Tempo di riposo per Kepler e Dawn
(^) L’autunno 2018 ha anche visto la fine, quasi in
contemporanea, di due straordinarie missioni
molto diverse tra loro, o meglio delle sonde che le
hanno portate avanti. Come sappiamo ormai i dati
che ogni missione porta a terra sono sempre
talmente ricchi che la ricerca proseguirà ben oltre
la fine della raccolta dei dati stessi, se non verrà
addirittura proseguita da una nuova sonda.
È il caso di Kepler, lo scopritore di pianeti
extrasolari che ha aperto il principale filone di
ricerca di questo periodo, e della sonda Dawn, la
prima ad avvicinare ben due distinti corpi celesti, i
più grandi tra gli asteroidi che si trovano nella
fascia principale tra Marte e Giove, per studiarne
le proprietà e l’ambiente.
Il 31 ottobre è arrivata la notizia che l’osservatorio
spaziale Kepler aveva ormai esaurito il
carburante, necessario per portare avanti la sua
attività, dopo più di 9 anni di vita. La NASA ha
deciso di lasciare la sonda nella sua attuale orbita
lontana dalla Terra. «Quando abbiamo iniziato a
concepire questa missione 35 anni fa, non
conoscevamo un singolo pianeta al di fuori del
nostro sistema solare», ha dichiarato
l’investigatore principale della missione di Kepler,
William Borucki, ora in pensione dal Centro di
ricerca Ames della NASA, nella Silicon Valley in
California. «Ora che sappiamo che i pianeti sono
ovunque, Kepler ci ha aperto un nuovo corso che è
pieno di promesse
per le generazioni future nell’esplorare la nostra
galassia». Prima di ritirare la sonda, gli scienziati
hanno spinto Kepler al massimo delle sue
potenzialità, completando con successo diverse
campagne di osservazione e scaricando preziosi
dati scientifici anche dopo i primi segnali di basso
quantitativo di propellente residuo. Gli ultimi dati,
dalla Campagna 19, saranno complementari ai dati
del nuovo cacciatore di pianeti della NASA, il
Transiting Exoplanet Survey Satellite, lanciato ad
aprile. La ricerca di TESS si basa sull’eredità
lasciata da Kepler integrandola con nuove serie di
dati sui pianeti orbitanti intorno alle 200.000
stelle più luminose e vicine alla Terra, mondi che
potranno essere esplorati in seguito, alla ricerca di
segni di vita, anche da altre missioni, come il
James Webb Space Telescope della NASA.
Pochi giorni dopo, il 5 novembre, è stato il
momento di mettersi a riposo per Dawn, la
missione sempre della NASA, l’unico veicolo
spaziale ad entrare in orbita attorno a due diverse
destinazioni dello spazio profondo: l’asteroide
Vesta e il pianeta nano Cerere. Durante 14 mesi in
orbita, dal 2011 al 2012, la sonda americana ha
osservato e studiato Vesta dalla sua superficie al
suo nucleo. In seguito, ha effettuato una manovra
senza precedenti abbandonando l’orbita e
viaggiando attraverso la fascia principale degli
asteroidi per più di due anni, raggiungendo Cerere,
che ha osservato dal 2015
a oggi quando, esaurito il
suo carburante, la sonda
non è stata più in grado di
mantenere il
posizionamento
dell’antenna in direzione
della Terra. La Nasa ha
quindi lasciato Dawn al
suo destino facendola
rimanere in orbita intorno
al pianeta nano Cerere.
Crediti: NASA.