La Stampa - 28.03.2020

(Ben Green) #1
BRUNO RUFFILLI

D

yson ha presentato
qualche settimana
fa una innovativa
piastra per capelli,
che li stira ma non
li rovina. Si chia-
ma Corrale e costa 399 euro.
Ma è un altro il prodotto al qua-
le oggi lavora il fondatore Ja-
mes Dyson, nominato Sir dalla
regina Elisabetta per i suoi me-
riti di inventore: «Da quando
ho ricevuto una telefonata da
Boris Johnson dieci giorni fa,
abbiamo riorientato le risorse
per costruire un nuovo ventila-
tore polmonare, The CoVent,
pensato per rispondere alle
specifiche esigenze cliniche
dei pazienti Covid-19». Il venti-
latore polmonare Dyson fun-
ziona a batterie, quindi può es-
sere utilizzato in diversi am-
bienti, e anche durante il tra-
sporto dei malati; il Regno Uni-
to ne ha già ordinati 10 mila
per fronteggiare l’emergenza
coronavirus, altri andranno
all’estero.
Il CoVent usa lo stesso moto-
re degli aspirapolvere Dyson.
È vero che allora, per arrivare
al primo modello, realizzò
5127 prototipi?
«La sperimentazione non fini-
sce mai, è il modo in cui si im-
para, e non è facile far funzio-
nare le cose».
Ci mise cinque anni, ora biso-
gna far prima.
«La sfida è progettare e produr-
re in grandi quantità un pro-
dotto medico nuovo e sofistica-
to in poco tempo. La scuola in-
segna a trovare la risposta giu-
sta al primo colpo, ma nella vi-
ta non funziona così, ed è anco-
ra peggio in ingegneria: quasi
tutto quello che si fa è un falli-
mento, i risultati positivi sono
pochi e lontani tra loro. Si im-
para dagli errori».
Nel 2017 ha annunciato il pro-
getto di un’auto elettrica, due
anni dopo lo ha abbandona-
to. Un errore anche quello?
«Era una buona vettura, ma
un errore commerciale: non
eravamo certi di poter recupe-
rare gli investimenti. Con le au-
to elettriche nessuno sta gua-
dagnando, perdono tutti quan-
tità enormi di denaro. Uno dei
problemi principali è la batte-
ria, non deve essere troppo pe-
sante pur garantendo una buo-
na autonomia».
Dyson produce piccoli elettro-
domestici, ma impiega più
programmatori ed esperti di
software che ingegneri di
hardware: come mai?
«Il software è importante
quanto l’hardware e con 6000
ingegneri e scienziati in tutto il
mondo lavoriamo anche su si-
stemi di visione computerizza-
ta, machine learning e intelli-
genza artificiale. Nel Techno-
logy Centre di Singapore speri-
mentiamo tecnologie connes-
se, macchine intelligenti e fac-
ciamo ricerche su come saran-
no le case del futuro».
E come saranno?
«Quasi tutti i prodotti che ab-
biamo in casa possono benefi-
ciare dell'intelligenza artificia-
le: illuminazione, purificazio-
ne, pulizia. Il mio sogno è che
tutto funzioni automaticamen-
te secondo le esigenze di ognu-
no, come la nostra Lightcycle
Morph, una lampada che rego-

la in modo intelligente la luce
a seconda di cosa sta facendo
l'utente, della sua età, dell’u-
more e dell’ora del giorno».
Ma sono spesso prodotti co-
stosi, e più facili a rompersi...
«Le nostre macchine sfruttano
il minimo della tecnologia per
fare il massimo possibile, e so-
no progettate per durare nel
tempo. Prendiamo ad esem-
pio la lampada: ha un sistema
che sottrae calore ai Led per
mantenere la qualità della lu-
ce costante nel tempo. E parlia-
mo di 60 anni».
Dyson ne compie fra poco 40:
ha davvero iniziato in un gara-
ge come le startup della Sili-
con Valley?
«Alla fine degli Anni 70 ho
comprato il miglior aspirapol-
vere sul mercato, l’Hoover Ju-
nior. Col tempo, l’aspirazione
diventava sempre meno poten-
te, così ho aperto il sacchetto e
ho visto che i pori della carta
erano ostruiti dalla polvere.
Un difetto fondamentale, ma
prezioso per l’industria perché
obbligava a comprare conti-
nuamente nuovi sacchetti. L’i-
dea del mio aspirapolvere è na-
ta in una segheria, dove la se-
gatura veniva rimossa con
grandi cicloni industriali. Nel
mio garage ho creato un proto-
tipo di cartone; non aveva un
bell’aspetto, ma aspirava più
polvere».
Prima è stato anche designer.
«Frequentavo l’università, un
industriale aveva avuto l’idea
di un mezzo da sbarco veloce
per l’esercito, e mi chiese di
progettarlo. Non sapevo nulla
di barche, anche se non osavo
dirlo, ma sembrava diverten-
te. Ho costruito un prototipo,
gli è piaciuto e mi ha chiesto di
venderlo. Non era il mio me-
stiere ma ero quello che cono-
sceva il prodotto meglio di tut-
ti, così, senza nemmeno il look
da uomo d’affari, per 5 anni ho
venduto scafi a militari di tutto
il mondo, compagnie petrolife-
re, imprese di costruzioni. E a
un contrabbandiere di sigaret-
te americane in Italia: non mi
sembrava un reato tanto gra-
ve, e quel tipo aveva una giac-
ca di pelle e molti contanti».
Dyson è un’azienda nota e am-
mirata. Quali sono le aziende
che lei ammira?
«Chiunque introduca nuove
tecnologie e sia all’avanguar-
dia. Come Sony negli Anni 80:
il Walkman era un prodotto co-
raggioso, un registratore che
non registra. Ma quasi tutto
quello che hanno fatto allora
era magico e grandioso».
Poi è finita. Come far sì che
l’innovazione continui?
«Scommettiamo sul futuro: an-
che per questo quattro anni fa
abbiamo inaugurato il Dyson
Institute of Engineering and
Technology. Si studia ingegne-
ria e insieme si lavora su pro-
getti concreti. Gli studenti gua-
dagnano anche un buon sti-
pendio e si laureano senza de-
biti. E un terzo dei partecipan-
ti sono donne».
Cos’è il design?
«Non produrre oggetti belli,
ma che funzionano meglio de-
gli altri. Che nascono da una
frustrazione e la eliminano: co-
sì il design rende migliore la
nostra vita». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per l’emergenza virus
mi ha chiamato Boris
Johnson e abbiamo
prodotto un
ventilatore polmonare

Inventore, designer e
imprenditore, sir Ja-
mes Dyson è nato a
Norfolk nel 1947. Fondatore
della Dyson, ha inventato l’aspi-
rapolvere senza sacchetto. È
stato direttore del Royal Colle-
ge of Art (2011-2017)

Il suo nome è legato
all’aspirapolvere ma
ha lavorato ad altri
progetti. L’ultimo è quello di
un ventilatore polmonare. Per
Forbes è il 321° uomo più ric-
co del mondo con un patrimo-
nio di 5,1 miliardi di dollari

Fare design non
significa creare
oggetti belli ma
capaci di eliminare
le nostre frustrazioni

Feci 5000 prototipi


per il motore del mio


elettrodomestico più


famoso: l’idea nacque


in una segheria


INTERVISTA DEL SABATO

James Dyson


“Dall’aspirapolvere


alla casa intelligente


Si vince sbagliando”


SABATO 28 MARZO 2020LASTAMPA 23
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