Sopra a sinistra. Una rappresentazione artistica dei piccoli rover MINERVA-II. Diversamente a quanto siamo
abituati a vedere nel caso dei rover marziani, ad esempio, i MINERVA-II non sono dotati di ruote. La bassa
gravità dell’asteroide Ryugu consente infatti ai piccoli esploratori di spostarsi compiendo dei balzi, senza la
necessità di ruote o dispositivi simili per il loro movimento. Crediti: JAXA. A destra. Immagine catturata dal
rover MINERVA-1A lo scorso 22 settembre alle ore 04:44 circa (ora italiana). Crediti: JAXA.
stabilirà autonomamente, usando le indicazioni
del LIDAR, il raggiungimento della distanza
ottimale, che in questo caso è di 55 metri dalla
superficie di Ryugu.
I tre MINERVA-II hanno un’architettura molto
simile. L’armatura esterna è completamente
ricoperta da pannelli solari, che dovrebbero
essere in grado di erogare una potenza di circa 2
W. I rover non hanno ruote, ma si muoveranno
sulla superficie dell’asteroide saltando, sfruttando
un meccanismo rotante: nella microgravità di
Ryugu, il contraccolpo dovuto alla resistenza
opposta dal suolo al moto di rotazione del
meccanismo interno sarà sufficiente a scagliare i
rover a diversi metri di distanza.
Come strumentazione, i MINERVA-II sono dotati di
una fotocamera grandangolare che consentirà di
fornire viste prospettiche particolarmente
interessanti delle regioni riprese durante le fasi di
salto. Per le riprese da fermo, invece, i rover
dispongono di altre due fotocamere, montate in
modo da produrre immagini stereo delle porzioni
di suolo osservate. A causa dei vincoli di massa e
di memoria le immagini prodotte saranno in
formato piuttosto ridotto rispetto agli standard a
cui siamo abituati: VGA (cioè 640×480 pixel) per i
rover II-1A e II-1B e SXGA(1280×1024 pixel) per la
Omni-Vision OV-9630 del rover II-2.
I rover sono inoltre dotati di termometri, che
consentiranno di misurare, per esempio, le
differenze di temperatura tra il terreno illuminato
dal Sole e quello al riparo della loro ombra.
I MINERVA-II dispongono inoltre di vari fotodiodi,
che hanno lo scopo di registrare la radiazione
solare incidente.
Completano la strumentazione accelerometri,
giroscopi e potenziometri, questi ultimi utilizzati
per misurare le differenze di potenziale tra due
punti di contatto.
Il piano della missione prevede che i tre rover
siano sganciati verso l’asteroide più o meno tra
ottobre e novembre 2018. Uno degli elementi più
interessanti di tutta la missione Hayabusa2 sarà
proprio scoprire come se la caveranno i tre piccoli
“saltatori”, una volta liberi di scorrazzare
sull’antichissima e irregolare superficie di Ryugu.