242 l Bambini che ricordano altre vite
esprimere una simile idea (28). Negli ultimi due decenni, un esiguo numero di
psicologi, di filosofi e persino di neurologi ha cominciato a chiedersi se la mente
(e la memoria) possano venire spiegate semplicisticamente come mere funzioni
cerebrali (29). Alcuni scienziati stanno cominciando ora a considerare il cervello
come strumento della mente, allo stesso modo in cui il pianoforte è uno stru
mento che permette l'espressione musicale del pianista (30).
Non è questo l'ambito in cui riesaminare l'immensa letteratura esistente su
tale soggetto. Per semplificare il discorso che ho intenzione di fare, prenderò in
considerazione solo due fra le tante possibilità. La prima consiste nel presumere
che, ciò che comunemente chiamiamo mente (o funzione mentale) e che com
prende tutte le nostre esperienze soggettive, non sia altro che un aspetto del
l'attività del nostro cervello. Questa visione, che contiene al suo interno molte
sfumature, è monistica. (Alcune persone preferiscono definire tale concetto co
me monismo fisico o fisicalismo, per distinguerlo chiaramente dal concetto op
posto -il monismo degli idealisti, come ad esempio quello dei filosofi Vedanta
presente in India). Al monismo si oppone l'ipotesi che mente e cervello interagi
scono durante il corso della vita, pur essendo due cose fondamentalmente diver
se e separate; questo è il dualismo. Non voglio intrattenermi sul fatto che ci vo
glia un cervello per poter esprimere la propria mente nella vita ordinaria. Voglio
invece chiedermi se sia necessario un cervello perché esista una mente. Le argo
mentazioni e le prove che mirano a mettere in luce quanto sia insufficiente il
cervello per spiegare tutti i fenomeni mentali, così come quelle a sostegno della
sopravvivenza della mente in seguito alla morte del corpo fisico, tendono a favo
rire l'ipotesi dualistica. Questo libro si occupa principalmente di quest'ultimo ti
po di prova. Ora voglio discutere brevemente le cinque difficoltà che ritengo im
pediscano di accettare il monismo (o fisicalismo), oltre all'evidenza fornita del
fatto che la mente possa sopravvivere alla morte del corpo.
Innanzitutto, le nostre conoscenze a proposito del funzionamento del cer
vello non bastano a spiegarci l'esistenza della coscienza. Gli scienziati e i filosofi
che si definiscono monisti, ci insegnano che la coscienza è solo un epifenomeno
del lavoro del nostro cervello. Questa affermazione deve essere tuttavia convali-
La frase citata è tratta da un saggio di lppocrate: << The Sacred Disease >> (lppocrate, 1952, pag. 179).
In seguito, nella stessa pagina egli disse: << Il cervello è l'interprete della coscienza ».
(28) Bergson: cervello e memoria
Bergson (1913) molti anni fa suggerì che un indebolimento della memoria dovuto ad una malattia
cerebrale può solo indicare che si ha bisogno di un nuovo cervello che possa localizzare e comunicare i
ricordi; tuttavia, non vi è alcuna prova che i ricordi esistano solo nel cervello.
(29) Neuroscienziati in dubbio sull'identità del cervello e della mente
Penfield (1975) ed Eccles (Popper ed Eccles, 1977) sono due neuroscienziati che hanno espresso un
certo timore nei confronti dei tentativi di ridurre la mente ad una funzione del cervello. Un terzo, verso
la fine della sua vita scrisse: << Il fatto che il nostro essere consista di due fondamentali elementi, ritengo
non offra una improbabilità maggiore che non se si basasse su uno soltanto » (Sherrington, 1947/1906,
pag. XXIV).
(30) Cervello: lo strumento della mente
In uno dei più importanti studi teoretici effettuati nel campo dei fenomeni pàranormali, Thouless e
Wiesner {1946-49) suggerirono che, la normale azione della mente di un individuo sul suo cervello e la
sua occasionale azione paranormale sulla mente di un'altra persona, come ad esempio nel caso della tele
patia, possono essere unite sotto lo stesso principio.