La Stampa - 04.03.2020

(Barré) #1

A PARIGI LE SFILATE DEL PROSSIMO AUTUNNO-INVERNO


Audaci e romantiche


Niente fronzoli per Chanel


Miu Miu, eleganza giocosa


Arte poetica da McQueen


SULLA PASSERELLA DI LOUIS VUITTON


Crinoline e accenni biker, boleri e stivaletti rock

LEONARDO MARTINELLI


PARIGI


U


na fashion week
quasi come le al-
tre. La settimana
della moda si è
chiusa ieri a Parigi
senza farsi prende-
re dal panico per il coronavi-
rus, sebbene la situazione si
comprometta sempre più an-
che in Francia: flussi in libera
circolazione tra una sfilata e
l’altra, poche mascherine
(con le camelie, fiore iconico
di Chanel), ma spariti i cinesi
(acquirenti del 30% del lusso
a livello mondiale). Per l’au-
tunno-inverno 2020-21 gli sti-
listi propongono una donna
potente, ma romantica. Pron-
ta davvero a tutto.

Donne spensierate
L’era delle scenografie ecla-
tanti di Karl Lagerfeld è defi-
nitivamente tramontata. A
un anno dalla sua morte, an-
che lei, la sua erede come di-
rettrice artistica della mai-
son, Virginie Viard, 57 anni,
ha dato appuntamento sotto
le volte del Grand Palais. Ma
niente spiagge artificiali o si-
mili: solo una leggera bruma
che emanava dal pavimento
riflettente. I codici di Chanel,
invece, nella collezione del
prossimo autunno-inverno
ci sono tutti, dal bouclé all’in-
sistenza sul bianco e nero,
passando per la gioielleria
fantasia a profusione: le per-
le, d’un tratto, diventano la
tracolla di una «It Bag».
La Viard, che non ha nep-
pure uno straccio di conto su
Instagram, ha lavorato silen-
te per una vita al fianco del
Kaiser. Ma è lontana anni lu-
ce dal maestro: lui amava lo
show, lei è minimalista e di-
screta. E come stilista diven-
ta decisamente più romanti-
ca di Karl e femminile.

Nella nuova collezione ha
proposto stivali da moschet-
tiere, pantaloni aperti sulla
gamba grazie all’abbottona-
tura e gonne in tweed con gli
spacchi frontali. Moda sexy,
ma anche fresca e sponta-
nea. «Uno slancio molto sem-
plice: del romanticismo, ma
senza fronzoli», ha commen-
tato la Viard, che ha pure cita-
to il film di Claude Chabrol,
Les biches (Le cerbiatte), del
1968, come fonte d’ispirazio-
ne: la storia d’amore lesbico
tra una ricca borghese e
un’artista di strada a Parigi.
Le modelle hanno sfilato a
braccetto, quasi se ne andas-
sero a passeggio per la città.

La carta del rétro
La colonna sonora era poten-
te, sospesa tra David Bowie
e Lou Reed, mentre i capi di-
segnati da Miuccia Prada sfi-
lavano ieri al Palais d’Iéna,
in un contesto molto art
déco. Si oscillava fra la mari-
naretta sensuale (vedi quel-
le tutine di maglia sgamba-
te) e la sofisticata madame
da cabaret, con gli abiti im-
preziositi da cristalli e i cap-
potti dai bordi di (finta) pel-
liccia. A tenere tutto insie-
me è una voglia di rétro, an-
che negli abiti dai colori viva-
ci di seta stropicciata. In una
nota distribuita a parte, per
spiegare il mood della colle-
zione, si legge di «un’elegan-
za giocosa» e di una «femmi-
nilità e seduzione come pun-
ti di forza».
Da pochi giorni il gruppo
Prada ha annunciato a sor-
presa l’arrivo del belga Raf Si-
mons, sofferto e criptico, co-
me co-direttore artistico. Sa-
rà davvero interessante vede-
re cosa produrrà il suo connu-
bio con Miuccia. Lui, però,
non officerà presso Miu Miu.
Questo marchio resterà il

giardino esclusivo della stili-
sta? Lei, che doveva tenere ie-
ri una conferenza stampa,
poi annullata. Ma avrà in fu-
turo il modo di spiegarsi.

Poetica femminilità
Sono trascorsi esattamente
dieci anni da quello stupido
11 febbraio 2010: Alexander
McQueen, l’hooligan della
moda, uno dei più geniali del-
la sua generazione, si tolse la
vita. Ma sull’ultima sfilata pa-
rigina di Alexander Mc-
Queen, marchio nell’orbita
del gruppo Kering (della fa-
miglia Pinault), lo spirito del
fondatore aleggiava ancora:
quell’arte sartoriale del drap-
peggio, quei tessuti incrocia-
ti e intarsiati, quei tagli male-
dettamente british e precisi.
Anche gli stampati in stile
kit, tipici della maison, ricor-
rono in maniera inesorabile,
ma i colori, tra il rosso e il ne-
ro e il rosa antico, danno ai ca-
pi un lato sensuale e romanti-
co, che è la cifra di Sarah Bur-
ton, un tempo amica e colla-
boratrice di Alexander. E che
ha poi ripreso in mano il mar-
chio alla sua scomparsa.
Stavolta Sarah e il suo
team sono andati in Galles
per scovare la loro ispirazio-
ne, soprattutto nei rimandi
al folklore locale. Come la
Burton ha specificato alla fi-
ne della sfilata, questa volta
ha pensato a «una donna co-
raggiosa, audace, eroica, at-
traverso abiti che sanno espri-
mere un senso di protezione,
di sicurezza, di comfort».
Le sue «guerriere», goti-
che a tratti e dagli stivali in-
terminabili in latex, tra gli in-
serti di pizzo sui trench di
pelle o i dress di maglia ben
stretti in vita non perdono
comunque mai di vista una
poetica femminilità. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PARIGI


U


n’ampia struttura
di vetro e legno, in
un cortile del Lou-
vre. Lì, ieri sera, la
sala è piombata nel
buio, subito prima
dell’inizio della sfilata di Louis
Vuitton. Poi, d’un tratto i proiet-
tori si sono accesi su una tribu-
na di 200 personaggi (in carne
e ossa) che facevano da contral-
tare alle modelle in passerella.
Sì, ognuno in arrivo da momen-
ti storici differenti, tra il quindi-
cesimo secolo e il 1950. E ognu-
no con l’abito in voga nei suoi

anni. «Volevo che diverse epo-
che fossero messe a confronto -
ha sottolineato Nicolas Ghe-
squière, direttore artistico del-
la donna di Louis Vuitton, or-
mai da più di sei anni -. Tutti
questi personaggi convergono
nel momento presente». L’ana-
cronismo fatto regola.
A ogni sfilata lo stilista di tur-
no fa sempre riferimento a un
personaggio, uno stile, un mo-
mento al quale si è ispirato: qua-
si un obbligo in quest’era di sto-
rytelling. Ecco, Nicolas, invece,
ha scelto un mix di riferimenti,
dove il classico può diventare

rapidamente futurista. Nel con-
creto questa collezione autun-
no-inverno 2020-21 associa cri-
noline e accenni biker, gonne
svasate con le ruché che incre-
spano gli orli e stivaletti molto
rock (o da cowboy) fino a giac-
chini bolero ricamati, anche di
pelle. Poi, con Ghesquière, non
mancano mai le sneaker di lus-
so (le ha praticamente inventa-
te) e questa volta scarponcini
XXL. Come sempre per prepara-
re il suo défilé lo stilista ha colla-
borato con artisti e professioni-
sti di altri settori. Per la tribuna
storica e i 200 personaggi da

ideare e vestire, ad esempio, ha
chiesto l’aiuto di una famosa co-
stumista, nata a Torino, Milena
Canonero, che ha trasformato
in abiti la visione e i sogni di regi-
sti come Wes Anderson, Sofia e
Francis Ford Coppola e Stanley
Kubrick (anche in Arancia mec-
canica). Nella sfilata, ovviamen-
te, trattandosi di Vuitton, pure
una bella scelta di accessori, in
particolare piccole borse a tra-
colla e minaudières, tanto più
che è quella, la pelletteria, ad ali-
mentare il grosso delle vendite
del marchio. L.MAR. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA


  1. La sfilata di Chanel; 2. Un capo di Alexander
    McQueen; 3. Cappotto con abito in seta stropic-
    ciata di Miu Miu


REUTERS


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