Luglio sarà ricordato anche per un'altra
importante ragione: la rivista Science pubblica un
articolo che segna a tutti gli effetti l'inizio
dell'astronomia dei neutrini. Al centro dello
studio oggetto dell'articolo vi è l'individuazione
della possibile sorgente di un neutrino cosmico
grazie all’associazione con una sorgente di raggi
gamma, cioè fotoni di alta e altissima energia.
Questa osservazione senza precedenti, frutto del
lavoro “corale” dell’astronomia multimessaggero,
ha fornito anche un solido indizio verso la
spiegazione di uno dei maggiori misteri ancora
irrisolti: l’origine dei raggi cosmici di altissima
energia.
Era il 22 settembre 2017 quando il rivelatore di
neutrini IceCube osservava un interessante
neutrino, battezzato poi IC-170922A. Interessante
perché la sua energia molto elevata, pari a 290
TeV indicava che era stato originato da un lontano
oggetto celeste molto “attivo”. Tale origine venne
poi identificata in un blazar, TXS 0506+056, una
galassia attiva con un buco nero supermassiccio al
centro, distante 4,5 miliardi di anni luce, in
direzione della costellazione di Orione. Il risultato
è stato ottenuto grazie alla combinazione di tutte
le diverse osservazioni compiute nelle diverse
bande elettromegnetiche dai satelliti Fermi, Swift
e NuSTAR dalla NASA, Integral dell’Esa, del
satellite italiano Agile e dei telescopi Magic di La
Palma alle Canarie. Un lavoro imponente che ha
beneficiato del grande spiegamento di strumenti
che ha permesso di ottenere un risultato davvero
eccezionale.
La distanza della galassia ospite è stata infine
misurata da un team di ricercatori dell’INAF di
Padova: ne abbiamo parlato su Coelum
Astronomia 225 nell'articolo "Neutrini
Extragalattici: da dove provengono? Cronaca di un
importante evento" di Renato Falomo e Simona
Paiano.
(^44) COELUM ASTRONOMIA
Inizia l’era dell’astronomia dei neutrini
La notizia: Inizia l’era dell’astronomia dei
neutrini
Sopra. In questo rendering artistico, basato su un’immagine reale del laboratorio IceCube al Polo Sud, una
sorgente distante emette neutrini rilevati sotto il ghiaccio dai sensori di IceCube chiamati DOM.
Crediti: IceCube / NSF