Le Scienze - 11.2019

(Tina Sui) #1
http://www.lescienze.it Le Scienze 25

SPL/AGF (


staminali


)


BIOLOGIA DELLO SVILUPPO

Modelli di embrione che fanno discutere

Creati per scopi di ricerca a partire da staminali umane, sollevano problemi etici

Simil-embrioni umani ricavati da staminali somi-
gliano molto a quelli veri. Forse anche troppo. Li
presenta su «Nature» Jianping Fu, dell’Universi-
tà del Michigan ad Ann Arbor.
Già qualche anno fa Fu aveva ricavato rudi-
menti di embrioni umani sia da staminali em-
brionali sia da cellule adulte riprogrammate per
diventare anch’esse capaci di formare qualsiasi
tessuto. Ma la procedura funzionava male e da-
va rese molto scarse, per cui era inservibile per
produrre embrioni utili alla ricerca.
Ora Fu ha ideato una nuova tecnica di coltura,
con un dispositivo per fare arrivare alle cellule i
segnali biochimici che ne guidano lo sviluppo (i
fattori di crescita) in una successione di tempi e
dosaggi perfettamente controllata. Così è riusci-
to a orientarne con precisione lo sviluppo facen-
dole diventare embrioni rudimentali, che per la
prima volta sviluppano abbozzi di cellule ripro-
duttive e ricapitolano diverse altre tappe del-

la crescita embrionale iniziale. La procedura è
inoltre affidabile, con rese molto alte.
Questi embrioni artificiali potrebbero aiutare
sia le ricerche sullo sviluppo embrionale preco-
ce (anche per capire che cosa non va negli abor-
ti spontanei) sia forse i test dei farmaci, evitando
le controversie etiche suscitate dalla ricerca su-
gli embrioni umani. O forse no.
I simil-embrioni di Fu non formano la placen-
ta e altre strutture necessarie a proseguire lo svi-
luppo, quindi non possono generare una per-
sona. Ma arrivano a formare la stria primitiva,
la struttura che determina l’asse cefalocaudale
dell’embrione: cioè il momento oltre cui, secon-
do molti, la massa di cellule, che poteva ancora
suddividersi in più embrioni, diventa un indivi-
duo. Vari paesi vietano le ricerche oltre questo
momento, intorno ai 14 giorni di sviluppo. I di-
battiti quindi sono destinati a proseguire.
Giovanni Sabato

Imparare a tollerarle o
combatterle? Sono le due
strategie per sopravvivere
alle infezioni, ma ancora
poco sappiamo poco su
come si sono evolute. Ora,
uno studio a cui hanno
collaborato istituti di Australia,
Stati Uniti e Nuova Zelanda,
coordinati da Christopher
C. Goodnow dell’Università
del New South Wales a
Sydney, ha scoperto che se
siamo in grado di mettere
a punto queste strategie
difensive lo dobbiamo anche
all’uomo di Denisova. Questo
ominino, i cui resti sono stati
scoperti per la prima volta
in Siberia solo nel 2010, era
strettamente imparentato con
Homo neanderthalensis, da
cui si separò tra i 300.000 e i
400.000 anni fa.
Quando 50.000 anni fa H.
sapiens migrò verso Australia
e Papua Nuova Guinea,
si incrociò non solo con i
Neanderthal, ma anche con
i denisoviani, e proprio da
questi ultimi sembra aver
ereditato una variante del
gene TNFAIP3 che svolge
una funzione chiave nella
regolazione del sistema
immunitario. La variante è
stata trovata nei resti fossili
di Denisova ma non di
Neanderthal scoperti in una
stessa grotta. La ricerca è
stata pubblicata sulla rivista
«Nature Immunology».
Marina Semiglia

L’eredità dei
Denisova che
ci aiuta contro
le infezioni
Free download pdf