Coelum Astronomia - #228 - 2018

(Rick Simeone) #1

Due pianeti vagabondi


nella Via Lattea


di Barbara Bubbi – Universo Astronomia

(^22) COELUM ASTRONOMIA
I pianeti vaganti sono oggetti che viaggiano nello
spazio senza essere legati a una stella. Anche se la
loro esistenza è stata teorizzata da molti anni,
soltanto in tempi più recenti la tecnologia si è
sviluppata al punto da permettere di individuarli,
considerando il fatto che sono estremamente
poco luminosi e freddi. Ma gli astronomi hanno
imparato a sfruttare un fenomeno chiamato
microlensing gravitazionale, che consentirà di
aumentare il numero di pianeti solitari individuati.
Il microlensing gravitazionale si basa sul fatto che
quando un oggetto massiccio (proprio come un
pianeta vagante) passa di fronte a una stella
distante, l’oggetto in primo piano, a causa della
sua forza di gravità, distorce e amplifica la luce
stellare di fondo. In questo modo l’oggetto agisce
proprio come una lente che focalizza e aumenta la
luminosità della stella più remota. Analizzando
con precisione il modo in cui viene distorta la luce
stellare, gli astronomi sono in grado di dedurre
dettagli sull’oggetto in primo piano che agisce da
lente.
Ora un team di astronomi potrebbe aver scoperto
due pianeti vagabondi in viaggio solitario nella
Via Lattea. Secondo l'articolo pubblicato su
Astronomy & Astrophysics, i ricercatori pensano
che i due mondi rappresenterebbero solo la punta
dell’iceberg di una vasta popolazione di mondi in
giro per la nostra galassia. I due vagabondi
planetari sono stati scoperti come parte
dell’Optical Gravitational Lensing Experiment
(OGLE) e appartengono a un gruppo elitario di
circa una dozzina di pianeti privi di stella madre
scoperti finora.
Per individuare i nuovi pianeti i ricercatori hanno
analizzato i dati di OGLE alla ricerca di eventi di
microlensing avvenuti su tempi scala
relativamente ridotti. Ne hanno individuati due,
OGLE-2012-BLG-1323 e OGLE-2017-BLG-0560, in
linea con quanto ci si aspetterebbe dal passaggio
di due mondi solitari in primo piano. Sulla base
delle analisi, gli studiosi stimano che uno dei
candidati abbia una massa compresa tra quella
della Terra e quella di Nettuno, mentre l’altro si
collochi tra un mondo simile a Giove e una nana
bruna. Le stime di distanza dei due mondi non
sono sufficientemente accurate da derivarne la
massa, ma se i due mondi fossero localizzati vicino
a noi nel disco galattico, allora il pianeta più
piccolo dovrebbe essere circa 2,3 volte più
massiccio della Terra, mentre il più grande
dovrebbe avere una massa pari a 1,9 volte quella
di Giove. D’altro canto, se i pianeti fossero
localizzati più lontano nel bulge della galassia,
allora il più piccolo potrebbe avere una massa 23
volte quella terrestre, mentre il più grande
potrebbe rivelarsi una nana bruna. Per
approfondire la questione saranno necessarie
ulteriori osservazioni.
Crediti: NASA/JPL-Caltech

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