http://www.lescienze.it Le Scienze 71
Illustrazione di Lisk Feng
non ha una documentazioni cartacea completa, dunque non pos-
sono effettuare controlli post-elettorali delle schede fisiche. La si-
curezza delle elezioni non è una questione di parte; però ci sono
ostruzioni, provenienti soprattutto dalla leadership del Partito re-
pubblicano al Senato, che rendono improbabile l’arrivo di una leg-
ge sulla sicurezza delle elezioni. Penso che questa sia una terribi-
le abdicazione al dovere del Parlamento di garantire la difesa del
paese. Quindi, molti dei peggiori scenari di interferenza elettorale
saranno ancora possibili nel 2020.
Durante la campagna elettorale
La guerra informatica (o guerra cibernetica) comporta spesso lo
sfruttamento di vulnerabilità note sia dei sistemi sia della creduli-
tà e dei limiti psicologici di base delle persone. Negli Stati Uniti, nel
corso delle primarie e nei mesi della campagna elettorale le opera-
zioni mirate a influenzare le elezioni sui social media diventeranno
molto più precise e sfrutteranno i dati come mai prima d’ora; quin-
di saranno molto più efficaci e difficili da scoprire.
I candidati alla presidenza stanno già lavorando a spot
pubblicitari diretti verso specifiche categorie demografiche
dell’elettorato in modo da esercitare la massima influenza. Così
una persona potrebbe ricevere da un candidato messaggi mira-
ti sulla base di dati che la riguardano e che sono registrati in una
banca dati di consumatori. E persone che la pensano in modi leg-
germente diversi su una certa questione potrebbero ricevere mes-
saggi differenti da uno stesso candidato. Naturalmente, i malin-
tenzionati che cercano di diffondere vere e proprie menzogne
cominceranno a sfruttare le stesse strategie
Come si è visto nel 2006, uno degli obiettivi degli aggressori è
aumentare le divisioni nella società, cioè ridurre la coesione so-
ciale. Supponiamo che i russi abbiano accesso agli stessi dati sui
profili dei consumatori che gli strateghi delle campagne elettora-
li usano per lanciare messaggi mirati. Potranno allora combinare
questi dati con altri ricavati dai sondaggi e con quelli, acquistati
o rubati, delle liste elettorali per capire esattamente quanto con-
ta il voto di ogni singolo elettore e per diffondere disinformazione
su misura a gruppi ristretti di persone. Gli aggressori possono an-
che fingere di essere i candidati stessi. Nell’affollata stagione del-
le primarie del Partito democratico ci saranno grandi opportunità
per lanciare messaggi micro-mirati per mettere le persone le une
contro le altre, anche quando in realtà sono d’accordo sulla mag-
gior parte delle cose.
Tutti diamo per scontato che una maggiore trasparenza sia una
cosa buona. Ma le persone hanno sempre estrapolato fatti fuori
dal contesto quando è utile per sé e dannoso per gli avversari. I
candidati convivono sempre di più con il pericolo di furti mirati
di informazioni vere. Quando le informazioni sono rubate in mo-
do selettivo da particolari gruppi che un aggressore vuole danneg-
giare, la verità può essere un’arma politica potente e unilaterale;
ne abbiamo visto l’incredibile efficacia nella campagna del 2016
contro Hillary Clinton. È una minaccia così fondamentale per il
nostro concetto di come la verità dovrebbe far parte del giorna-
lismo in un processo democratico, che sono certo che succederà
ancora. E può essere molto peggiore del furto di e-mail: si pensi a
un hacker che accede agli smartphone dei candidati e ne registra
in segreto i momenti privati o le conversazioni con i collaborato-
ri politici. Il mio gruppo di ricerca sta sondando gli organizzatori
delle campagne elettorali per valutare quanto si stiano proteggen-
do, e per ora non credo affatto che siano pronti.
Vedremo inoltre informazioni truccate o inventate e prodotte
in modo da sembrare vere. Per certi versi questa è una minac-
cia ancora più grave. In realtà gli aggressori non devono prende-
re qualcosa da quello che dice o scrive per e-mail un candidato se
possono produrre una registrazione che è impossibile da distin-
guere dalla verità. Abbiamo visto usare recenti progressi nelle tec-
nologie di apprendimento automatico nella produzione di video
di persone che dicono cose che in realtà non hanno mai detto da-
vanti a una telecamera. Nel complesso queste tattiche contribui-
scono a minare le nostre più elementari nozioni sulla differenza
tra vero e falso. Diventa più facile per i candidati negare cose che
hanno detto davvero, suggerendo che e-mail e registrazioni sono
stati falsificate e che le persone non dovrebbero credere ai propri
occhi e orecchie. È una perdita netta per la nostra capacità di co-
struire un consenso politico basato sulla realtà.
Nel frattempo, ogni Stato degli Stati Uniti ha un proprio siste-
ma indipendente per la registrazione dei votanti. Dal 2016 molti
Stati hanno fatto grossi passi in avanti nel proteggere questi siste-
mi, installando tecnologie di rilevamento di intrusioni nelle reti o
aggiornando hardware e software ormai superati. Molti altri però
non l’hanno fatto.
Nelle ultime elezioni, i russi hanno sondato o cercato di entra-
re nei sistemi di registrazione degli elettori in almeno 18 Stati, e al-
cune fonti citano numeri più grandi. Secondo i risultati della Se-
nate Select Committee on Intelligence, in alcuni di questi Stati i
russi erano nella posizione di poter alterare o distruggere i dati re-
lativi alle registrazioni. Se la prossima volta andranno fino in fon-
do, in interi Stati ci saranno persone che al seggio si sentiranno
dire che non sono iscritte nelle liste degli elettori. Forse riceveran-
no certificati elettorali provvisori, ma se questo accadrà a un’am-
pia frazione dell’elettorato i ritardi saranno tanto tremendi che un
gran numero di elettori rinuncerà e se ne tornerà a casa. Un attac-
Ci sono ancora importanti
vulnerabilità nella sicurezza delle
infrastrutture informatiche coinvolte
nelle elezioni presidenziali degli
Stati Uniti del 2020, anche perché
il sistema elettorale si basa sulla
fiducia invece che su prove.
Aggressori stranieri potrebbero
prendere di mira le liste degli
elettori e la macchina elettorale sia
per influenzare i risultati sia per
seminare incertezza e caos.
Negli scenari peggiori, tutto
questo potrebbe portare a una crisi
costituzionale senza precedenti
nella storia del paese.
IN BREVE
J. Alex Halderman è professore di ingegneria e scienze
informatiche all’Università del Michigan, dove è anche
direttore del Center for Computer Security and Society.
È Andrew Carnegie Fellow per il 2019 per l’impegno nella
sensibilizzazione di legislatori e cittadini sul rafforzamento
della cyber sicurezza dei processi elettorali.
Jen Schwartz, senior editor di «Scientific
American», si occupa dell’impatto
delle tecnologie sulla società.