Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
Ulteriori argomenti e problematiche l 239


  • attraverso scritti popolari di Induismo e di Buddismo, o mediante gli insegna­
    menti della teosofia. Nel capitolo l (e anche nel capitolo 7) ho cercato di separa­
    re la credenza primaria nella reincarnazione da tutte le credenze secondarie che
    le differenti culture hanno finito per sovrapporvi.
    Ma, indubbiamente, il più grande ostacolo che impedisce anche agli Occi­
    dentali più istruiti di accettare il concetto di reincarnazione, risiede nella loro
    ferma convinzione che le persone non siano null'altro che un corpo fisico. Non
    credere in una cosa presuppone il fatto di credere fermamente in un'altra e, una
    forte convinzione, può persino neutralizzare la percezione di altri tipi di eviden­
    ze. Una storia racconta di un ignorante contadino Americano che, in seguito ad
    insistenze da parte di alcuni amici, un giorno visitò lo zoo e si avvicinò ad un re­
    cinto ove si trovava un cammello. Dopo aver fissato l'animale a lungo, si girò e se
    ne andò via mormorando fra sé e sé: « Un tale animale non esiste ». Ed è proprio
    così che le credenze trionfano sulle esperienze.
    Durante un incontro con un Tlingit che presentava un evidente segno di
    nascita sul collo, proprio sotto la mascella, ebbi modo di riscontrare un esempio
    estremamente rilevante di tale caratteristica. Questi mi raccontò che il segno ed
    altri indizi, avevano finito per convincere sua madre che egli fosse la reincarna­
    zione di un suo zio; lo zio era morto in seguito ad un colpo d'arma da fuoco che
    gli aveva provocato una ferita nel collo, proprio ove il soggetto presentava il se­
    gno di nascita. Inoltre, egli aveva due nipotini che affermavano essi stessi di ave­
    re delle reminiscenze di una vita precedente, sia pure non verificate. Tuttavia,
    era stato ordinato ministro Presbiteriano ed aveva ricevuto un'istruzione a tale
    proposito, i suoi educatori gli avevano insegnato quali fossero le cose in cui cre­
    dere e quelle in cui non credere ed egli mi riferì con enorme prosopopea, che
    non poteva accettare il concetto di reincarnazione. Il V angelo non ne parlava e
    la questione doveva quindi chiudersi così.
    Molti aspetti della reincarnazione vengono visti dagli Occidentali con poca
    familiarità e vengono quindi giudicati alquanto improbabili ma, la difficoltà di
    immaginare di diventare più giovani, può rivestire un'importanza superiore a
    quasi tutte le altre sfaccettature del concetto. Non è facile immaginare come si
    sarà da vecchi, sebbene molti di noi possano farlo con un minimo di sforzo,
    avendo potuto osservare il processo di invecchiamento avvenuto nei propri geni­
    tori prima che in se stessi (23); tuttavia « ringiovanire », che è ciò che avviene


(23) La difficoltà di immaginare che si invecchierà
Quando, nel 1667, Re Carlo II destituì Lord Clarendon dalla carica di cancelliere, alcuni nemici di
quest'ultimo (fra essi anche la giovane amante del Re) esultarono per l'avvenimento. Mentre stava lascian­
do il palazzo reale udì le loro voci provenienti da una finestra lasciata aperta, si girò e disse: << O Signora
siete voi? Ricordatevi che se vivrete, diventerete vecchia» (Crewe, 1983). Egli aveva ragione; la donna
morì nel1709, all'età di sessantotto anni.
Fra tutti i grandi scrittori di prosa di cui ho letto delle novelle, solo due hanno tentato di descrivere
l'intera vita di una persona, dall'infanzia alla vecchiaia, terminando con la sua morte. Mi riferisco a Ben­
nett in The Old WivesTale e a Maupassant in Une vie.
I biografi hanno spesso tentato di descrivere l'intera vita di alcuni personaggi, dalla nascita alla mor­
te, ma gli psicologi hanno raramente espresso una tale tendenza. I loro studi si estendono solitamente al
massimo all'esame di due decenni, tranne in rare eccezioni.

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