(^10) COELUM ASTRONOMIA
ExoMars e i pericoli di un viaggio
su Marte
di Redazione Coelum Astronomia
Il TGO di ExoMars. Crediti: ESA/ATG-Medialab
Negli ultimi anni sono stati realizzati numerosi
studi volti ad analizzare i pericoli per gli astronauti
in volo prolungato nello spazio, soprattutto in
vista delle future missioni umane su Marte. In
particolare, il problema legato all'esposizione alle
radiazioni si è fatto sempre più urgente. A tal
riguardo, durante l’European Planetary Science
Congress (EPSC) di Berlino, sono stati presentati i
primi risultati scientifici della sonda TGO (Trace
Gas Orbiter) della missione ESA-Roscosmos
ExoMars.
Il dosimetro Liulin-MO del rilevatore Fine
Resolution Epithermal Neutron Detector (FREND) a
bordo di TGO ha fornito dati preziosi sulle dosi di
radiazioni registrate durante la crociera
interplanetaria di sei mesi verso Marte e poi dal
momento in cui la sonda ha raggiunto l'orbita
attorno al pianeta.
I dati sono chiari: i futuri astronauti in missione su
Marte sarebbero esposti a una dose di radiazioni
pari al 60% del limite raccomandato per la loro
intera carriera, e questo solo durante il viaggio di
andata e ritorno dal Pianeta Rosso.
Sulla Terra, il forte campo magnetico e la spessa
atmosfera ci proteggono dall'incessante
bombardamento di raggi cosmici e radiazioni
spaziali. Questo schermo naturale nello spazio
ovviamente non c’è e l’esposizione alle radiazioni
può causare gravi danni agli esseri umani, tra cui
un aumento del rischio di cancro, effetti sul
sistema nervoso centrale e malattie degenerative.
Per questo motivo l’ESA sta studiando delle
contromisure per proteggere al meglio i futuri
astronauti impegnati nelle missioni spaziali di
lunga durata.
«Uno dei fattori di base nella pianificazione e nella
progettazione di una missione di lunga durata per
Marte con equipaggio è la valutazione del rischio
costituito dalle radiazioni», afferma Jordanka
Semkova dell'Accademia Bulgara delle Scienze e
capo dello strumento Liulin-MO. «Le dosi di
radiazioni accumulate dagli astronauti nello spazio
interplanetario sarebbero centinaia di volte più
grandi rispetto a quelle accumulate dagli esseri
umani nello stesso periodo di tempo sulla Terra, e
molte volte più grandi delle dosi assunte dagli
astronauti che lavorano sulla Stazione Spaziale
Internazionale. I nostri risultati mostrano che il
viaggio stesso fornirebbe un'esposizione molto
significativa».
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