Ulteriori argomenti e problematiche l 243
data. Sarebbe più idoneo riconoscere la supremazia della stessa coscienza. Noi
tutti la sperimentiamo e tutta la nostra conoscenza si accentra in essa. « La men
te è il primo ed il più diretto oggetto della nostra esperienza; tutto il resto non è
che una remota deduzione » (31). Se non vi fosse la coscienza non potremmo os
servare il cervello o immaginare qualcosa a proposito di esso, compresa l'idea pro
babilmente falsa che la coscienza sia prodotta unicamente dal suo lavoro. Lo stu
dio del nostro cervello può chiarire perché, quando delle onde luminose di una
certa lunghezza raggiungono i nostri occhi, si abbia la sensazione dell'azzurrità; ma
l'azzurrità rimane tuttavia un'irriducibile esperienza della coscienza. Una com
prensione della coscienza può giungere a spiegare il cervello, ma il cervello non
potrà mai spiegare la coscienza; e ritengo che null'altro lo potrà mai fare (32).
Non intendo ora denigrare quanto ho precedentemente affermato - ovve
ro che ciò che si sperimenta nella coscienza possa variare a seconda dello stato
del cervello. Né voglio affermare che tutta l'attività mentale sia conscia. Lungi da
ciò; credo che il paragone con un iceberg, per quanto riguarda le attività consce
ed inconsce della mente, sia tanto banale quanto assurdo. Ritengo anzi che me
no di un millesimo della mente di un individuo, sia normalmente accessibile alla
sua coscienza.
In secondo luogo, la nostra attuale conoscenza del cervello non basta a
spiegare le caratteristiche delle nostre immagini mentali. Quando osserviamo un
cerchio, non si verifica alcuna disposizione circolare dei neuroni presenti al-
(3 1) Mente: l'oggetto più diretto della nostra esperienza
La citazione è stata tratta da Eddinp;ton (1930. pap;. 37), che si riferiva senz'altro alla coscienza.
(32) L'irriducibilità della coscienza
Potrà sembrare che qui si passi troppo velocemente sopra alla questione di cosa si intenda per co
scienza, un interrogativo che ha appassionato i filosofi ed i pensatori di tutti i tempi. William James
(1904) mise in dubbio il valore del termine coscienza. Tuttavia, affermò che egli voleva solo« negare che il
termine volesse implicare un'entità, ed insistere con più enfasi sul fatto che si trattasse invece di una fun
zione ... vi è una funzione nell'esperienza che viene eseguita dai pensieri e, per poterla utilizzare, è necessa
rio fare ricorso a questa qualità dell'essere (la coscienza). Tale funzione è il conoscere (pag. 478 ).
Per un lettore che avesse poco tempo a disposizione e volesse leggere almeno un articolo a proposi
to dell'irriducibilità della coscienza, raccomando Nagel (1979). Un unico articolo che avvalori invece la
posizione monista potrebbe essere quello di Piace (1956), il quale afferma che la coscienza è un processo
del cervello. Josephson e Ramachandran (1980) pubblicarono una utile introduzione allo studio della co
scienza.
lo credo personalmente che la coscienza non possa mai cambiare, ma che mutino solo le immagini e
le sensazioni che in essa si vengono a presentare. Negli ultimi anni è stata data una particolare enfasi agli
« stati di coscienza » soprattutto a quelli « alterati », il che ha contribuito a sviarci. Si è tentato di collega
re delle insolite esperienze mentali utilizzando degli induttori esterni e a volte esotici, quali gli allucinoge
ni, l'ipnosi e la meditazione. Persino gli individui che fanno uso di sostanze allucinogene possono non
sperimentare cambiamenti di coscienza, bensì possono avere delle rappresentazioni di immagini e sensa
zioni che si stagliano sopra la coscienza. Ciò è certamente quanto ho tratto dalle mie personali esperienze
con la mescalina e l'LSD-25; in tali casi la mia coscienza non ha subìto alcuna alterazione, bensì su di essa
si sono andati a sovrapporre pensieri e sentimenti ben diversi da quelli che posso sperimentare ordinaria
mente. La distinzione che sto cercando di fare può sembrare un cavillo, ma le cose non stanno così.
È preferibile considerare che la maggior parte delle esperienze psichiche, comprese le quotidiane
manifestazioni di telepatia, le apparizioni e le reminiscenze espresse dai bambini a proposito delle loro vi
te precedenti, accadano a persone normali nel loro stato di coscienza ordinario. Mentre vivono tali espe
rienze, la loro coscienza ha un nuovo contenuto, ma il loro « stato di coscienza » non è necessariamente
diverso da quello ordinario. Le persone che manifestano tali esperienze possono differire da coloro che
non le hanno; ma non sappiamo ancora in cosa differiscano.