella zona delle tre
frontiere. —
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SKOPJE

NORD MACEDONIA


La Nato accoglie

il trentesimo

membro

dell’Alleanza

LONDRA

GRAN BRETAGNA

Rubate le armi

di James Bond

Furto da

100mila sterline

TRIPOLI

LIBIA

Nessuna tregua

Serraj-Haftar

Decine di morti,

centinaia di feriti

L


a Macedonia del Nord è
da ieri ufficialmente il
30° membro della Nato.
Da lunedì prossimo la
bandiera del «sole della
libertà» giallo in campo rosso sven-
tolerà per la prima volta con le al-
tre 29 di fronte al quartier genera-
le dell’Alleanza a Bruxelles. Lo ha
comunicato il Segretario generale
Jens Stoltenberg: «La Macedonia
del Nord fa ora parte della famiglia

della Nato, una famiglia di trenta
nazioni e quasi un miliardo di per-
sone. Una famiglia basata sulla cer-
tezza che, indipendentemente dal-
le sfide che affrontiamo, siamo tut-
ti più forti e più sicuri insieme».
Stesso entusiasmo quello del segre-
tario di Stato usa Mike Pompeo
che scrive su Twitter: «Oggi diamo
il benvenuto a Skopje nella Nato e
celebriamo il loro impegno per l’Al-
leanza Nord Atlantica».
Le aspirazioni di Skopje di ade-
rire all’alleanza andavano avanti
da quasi trent’anni. Quattro gior-
ni fa un altro segnale politico a
lungo atteso aveva riacceso le
speranze europeiste del Paese
balcanico, nel tentativo di allon-
tanarlo dalle sirene russe e cine-
si: l’Unione europea aveva supe-
rato le ultime resistenze interne
e aveva avviato i negoziati d'ade-
sione con Tirana e Skopje.

Trent’anni di tentativi
I tentativi di Skopje di aderire alla
Nato sono stati respinti più volte a
causa della disputa internazionale
con la Grecia, membro dell’Allean-

za, sul nome del Paese balcanico. A
giugno 2018 Atene e Skopje han-
no firmato un accordo sul nuovo
nome costituzionale della Macedo-
nia, ponendo fine alla lunga con-
troversia. Prima dell’intesa il no-
me sancito nella costituzione era
Repubblica di Macedonia, ma se-
condo i greci rifletteva la politica
di irredentismo e creava confusio-
ne con la vicina repubblica greca.
L’accordo ha ribattezzato così il
Paese balcanico con il nome Re-
pubblica della Macedonia del
Nord, mettendo fine al conflitto
con Atene e, soprattutto, aprendo
la porta dell’ingresso nella Nato e
nell’Unione Europea.
Gli alleati della Nato avevano fir-
mato il protocollo di adesione del
Paese nel febbraio 2019, e successi-
vamente tutti i 29 parlamenti na-
zionali hanno votato per ratificare
l’adesione. Ieri Skopje ha deposita-
to gli strumenti di adesione al Trat-
tato dell'Atlantico del Nord a Wa-
shington. «La strada è stata lunga,
ma i vostri sforzi hanno pagato» ha
detto Stoltenberg. —
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C

hissà se erano a cono-
scenza del valore econo-
mico e storico, dal pun-
to di vista cinematogra-
fico, delle pistole che
hanno rubato, svaligiando una ca-
sa di Londra, i ladri che si sono im-
possessati di ben cinque armi che
sono state usate in diversi film del-
la saga dell'agente segreto più fa-
moso del mondo: James Bond.
Il clamoroso furto, stimato del va-

lore di oltre 100mila sterline, è avve-
nuto in una proprietà nel quartiere
di Enfiel, nel nord della capitale bri-
tannica, conosciuto per essere quel-
lo in cui è nata la cantautrice Amy
Winehouse. Il colpo è stato portato
a termine lunedì scorso quando i la-
dri si sono introdotti nell'abitazione
dal retro per poi fuggire prima
dell'arrivo degli agenti che erano sta-
ti chiamati dai vicini insospettiti dai
rumori che arrivavano dall'apparta-
mento. I vicini hanno poi racconta-
to di aver visto tre uomini bianchi
con accento dell'Europa dell'Est fug-
gire a bordo di un'automobile grigia
parcheggiata lì vicino.
Dalla collezione privata sono stati
portati via una 44 Magnum Smith &
Wesson usata in "Vivi e lascia morire"
del 1973 e una una Walther PPK, usa-
te in "Agente 007 - Bersaglio mobile"
del 1985, rispettivamente la prima e
la settima (e ultima) delle pellicole in
cui l'agente segreto britannico è inter-
pretato da Roger Moore, il terzo de-
gli storici James Bond di cui il primo,
e storico, è stato l'indimenticabile
Sean Connery. Sono state poi porta-
te via una Beretta 84 FS "Cheetah",

una Beretta Tomcat 3032, una Lla-
ma calibro 22 provenienti dal set di
"La morte può attendere", in cui è in-
vece Pierce Brosnan ad interpreta il
ruolo (per la quarta ed ultima volta)
dell'agente con licenza di uccidere.
L'ispettore Paul Ridley, che sta
indagando sul caso, ha spiegato
che si tratta di armi "molto partico-
lari, insostituibili e certamente
ben note al pubblico" di James
Bond. Sicuramente il pezzo più
particolare della prestigiosa colle-
zione privata era la 44 Magnum
Smith & Wesson, un "pezzo unico
al mondo interamente rifinito in
cromo, con canna da sei pollici e
mezzo e impugnatura in legno".
Il nuovo film della saga di James
Bond, No Time to Die, la venticinque-
sima pellicola che narra le avventure
dell'agente segreto, interpretata que-
sta volta da Daniel Craig (alla quinta
e ultima apparizione nella serie),
avrebbe dovuto esordire nei cinema
britannici il prossimo 2 aprile, ma l'u-
scita è stata posticipata al 25 novem-
bre a causa della pandemia di coro-
navirus in corso nel pianeta. —
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7N

LA GIORNATA

IN SETTE NOTIZIE

A

poco sono serviti gli ap-
pelli a una “tregua per il
coronavirus”, le richie-
ste pressanti delle Nazio-
ni Unite, dello stesso se-
gretario generale Antonio Guterres.
In Libia si continua a combattere
e il bilancio degli ultimi due giorni è
di nuovo altissimo, con decine di
morti e centinaia di feriti. Sono sta-
te le milizie fedeli al premier Fayez
al-Serraj a lanciare, giovedì, un pri-
mo massiccio attacco a sorpresa a
Ovest di Tripoli, con l’obiettivo di ri-
conquistare la base di Wittia e slog-
giare le forze del maresciallo Khali-
fa Haftar dalle vie di collegamento
fra la capitale e il confine con la Tu-
nisia. La spedizione si è però trasfor-
mata in un disastro e il maresciallo
ha scatenato la controffensiva. Al-
cune località vicino alla frontiera so-
no finite sotto il suo controllo, men-
tre l’aviazione ha colpito i quartieri
meridionali di Tripoli.

Un bilancio devastante
La controffensiva è continuata ieri
e il bilancio per gli uomini di Al-Ser-
raj è devastante. Soltanto nel sob-
borgo di Salahuddin sono morti sot-
to i raid 15 combattenti e una set-
tantina sono rimasti feriti. La mag-
gior parte delle vittime, secondo
fonti vicine al maresciallo, sarebbe-
ro miliziani della divisione Sultan
Murad, una formazione siriana al-
leata della Turchia e attiva nel Nord
della Siria, che è stata in parte tra-
sferita in Libia negli ultimi tre mesi.
Sono combattenti esperti e induriti
ma si sono ritrovati nel punto più fe-
roce della battaglia, detto il “fronte
dei massacri”. Senza l’appoggio di
droni e consiglieri turchi, e dei mili-
ziani siriani, quel fronte sarebbe
probabilmente già crollato. Ma
adesso torna a vacillare e nella bufe-
ra è finito lo stesso Al-Serraj.
Ieri il premier si è preso “la piena
responsabilità” della fallita offensi-
va sulla base di Mittia, che ha finito
per indebolire gli altri settori e ha
esposto di nuovo la capitale alla mi-
naccia di Haftar. L’operazione era
stata battezzata, con una certa enfa-
si, “Tempesta per la pace” perché
doveva infliggere un colpo decisivo
al nemico. Invece si è conclusa con
la perdita di due importanti località
al confine tunisino, Zuwara e Raj Ej-
dar. Questo significa che il mare-
sciallo è vicino all’obiettivo di sigil-
lare da tutti i lati Tripoli, per poi far-
la cadere. L’epidemia del coronavi-
rus e la nuova missione navale euro-
pea giocano a suo favore, perché
hanno di fatto bloccato l’arrivo de-
gli aiuti dalla Turchia, mentre il
ponte aereo di gennaio e febbraio
dagli Emirati ha riempito i suoi arse-
nali: oltre cento voli di Ilyushin
Il-76 con in totale 6 mila tonnellate
di armi. Ieri Haftar ha gettato nuo-
ve forze anche a Est di Tripoli, verso
Abu Ghrein e Misurata, e ha conti-
nuato ad avanzare. —
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GIORDANO STABILE

MILANO

ITALIA

La nomina

era legittima

Cadono le accuse

per Fontana

BRINDISI

ITALIA

In cella il latitante


trovato nella


villa lussuosa


con la famiglia


N


ei giorni dell’emergen-
za coronavirus che lo ve-
dono impegnato in pri-
ma linea, è arrivata l’ar-
chiviazione dell’inchie-
sta su Attilio Fontana. Il governatore
lombardo era accusato di abuso d’uf-
ficio in uno dei filoni nati dalla maxi
operazione “Mensa dei poveri” sul si-
stema di tangenti, appalti e nomine
pilotate che ha travolto la politica
lombarda. Al centro dello stralcio c’e-

ra la nomina di Luca Marsico, avvoca-
to ed ex socio dello studio del gover-
natore, nel Nucleo di valutazione de-
gli investimenti della Regione. Una
nomina «politicamente orientata»
che, per i pm Silvia Bonardi, Luigi
Furno e Adriano Scudieri, non costi-
tuisce reato. Per questo, dopo un an-
no di indagine e una complessa con-
sulenza tecnica, la settimana scorsa
la procura aveva avanzato richiesta
di archiviazione.
Sotto la lente degli investigatori
era finito un avviso di gara del lu-
glio 2018. Il giorno prima che la Re-
gione Lombardia diramasse l’avvi-
so pubblico per aprire le candidatu-
re al nascente «Nucleo valutazione
investimenti», il presidente Fonta-
na chiese a una componente del
proprio staff di chiamare il suo ex
socio e consigliere regionale forzi-
sta non rieletto, Luca Marsico, e di
invitarlo a presentare la candidatu-
ra, probabilmente avendo già deci-
so a priori di incaricare lui tra i 10
componenti dell’organismo. In bal-
lo c’era una consulenza da 11.
euro l’anno, cui si aggiungeva un
gettone di 185 euro a seduta.

A difendere la sua decisione era
stato lo stesso Fontana che, interro-
gato dai pm, aveva rivendicato la
possibilità di scelta nell’ambito del-
la legittima discrezionalità dell’agi-
re amministrativo, spiegando che
la sua volontà era quella di non per-
dere le competenze maturate da
Marsico nel corso della legislatura.
«Se avessi avuto il sospetto che la
mia partecipazione alla delibera
non fosse legittima mi sarei astenu-
to»: aveva detto a verbale il gover-
natore. Per escludere che la decisio-
ne del governatore fosse penalmen-
te rilevante la procura ha anche di-
sposto una complessa consulenza
tecnica, al termine della quale ha
avanzato richiesta di archiviazio-
ne. Soddisfazione è stata espressa
dal legale del presidente lombardo,
l'avvocato Jacopo Pensa: «Sono lie-
to che la vicenda giudiziaria abbia
avuto questo buon esito con l'acco-
glimento dell'archiviazione, in par-
ticolare in questo periodo in cui
Fontana è impegnato nella gestio-
ne della terribile emergenza coro-
navirus». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’

hanno trovato dopo più
di tre mesi, in una villa
sfarzosa immersa nelle
campagne pugliesi, do-
tata di tutti i comfort. Il
latitante brindisino Giancarlo Mati-
checchia era lì con la sua convivente
e i figli minori. La famiglia aveva tro-
vato ospitalità da una cara amica
della donna, ora denunciata per fa-
voreggiamento. I carabinieri sono
arrivati a lui seguendo la proprieta-

ria di quell’immobile, tra le provin-
ce di Taranto e Brindisi. Per essere
vedova e sola, troppo sospette quel-
le frequenti e abbondanti spese setti-
manali. Così come l’immondizia,
non riconducibile ad una sola perso-
na. «Per catturarlo -spiega il coman-
dante dei carabinieri di Francavilla
Fontana, Gianluca Cipolletta- abbia-
mo stretto su tutti i suoi contatti con
indagini serrate e tradizionali, an-
che con appostamenti per alcuni
giorni di seguito. Aveva interrotto
ogni rapporto telefonico con amici,
familiari e fiancheggiatori. Poi, os-
servando lo stile di vita di questa
donna, sua conoscente, ci siamo in-
sospettiti e siamo arrivati a localiz-
zarlo. Vuoi o non vuoi anche un lati-
tante deve mangiare».
Sul cinquantenne pendevano
due ordini di cattura: uno per lati-
tanza, l’altro per evasione dalla
comunità dove stava scontando i
domiciliari per associazione a de-
linquere finalizzata al traffico di
stupefacenti e detenzione illegale
di armi. Per i carabinieri «un sog-
getto scaltro e molto pericoloso»
che, più di una volta, era riuscito a

scappare. In passato, è stato an-
che protagonista di conflitti a fuo-
co sia con altri criminali che con le
forze dell’ordine.
Non è escluso che, dalla fuga in
poi, abbia cambiato varie residen-
ze per depistare le ricerche, stabi-
lendosi solo successivamente nel
seminterrato della villa. «Una lati-
tanza d’oro»: così l’hanno definita i
militari, dal momento che godeva
di ogni comodità. L’abitazione di
pregio, inoltre, era interamente cir-
condata da telecamere di sorve-
glianza. L’irruzione dei carabinieri
all’alba, con un elicottero e quaran-
ta militari, tra i quali i Cacciatori di
Puglia, specializzati per catture di
latitanti e addestrati a inseguimen-
ti nei boschi. «Conoscendo i suoi
precedenti, abbiamo preso ogni
precauzione possibile per evitare
che potesse sfuggirci». L’uomo non
ha opposto resistenza. In casa sono
stati trovati documenti falsi, parruc-
che, schede, strumenti per lo scas-
so e per eludere i controlli informa-
tici. Adesso Matichecchia è rinchiu-
so nel carcere di Taranto. —
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La parola del giorno

indulgenza plenaria


La cancellazione delle pene per i peccati già confessati

L’indulgenza è la totale o parziale cancel-
lazione delle pene temporali dovute per i
peccati già perdonati attraverso la Con-
fessione. Quelle pene — se non rimesse —
verrebbero scontate nel Purgatorio. Se-
condo la dottrina della Chiesa cattolica, il

peccato grave ha una duplice conseguen-
za: la privazione della comunione con il Si-
gnore (pena eterna, l’inferno) e l’attacca-
mento malsano alle creature (pena tem-
porale da scontare in purgatorio).
Al peccatore pentito Dio, attraverso
la confessione, dona il perdono dei pec-

cati e la remissione della pena eterna.
Con l’indulgenza la misericordia divi-
na condona anche la pena temporale.
Per ottenerla bisogna pentirsi, ripudia-
re il peccato e confessarsi. L’indulgen-
za plenaria è concessa in occasione
straordinarie. —

VALERIA D’AUTILIA

La frase "Out Bolsonaro" e le parole "Co-
ward, Facist, Ignorant, Genocidal, Worm,
Criminal" sono proiettate su un edificio di
San Paolo per protestare contro le azioni e
i discorsi del presidente brasiliano Jair Bol-
sonaro sulla pandemia del coronavirus
che è scoppiata nello stato sudamericano.
Il presidente ha attaccato, nelle ultime
ore, la linea allarmistica, spiegando che
«molti virus hanno ucciso ben più di que-
sto, senza suscitare nessun clamore».
I morti in Brasile sarebbero saliti a 57, i
contagi a 2.433. Sono numeri senz’altro
sottostimati. Il Paese ha una estensione
geografica pari a 27 volte quella dell’Italia
e la capillarità dei controlli, è una chimera.
Lo è per molti Paesi europei, per il Brasile
ancora di più.
Bolsonaro ritiene che il sistema economi-
co del Paese non possa essere messo in
quarantena, le priorità sono altre, quelle
produttive.

REUTERS/AMANDA PEROBELLI

DOMENICO AGASSO JR

LEONARDO MARTINELLI

MONICA PEROSINO

MONICA SERRA

SAN PAOLO

BRASILE

L’appello sui muri

contro Bolsonaro

che minimizza

l’epidemia corona

ALFONSO BIANCHI

16 LASTAMPASABATO28 MARZO 2020

7N
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