La Stampa - 04.03.2020

(Barré) #1

GIULIA ZONCA


I


l faro della Fiat 500 illu-
mina il pozzo dei ricordi,
solo che la luce non viene
proprio dal passato, ma
da una terra di nessuno fatta
di memorie e aspettative, un
impasto maneggiato dall’ar-
tista Renato Leotta ed espo-
sto in «Sole», mostra senza
opere al Castello di Rivoli. Ci
sono solo raggi artificiali
Il suo progetto «Sole» usa
vecchi ricambi d’auto per il-
luminare che cosa?
«Tracce di piemontesità ri-
maste nel passaggio da iden-
tità industriale a realtà cultu-
rale. Ci sono ancora in giro
dei fantasmi di una vita pre-
cedente e io non voglio affat-
to scacciarli, se mai di risve-
gliarli».
Che cosa vuol dire essere
piemontese oggi?
«La definizione mi sfugge.
Siamo tutti illuminati dallo
stesso sole, appunto: io sono
nato a Torino, ma vengo da
Acireale dove sono pure spes-
so tornato. Ecco, la mia pie-
montesità è la stessa declina-
ta dall’ex sindaco Novelli:
“Torino è la terza città meri-
dionale d'Italia, dopo Napoli
e Palermo».
Una definizione che regge
ancora?
«Nella memoria di molti sì ed
è importante non perderla.
Per me Torino è la contrappo-
sizione con il paesaggio Me-
diteranneo. Però vale anche
il contrario: due facce della
stessa vita. Mio padre è venu-
to al Nord per lavorare in

Fiat, come tanti. Io arrivo
una generazione dopo e non
c’è più l’industria, Nè tutto
quello che girava intorno, la
città è diversa eppure il per-
corso della mia famiglia re-
sta. Non si cancella».
Per questo ha riacceso i fari
delle auto?
«Sì e li ho puntati come riflet-
tori su dettagli made in Pie-
monte dentro un museo in-
ternazionale. Ci ho giocato
un po’, non esistono identità
così chiare, ma è giusto fare
luce sui dettagli che ci appar-
tengono e ci raccontano».
Ha paura che sia perso qual-
che cosa?
«Sono sicuro che sia succes-
so. Quella fabbrica, ormai
sorpassata, viveva di un’epi-
ca condivisa, era il lavoro
collettivo di tutti o quasi e
chi non era direttamente
coinvolto ne respirava la fie-
rezza. Io sono nato nel
1982, giro per Torino e mi
chiedo: i miei coetanei san-
no che da certi edifici ricon-
vertiti usciva il fumo non
troppo tempo fa?».
Serve saperlo?
«Sì perché dietro quel lavo-
ro, quella fatica, il sistema di
allora ha generato subcultu-
re affascinanti, ha liberato
creatività, ha creato movi-
menti underground».
Nostalgia?
«Non per forza. Anzi per nien-
te. Il punto è che la rimozione
genera sempre mostri. Ho l’im-
pressione che nell’urgenza di
trovare una nuova destinazio-
ne Torino si smarchi troppo in
fretta e così resti irrisolta. So-
no favorevole alle nuove poli-
tiche culturali, anche globali,

ma non a discapito dell’identi-
tà. E allora ci metto un po’ di
ironia e accendo i fari».
Come li ha scelti?
«Ho preso quelli delle vettu-
re che ricordavo, quelle su
cui andavo in vacanza. Linee
morbide e vivaci, ci si sposta-
va lì sopra, si stava con gli
amici, si sperimentava la pri-
ma libertà».

E come li ha abbinati alla
piemontesità latente?
«Grazie a un censimento fat-
to con la curatrice della mo-
stra Marianna Vecellio, la di-
rettrice Carolyn Christov-Ba-
kargiev e lo storico del Castel-
lo. Nell’atrio la Fiat 500 fa lu-
ce sul barocco piemontese, la
superutilitaria del boom eco-
nomico e la residenza Sabau-

da si muovono insieme fra
chiaro e ombra, prerogativa
barocca. Va da sé che essere
piemontese è sempre stato
essere pure un po’ meticcio».
C’è una Fiat Uno Rally a in-
quadrare un’opera di Ri-
chard Long che con il Pie-
monte non ha legami.
«Lui no, ma qui sta parte del
gioco: il fango della sua ope-

ra viene da Rivoli, artista in-
ternazionale, materia prima
locale. Come per la Fiat Tem-
pra piazzata davanti a Paoli-
ni, in realtà il faro è messo so-
pra un dettaglio, il Galup, di
tradizione piemontese».
Sette gradi di separazione?
Sembra che lei veda Piemon-
te ovunque.
«No, ma mi piace l’idea che

possa esserci, che tutta la
mostra sia fluida, dispersa
sul primo piano del museo.
Un gesto da briganti. I fari
stanno qua e là, certi non so-
no nemmeno evidenti. La
Fiat Panda punta idealmen-
te su Mirafiori, disegna un’o-
rizzonte, non si riferisce a
nulla di preciso. L’obiettivo
non era prendersi sul serio e

raccogliere prove di apparte-
nenza se mai rielaborare del-
la memoria, rianimare della
curiosità».
Dove ha trovato i fari?
«Nei magazzini delle rimes-
se, stanno ancora lì, un in-
dotto inutilizzato, dormien-
te. quasi in attesa. Mi ha fat-
to tenerezza». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Carla Chiusano esporrà l’11 marzo a Bruxelles


Sulla sua vita, un libro e un film di Calopresti


La pittrice torinese


che riempie il mondo


di tigri, orsi e leoni


ELISA CASSISSA
La Reggia di Venaria riparte do-
po la chiusura per l’emergenza
coronavirus e propone i suoi
anticorpi contro la crisi: dall’in-
gresso libero ai Giardini fino al
29 marzo e per ogni prima do-
menica del mese, all’entrata
gratuita alle donne l’8 marzo.
«Ci è sembrato doveroso, visto
il momento, rendere disponibi-
li a tutti questi spazi, premiati
di recente come il “Parco più
bello d’Italia” - spiega Paola Zi-

ni, presidente del Consorzio
delle Residenze Reali Sabaude
-. Anche il Castello della Man-
dria ha riaperto le visite agli ap-
partamenti Reali».
Per le celebrazioni dei 500
anni dalla morte di Raffaello,
sarà esposto, da aprile fino a
giugno, nella Sacrestia della
Cappella di Sant’Uberto, l’araz-
zo «Madonna del Divino Amo-
re». Un capolavoro tratto dal di-
pinto di Raffaello, conservato
a Napoli. Intanto fervono i pre-

parativi per il debutto del 13
marzo della grande mostra
«Sfida al Barocco. Roma Tori-
no Parigi 1680-1750» e dell’an-
tologia del fotografo Paolo Pel-
legrin nella Sale delle Arti il 28
marzo.
Se il 2020 è l’anno dedicato
al barocco, il suo cuore pulsan-
te è la «Sfida» allestita alla Reg-
gia, aperta fino al 14 giugno al-
la Citroniera Juvarriana. Pro-
gettata dalla Fondazione
1563 e sostenuta da Compa-

gnia San Paolo con oltre 2,5
milioni di euro, conta 200 ca-
polavori dal mondo e vanta la
collaborazione del Louvre. Si
concentra tra fine Seicento e
metà Settecento e parla di sfi-
da. Per i curatori Michela di
Macco e Giuseppe Dardanello
«è un periodo in cui gli artisti
sfidano i maestri che li hanno
preceduti e inventano i lin-
guaggi della modernità».
Un evento dominante nel ca-
lendario culturale dal quale si
è sviluppato il progetto «Essen-
ziale è barocco», di VisitPie-
monte, che ha messo d’accor-
do Regione e Città metropoli-
tana. Un programma di 200
eventi che corre in tutte le pro-
vince, spaziando dall’arte figu-
rativa all’enogastronomia, pas-
sando per musica e teatro. Un
viaggio attraverso lo stile, che

più di altri ha caratterizzato l’i-
dentità del nostro territorio. E
così si torna a raccontare l’epo-
ca che ha ridisegnato Torino
dopo 20 anni dall’ultima mo-
stra a Stupinigi. Non c’è da far-
si ingannare dalle architetture
regali, dagli scorci aristocrati-
ci e dalla struttura elegante di
Torino, «il suo impianto baroc-
co è nato con una forte impron-
ta sociale, di mescolanza, capa-
ce di mettere insieme nello
stesso palazzo tutte le classi so-
ciali che componevano la so-
cietà subalpina», dice Guido
Curto, direttore del Consor-
zio. Una vocazione che a Tori-
no si è perpetuata e che ha ca-
ratterizzato anche la storia del-
la nostra città, con i suoi santi
sociali, le lotte operaie e quelle
per i diritti civili. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

ADRIANA RICCOMAGNO


L


eoni, tigri, cavalli, orsi
polari e koala, in un
turbine di bandiere. A
raffigurare in questo
modo la fratellanza è la pittri-
ce torinese Carla Chiusano,
che oggi vive residente a Mila-
no, le cui opere saranno espo-
ste dall’11 marzo al 5 aprile
all’Istituto Italiano di Cultura
a Bruxelles.
Il messaggio della mostra
«Celebrating Diversity» viene
da lontano: «Durante l’infanzia
ho viaggiato tanto con la fami-
glia. Mio padre ci ripeteva che
eravamo italiani e torinesi: il
punto era cercare di portare
quello che eravamo nel Paese
che ci ospitava, pur imparando-
ne regole e tradizioni. L’unico
vero regalo che posso fare al
prossimo è di portare con me il
mio mondo, per far sì che ci sia
un arricchimento reciproco: se
avessi voluto assomigliare a
un’inglese quando ero in Inghil-
terra, ne sarei stata soltanto
una brutta copia».
Nelle opere di Chiusano, che
da sempre affianca ai dipinti le
vignette che ne traducono l’a-
spetto più ironico e giocoso,
queste forti identità sono rap-
presentate dagli animali: «Du-
rante un viaggio in Africa ho
sentito che sono l’essenza
dell’essere umano, spogliato
da orpelli e ricchezze. Mi sono
resa conto che se nei quadri co-
spargevo gli animali con una
moltitudine di bandiere o i loro
colori, l’immagine si capiva
sempre: ovunque mi trovi nel
mondo le tradizioni non devo-
no essere “mangiate” dalla glo-
balizzazione ma venire fuori in
modo che si possa imparare l’u-
no dall’altro».
Resta stretto il rapporto con
la città natale: «A volte si sente
dire che il torinese è “falso e cor-
tese”, ma in realtà il torinese sa
come parlare col prossimo e qua-

li sono le vere cose importanti. A
Torino non si parla di soldi: le
prime domande non sono per sa-
pere quanto guadagni ma per ca-
pire chi sei, con grandissima ele-
ganza. I torinesi sono gentiluo-
mini e gentildonne».
La personale a Bruxelles, a
cura di Ermanno Tedeschi, è
uno dei tasselli del momento
d’oro per l’artista, protagoni-
sta, nel 2019, del docu-film
«Conversazioni sull’arte di Car-
la» di Mimmo Calopresti, e,
quest’anno, del libro «Carla
Chiusano. Dipingere con il cuo-
re e ed il sorriso» (Mondadori).
Oltre a impacchettare la quindi-
cina di dipinti a olio che vole-
ranno in Belgio, la pittrice sta
già preparando l’esposizione in
programma a ottobre al Museo
Nazionale di Ravenna: «Ho po-
sato per me stessa per i grandi
murales, interpretando quat-
tro donne che hanno segnato la
storia della città, da Galla Placi-
dia a Teresa Guiccioli: vestiti
ma anche parrucche, che mi so-
no fatta arrivare dal più apprez-
zato produttore per il teatro.
Da Torino». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

1


CARLA CHIUSANO


ARTISTA


fino al 29 marzo ingresso gratuito al parco

Raffaello, i giardini e il Barocco

La Reggia è “riaperta per arte”

Nel centesimo anniversario
della nascita della giornalista
Gabriella Poli, scomparsa nel
2012, domani al Circolo della
Stampa, corso Stati Uniti 27,
ore 10, si tiene l’incontro «Don-
ne al vertice di giornali: testi-
monianze, attualità, progetti»
(per i giornalisti è corso di for-
mazione, 3 crediti). L’appunta-
mento, promosso dal Consi-
glio dell’Ordine dei Giornalisti
del Piemonte e dall’Associazio-
ne Stampa Subalpina, è dedi-
cato alle conquiste professio-

nali delle donne giornaliste:
Poli, tra gli anni 70 e 80, è stata
capocronista de La Stampa,
prima donna in Italia a guida-
re un grande settore in cui lavo-
ravano oltre 30 giornalisti (3
donne). Interventi di Alberto
Sinigaglia, presidente Odg Pie-
monte, Maria Teresa Marti-
nengo, consigliera, Agnese Pi-
ni, direttrice de La Nazione di
Firenze, Paola Molino, direttri-
ce dell'Eco del Chisone, Silvia
Garbarino, segretaria Associa-
zione Stampa Subalpina. —

RENATO LEOTTA


ARTISTA


RENATO LEOTTA In mostra a Rivoli fino al 28 giugno

“Sole” scatena l’ironia sul significato di piemontesità

Luce su Torino

“I fari delle Fiat

puntati sui ricordi

da non perdere”

PERSONAGGIO


Il torinese non parla
mai di soldi:
se domanda è
per capire chi sei,
con grande eleganza

convegno nel 100° dalla nascita

Gabriella Poli e le donne

ai vertici dei giornali

«Sole», (2019), la mostra al Castello di Rivoli fino
al 28 giugno. Courtesy Renato Leotta, Galleria
Fonti, Napoli e Madragoa, Lisbona

Due quadri in
mostra alla
Reggia di Ve-
naria per «La
Sfida al Baroc-
co»: a sini-
stra «La toi-
lette»
di François
Boucher,
a destra
«Diana ed
Endimione»
di Pierre
Subleyras

Nel passaggio
tra città industriale
e realtà culturale
ci siamo persi
qualche cosa

L’identità non
è regionale ma
non è un buon
motivo per
rimuovere

INTERVISTA


Fiat 600: il barocco
del Castello
Nell’atrio illumina come un
sole antico e industriale un
ideale Piemonte

5


Alfetta 1600, la firma
Dal 1883 al 1927 il Castel-
lo fu sede di reparti militari.
Si ritiene che Sisto Piatti
fosse un soldato

6


Alfa Romeo 33, i pedoni
di Pistoletto
Il protagonista dell’Arte
povera realizza
nel 1984 «Persone nere»

7


Fiat 500, la luce nel pozzo
In un ingorgo di luce tenta
di illuminare lo spazio
della sala senza intralciare
la collezione

I riflettori

Panda, la via per Mirafiori
Punta idealmente
verso lo stabilimento
disegnando
una scia luminosa

2


Fiat Ducato: il monogram-
ma dei Savoia
Nel camino di fine Sette-
cento è presente un simbo-
li della dinastia Sabauda

3


Fiat Uno Rally: il fango
di Rivoli
Richard Long disegna un
grande cerchio con il fango
raccolto dai terreni rivolesi

4


Ai piedi dei monti - Fiat 127

46 LASTAMPA MERCOLEDÌ4 MARZO 2020


SOCIETÀ, CULTURA& SPETTACOLI


T1 PR

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