Ian Stevenson, Bambini che ricordano altre vite Una conferma della reincarnazione

(C. Jardin) #1
Ulteriori argomenti e problematiche l 251

strare che una vita dopo la morte è perfettamente concepibile, non di insistere
sui dettagli di quella che ho tentato di descrivere. Queste congetture, tuttavia,
hanno un inestimabile vantaggio nei confronti dell'ipotesi « unilaterale » del­
l'universo a cui aderiscono i materialisti: non ci richiedono di ignorare l'evidenza
della telepatia.

Responsabilità individuale nei confronti del cambiamento del destino
personale

Mi avvicino all'argomento di questo paragrafo con una certa paura di poter
essere colpevolizzato per moralismo o per essere incline a fare prediche. Vorrei
tentare di evitare che ciò accada. Tuttavia, le riflessioni condotte sui molti argo­
menti in favore della reincarnazione, imperfette che siano, mi hanno spinto a
chiedermi se possano esistere degli impedimenti irrazionali o razionali che spin­
gono a non credere in essa. Se le cose stanno così, un'obiezione irrazionale po­
trebbe scaturire sicuramente dal carico di responsabilità per il proprio destino
individuale che la reincarnazione impone. La reincarnazione è una dottrina di
speranza, questo è certo; suggerisce che una persona possa godere in una vita fu­
tura degli sforzi che compie in questa. La speranza viene soddisfatta, tuttavia, so­
lo attraverso lo sforzo personale e ciò viene difficilmente accettato dalla maggior
parte delle persone. L'uomo, così come egli è ora, risulta estremamente passivo.
Possiamo osservare una tale caratteristica anche estrapolando da questo conte­
sto. Molti malati si lasciano curare mediante somministrazioni di prodotti farma­
ceutici piuttosto che modificare il loro regime di vita - mangiando meno, assu­
mendo meno bevande alcooliche e smettendo del tutto di fumare. Nella sfera
sociale, un migliaio di individui voterà per una legislazione che corregga i difetti
del proprio vicino, per ogni dieci che diranno, come fece Beethoven: « Dio, non
smettere di occuparti del mio miglioramento » e per quell'uno che assieme a
Beethoven lavorerà personalmente al proprio miglioramento. Se una persona
non può accettare di essere responsabile delle conseguenze della sua vita, non
gradirà di certo di assumersele nelle vite a venire. Purtuttavia rimane vero che,
come scrisse Baudelaire: « Non vi può essere progresso - intendo un reale pro­
gresso morale- se questo-non avviene all'interno dell'individuo e per sua stessa
volontà» (53).
L'Occidentale medio cerca di evitare in molti modi la responsabilità perso­
nale della sua condizione e della sua condotta. Il Cristianesimo ha offerto una
serie di fughe a tale proposito che vanno dal concetto di predestinazione a quel­
lo della remissione dei nostri peccati attraverso la crocifissione del Cristo. La
scienza moderna offre il concetto di casualità, ma una tale idea è scaturita dai
giocatori d'azzardo e dagli assicuratori, non dagli scienziati. Già nel diciottesimo
secolo Gibbon scrisse (con una certa compiacenza, almeno così mi sembra):
« Quando mi fermo a riflettere su noi esseri mortali, devo riconoscere di aver


(53) Baudelaire ed il progresso individuale
Il passaggio da me citato si trova a pag. 1362 di Baudelaire (196 7). (L'ho tradotto).
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