Bell_39_Italia_-_Maggio_2016

(Maria Cristina Aguiar) #1
Toscana. Ma è la stessa ampia vallata che oggi, con una sensi-
bilità completamente diversa, ammiriamo per la purezza del
suo aspetto, tanto da catalogarla fra i nostri beni universali.
Diversamente dalla Toscana interna, dal Chianti, dalla
Lucchesia, qui i tratti del paesaggio non hanno la confi-
denza del segno minuto, del particolare, della varietà. La
terra non ha confini e nessuna partitura indica la presenza di
un podere. Solo qualche fila di cipressi e la lunga linea sinuosa
delle colline profilano l’orizzonte. Un’armonia naturale che
d’improvviso si nega nello sfacelo dei calanchi, delle sterili
biancane (piccoli rilievi argillosi di poche decine di metri, a
forma di cupola), dei gorghi rinsecchiti dei torrenti.
Il pellegrino era piccola cosa dentro questo paesaggio, una for-
michina su strade che sono rotoli di creta argillosa e sfatta. Le
caviglie affondavano nella melma e le suole dei miseri sandali
ne restavano invischiate liberando a ogni passo il piede nudo.
Il ticchettio cadenzato del bordone sulle pietre segnava il tem-
po e la distanza. Sotto il sole, invece, la creta diventava dura e si
crepava in tante lame da ferire le piante dei piedi: «Un calvario
di guglie cinerine», come la definì il poeta Mario Luzi.
Le pievi e gli ospitali alla Cuna (una poderosa grangia fortifi-
cata, di proprietà dell’Ospedale di Santa Maria della Scala, a
Siena), nel borgo fortificato di Buonconvento, a San Quirico
d’Orcia, allo Spedaletto e a Radicofani, meta finale di questa
sesta tappa, si affollavano di viandanti dagli abiti laceri e
infangati, abbandonati su pagliericci, con il solo conforto
della ciotola e della “barletta”, una botticella di legno riem-
pita d’acqua, antesignana della moderna borraccia.

UN TRACCIATO STORICO CHE GIÀ NELL’ALTO
MEDIOEVO COLLEGAVA FIRENZE E ROMA
Il percorso francigeno dell’arcivescovo Sigerico, nel suo viag-
gio alla fine del X secolo, corrisponde nelle linee generali
al tracciato odierno della Via Cassia. Le pessime condizioni
ambientali della val di Chiana (o, secondo un’ipotesi più sti-
molante, la perdurante resistenza dei Bizantini nell’Aretino
contro i Longobardi), dove correva la Cassia originaria, ave-
vano fatto spostare, fra il VI e il VII secolo, i traffici da Roma a
Firenze e viceversa su un percorso più occidentale, passante
appunto per il Senese. Tale percorso, che collegava Pog-

L’inconfondibile


profilo delle nude


colline d’argilla


è una delle meraviglie


della val d’Orcia


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136 Bell’Italia


136 Bell’Italia

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