Economia e lavoro
I
l 24 ottobre Mario Draghi ha presiedu-
to per l’ultima volta il consiglio della
Banca centrale europea (Bce). In que-
sti giorni sulla stampa tedesca sono
usciti molti articoli che tracciano un bilan-
cio della sua presidenza, e le critiche abbon-
dano. L’ex ministro delle finanze Peer
Steinbrück gli rimprovera di non aver rial-
zato tempestivamente i tassi d’interesse.
Alcune figure attive in passato nella Bce, tra
cui Otmar Issing e Jürgen Stark, dicono di
guardare alle politiche dell’istituto con
“crescente preoccupazione”, perché hanno
causato “gravi tensioni sociali” e hanno
aiutato i governi indebitati. Ma quanto c’è
di vero in queste critiche?
Il basso costo del denaro ha fatto au-
mentare i prezzi È la critica principale
fatta a Draghi appena ha abbassato i tassi
d’interesse. “Se nei prossimi dieci anni non
avremo una forte inflazione, restituirò la
mia laurea in economia e sarò pronto a im-
parare tutto da capo”, dichiarava nel dicem-
bre del 2012 Thilo Sarrazin, ex consigliere
della Bundesbank, la banca centrale tede-
sca. Ma l’inflazione forte non c’è stata: oggi
in Germania è appena dell’1,2 per cento.
L’inflazione, d’altronde, non arriva quando
una banca centrale emette moneta, ma
quando le persone cominciano a spendere.
I sostenitori della tesi dell’inflazione hanno
reagito modificando la loro argomentazio-
ne: i prezzi dei beni di consumo non sareb-
bero aumentati, ma quelli degli immobili sì.
Ma non è la stessa cosa. Neanche gli esperti
sanno esattamente perché siano cresciuti i
prezzi degli immobili e quali siano gli effetti
di questo rialzo sull’economia. Per questo
l’indice dei prezzi al consumo non include
quelli degli immobili.
I tassi d’interesse bassi hanno fatto sa-
lire gli affitti È un argomento molto diffu-
so, ma anche molto debole. È vero che negli
ultimi anni i tassi d’interesse sono scesi e gli
affitti nelle grandi città sono aumentati.
Ma, come dicono gli economisti, correla-
zione non significa causalità. È chiaro che la
maggior parte dei proprietari vuole aumen-
tare il più possibile gli affitti. Se ci riesce,
dipende da quanto gli inquilini sono dispo-
sti a pagare. La domanda, piuttosto, è: per-
ché i tassi d’interesse dovrebbero incidere
su queste dinamiche? La spiegazione più
probabile è che il costo degli affitti nelle
grandi città aumenta perché gli stipendi
crescono, e le persone che vogliono vivere
in città sono sempre di più, ma non si co-
struiscono nuove case a sufficienza. La so-
luzione alla crisi abitativa non è il rialzo dei
tassi, ma un aumento degli alloggi.
Gli zombi minacciano l’Europa Sì, gli
zombi non si trovano solo nei film horror,
ma anche tra noi, in forma di aziende che
dovrebbero essere fallite da tempo. Attra-
verso i bassi tassi d’interesse sono state ri-
portate in vita artificialmente, sostengono
alcuni. E l’economia ne soffre. Effettiva-
mente, già da alcuni anni la produttività dei
paesi industrializzati è calata. Ma non è det-
to che sia colpa delle politiche monetarie,
come ha spiegato l’ex economista capo del
Fondo monetario internazionale Maurice
Obstfeld. Anzi, grazie ai bassi tassi d’inte-
resse le aziende accedono più facilmente al
credito, che possono usare per investire in
innovazione.
Draghi ha espropriato i risparmiatori
Nel complesso questa tesi è falsa. Secondo
la Bundesbank, i tedeschi possiedono 6.237
miliardi di euro di risparmi. È la cifra più
alta di sempre. Questo succede perché i
mercati finanziari permettono ancora di
realizzare buone rendite, per esempio at-
traverso le azioni. Inoltre, grazie alla politi-
ca espansiva, salari e stipendi sono aumen-
tati. E chi ha di più, può anche risparmiare
di più. Questo aspetto andrebbe calcolato
nell’analisi costi-benefici della politica mo-
netaria. È vero che con i tassi d’interesse
bassi alcuni risparmiatori sono penalizzati,
in particolare quelli che hanno un patrimo-
nio considerevole depositato su un conto
bancario. Ma di quante persone parliamo?
Il 40 per cento meno abbiente dei tedeschi,
una volta pagati i debiti, non dispone prati-
camente di alcun patrimonio finanziario,
mentre i contributi previdenziali sono cal-
colati in base all’entità degli stipendi e non
ai tassi d’interesse.
Questo non significa che Draghi abbia
fatto sempre tutto bene. La politica mone-
taria è politica, e quindi è l’arte di trovare un
compromesso tra molti obiettivi. Certo, in
ogni situazione si sarebbe potuto agire di-
versamente, ma contro Draghi servirebbe-
ro argomenti più convincenti. u nv
Il bilancio
di Mario Draghi
Il presidente uscente della
Banca centrale europea ha
ricevuto molte critiche, ma
spesso infondate
Mark Schieritz, Die Zeit, Germania
BOrIS rOESSLEr (PICTurE ALLIANCE/GETTy)
Mario Draghi, Francoforte sul Meno, Germania, 24 ottobre 2019