Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1

240 l Bambini che ricordano altre vite


quando ci si reincarna, sembra essere qualcosa di particolarmente strano (24).
La difficoltà che molte persone manifestano nel pensarsi più giovani, può
derivare in parte dall'errata concezione dell'importanza delle dimensioni fisiche.
Sebbene si sappia che una ghianda può generare una quercia, non è facile conce­
pire che le qualità di un grande albero possano essere compresse in qualcosa di
così piccolo come una ghianda. Tale difficoltà può risultare dalla supposizione
che solo un grande organismo possa comprendere le tante informazioni che fan­
no parte di una personalità adulta. Come possono tutte queste informazioni, ci si
chiede, essere contenute nel corpo di un neonato o -ancora peggio - in quel­
lo di un embrione? Tale ragionamento rivela però un'immaginazione alquanto
ottusa. In primo luogo .non vi è alcuna ragione per pensare che, se la reincarna­
zione è un fenomeno reale, una persona trasporti tutto il suo bagaglio conosciti­
vo da una vita all'altra, e nel prossimo capitolo esprimerò proprio i miei dubbi a
tale riguardo. Più importante, tuttavia, è l'improponibilità che la mente- sebbe­
ne sia dotata di proprietà spaziali - sia ristretta alla dimensione (e alla capacità
di immagazzinamento di informazioni) del cervello.
A differenza di molti adulti, i soggetti dei casi che ho studiato non hanno
quasi mai rivelato delle difficoltà a concepire tali cambiamenti d'età e di dimen­
sioni fisiche. Alcuni di essi, pur essendo giovanissimi, comprendevano benissimo
cosa significasse essere vecchi, deboli e malati. Disna Samarasinghe ricordava
che, in tarda età, era rimasta senza denti e che aveva bisogno di un bastone per
camminare. Pratima Saxena, ricordava invece lo stadio terminale di una malattia
(tubercolosi polmonare) che si manifestò con tosse, febbre ed incontinenza feca­
le. Alcuni bambini hanno espresso dei commenti a proposito del cambiamento
della loro forma fisica (in seguito alla morte avvenuta nella precedente vita) e,
sebbene la maggior parte di essi non si sia lamentata di ciò, altri hanno espresso
con una certa impazienza il desiderio di ritornare nuovamente adulti (25).
Precedentemente ho parlato dell'importanza rivestita dalla familiarità con
un fenomeno, perché si possa credere in esso. La sola conoscenza dell'idea della
reincarnazione, tuttavia, non è sufficiente per consentire una valutazione impar­
ziale delle prove a suo sostegno. Posso rendere meglio questo concetto esami­
nando le opinioni di alcuni miei colleghi accademici Occidentali, nonché di
quelli Asiatici ed Africani, quando appresero per la prima volta che mi stavo oc­
cupando di queste ricerche. Mi dissero -se non esplicitamente, attraverso ac­
cenni e sorrisi - che stavo sprecando il mio denaro. Tuttavia i due gruppi giu-


(24) Immaginare il processo di « Ringiovanimento »
I Trobriander credono che un'anima disincarnata (baloma) sia sottoposta ad un processo di ringiova·
nimento prima di reincarnarsi (Malinowski, 1916). Malinowski descrisse tale processo paragonandolo alla
muta di un serpente, ma io non sono personalmente certo che questa inappropriata analogia sia stata
ideata da Malinowski o che invece venga utilizzata dagli stessi Trobriander.
(25) Bambini che hanno espresso dei commenti a proposito del cambiamento delle dimensioni dei
loro corpi.
Nella nota 11 del capitolo 4 ho fatto i nomi di dodici soggetti che hanno espresso dei commenti -
direttamente o indirettamente - a riguardo della consapevolezza di un cambiamento avvenuto nel loro
involucro fisico. Tutti questi soggetti, quando erano piccoli, sapevano benissimo cosa voleva dire crescere
e diventare adulti. Pratomwan Inthanu ebbe un diverso tipo di esperienza: in quanto donna ormai quasi
adulta, ella ricordava la vita di un bambino molto piccolo e si percepiva piccola come un neonato.

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