16 Giovedì 14 Novembre 2019 Il Sole 24 Ore
Economia & Imprese
Per il Gruppo Pam
negozi di prossimità
e rinnovo della rete
GRANDE DISTRIBUZIONE
Entro il prevista
l’inaugurazione
di mini market
Enrico Netti
Il piano di sviluppo per il biennio
- prevede l’apertura di una
sessantina di Pam Local, convenien-
ce store di prossimità con un’area di
vendita tra i e i metri quadri,
a cui si aggiungeranno cinque tra
supermarket e superstore, negozi
con uno spazio commerciale tra i
. e i . metri quadri. Questa
la strategia adottata da Pam Pano-
rama, società che fa capo al Gruppo
Pam, controllato integralmente dal-
la Generale di commercio e servizi
(Gecos), holding della famiglia Ba-
stianello che così detiene il % del
gruppo di supermercati Pam, attivo
anche con i marchi Panorama e In’s,
con un fatturato consolidato di
, miliardi e oltre punti vendi-
ta. Parallelamente il Gruppo ha va-
rato un piano che entro il pre-
vede la completa riqualificazione
dei punti vendita più datati per ren-
derli più accoglienti e invitanti.
Per quanto riguarda l’affaire Au-
chan-Conad Andrea Zoratti, diret-
tore Canale prossimità di Pam, spie-
ga: «Non abbiamo dossier aperti e
stiamo osservando come evolve la
situazione e quello che accade - pre-
mette -. Se si presenteranno delle
opportunità per sviluppare il
network le valuteremo».
Il Gruppo sta inoltre sperimen-
tando Pam City, nuovo format con
un’area di vendita di circa metri
quadri. Il primo negozio è stato
aperto a Roma e a breve verrà inau-
gurato quello di Padova mentre nel-
la prossima primaverà sarà la volta
di quello di Milano. La particolarità
di questi punti vendita diretti è in un
nuovo livello di servizio per i pro-
dotti freschi e freschissimi, con la
gastronomia calda preparata in lo-
co, snack e un’area di consumo. Un
servizio pensato per le zone ad alta
densità di uffici, prossime a nodi di
interscambio dei pendolari o con un
forte passaggio pedonale.
In crescita la presenza sul territo-
rio del gruppo: lunedì sono stati
inaugurati altri due Pam Local ri-
spettivamente a Siena e Alessandria.
«Stiamo concentrando l’attività nel
Centro - Nord - continua Zoratti -.
Quest’anno in alcuni punti vendita
è stata introdotta la formula “hot fo-
od to go” che il prossimo anno evol-
verà in una proposta più completa
per coprire tutti i momenti di consu-
mo della giornata».
Si punta inoltre sul franchising
con il progetto Managing academy
program (Map), percorso formati-
vo e professionalizzante che mira
ad accrescere l’imprenditoria gio-
vanile. Già due Pam Local sono sta-
ti dati in gestione ad under e
nell’arco del prossimo biennio il
Gruppo Pam investirà in altri -
percorsi analoghi.
In accelerazione anche l’attività a
supporto dei prodotti con la marca
del distributore che attualmente va-
le il % del fatturato. «Per il prossi-
mo anno abbiamo un piano per lo
sviluppo importante delle private
label e i prodotti sfusi - conclude il
direttore - con l’obiettivo di arriva al
% del fatturato realizzato con i
prodotti a nostro marchio».
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ANDREA
ZORATTI
Direttore
Canale
prossimità
di Pam
Tonno italiano ko
Ora i pescatori
li allevano a Malta
PESCA
La scelta dettata dalle quote
Ue e da una burocrazia
nazionale troppo restrittiva
Alla Camera la proposta
di legge per far rinascere
la filiera nel nostro Paese
Micaela Cappellini
C’era una volta la filiera del tonno
rosso in Italia: pescherecci indu-
striali - le cosiddette “tonnare vo-
lanti” - che pescavano con le reti a
circuizione, diverse decine di pa-
langari che pescavano ad amo e cin-
que tonnare fisse, le più famose a
Favignana e a Carloforte. Poi è arri-
vata la procedura di infrazione del-
la Ue nei confronti di sette membri,
quindi è stata la volta del piano
quindicennale per fissare la quota
massima di tonni che ogni Paese
poteva pescare. Infine, ci si è messa
di mezzo anche una burocrazia po-
co amica degli imprenditori. «Il ri-
sultato è che sono finito con andare
ad allevare i tonni a Malta». Giovan-
ni Ferrigno oggi è uno dei più gran-
di armatori del tonno rosso in Italia.
Ma soprattutto, è uno dei pochi ri-
masti: delle imbarcazioni che
solcavano il Mediterraneo orientale
soltanto quindici anni fa, ne sono
rimaste solo , e tre sono tutte sue.
I suoi pescherecci solcano ancora il
Mare nostrum: poi, però, i tonni pe-
scati li portano a Malta da allevare.
Cosa è successo? «La Ue ci ha
detto che il tonno rosso rischiava
l’estinzione - racconta Ferrigno - e
per aiutare la ripopolazione abbia-
mo accettato di diminuirne drasti-
camente la pesca con il sistema del-
le quote. Per fortuna, in quegli stes-
si anni, abbiamo cominciato a gua-
dagnare bene con il Giappone, che
comprava il nostro tonno a un prez-
zo decisamente più alto di quello
del mercato nazionale». Ai giappo-
nesi, però, il pesce crudo piace con
una percentuale di grasso superio-
re a quella tipica del tonno selvati-
co. Così, gli armatori come Ferrigno
avevano preso l’abitudine di pesca-
re i tonni e poi allevarli all’interno
di grosse gabbie dentro al mare. Si
prendono vivi tra maggio e giugno,
li si alleva tre o quattro mesi, «e poi
a novembre arrivano le navi giap-
ponesi, che fanno la mattanza e
congelano il pesce direttamente a
bordo», racconta.
Per allevarli, Ferrigno aveva
scelto il mare di Marina di Camero-
ta, nel Cilento. «Cominciammo nel
- racconta - un anno terribile
per il tonno rosso. La concorrenza
nordafricana fece crollare il prezzo
in Italia a , euro al chilo, pratica-
mente non ci stavamo nei costi.
Così, insieme ad altri otto armato-
ri, prendemmo la via dell’alleva-
mento per poi vendere il tonno in
Giappone». Fu una scelta di suc-
cesso, per un po’. Ma poi iniziaro-
no i problemi: «Prima l’ammini-
strazione ci ha chiesto di spostare
le gabbie oltre tre miglia dalla co-
sta per una questione ambientale
- racconta Ferrigno - e già questo
non andava bene perchè esponeva
troppo i tonni alle mareggiate e al
maltempo. Poi ci si sono messi an-
che gli ambientalisti, a dire che i
tonni sporcavano. Capirà, cosa po-
tevano fare? Né più né meno quello
che facevano da liberi».
Alla fine, Ferrigno e gli altri ar-
matori hanno alzato bandiera
bianca e si sono trasferiti a Malta.
Dove i regolamenti sono più ospi-
tali e i costi di allevamento sono
pure inferiori.
Ora, però, qualcosa potrebbe
cambiare. «Il momento è adatto
per far rinascere una filiera del
tonno rosso in Italia», sostiene Pa-
olo Tiozzo, vicepresidente Feda-
gripesca Confcooperative. In com-
missione Agricoltura e pesca, alla
Camera, in questi giorni si discute
proprio della proposta di legge per
la creazione di una filiera indu-
striale, che riporti gli allevamenti
di tonno rosso in Italia e generi an-
che tutto un indotto della lavora-
zione del pesce, con risvolti positi-
vi per l’occupazione delle città co-
stiere del Sud. L’obiettivo è dare vi-
ta subito a un giro d’affari di
milioni di euro, più o meno quanto
il comparto del tonno rosso gene-
rava nel , prima che la Ue im-
ponesse le sue quote. Una quindi-
cina di armatori sono sono già detti
interessati al progetto e due tonna-
re sono pronte ad aderire.
Le ragioni per cui la rinascita
dell’industria italiana del tonno
rosso è possibile? Principalmente
due: «La prima - spiega Tiozzo - è
che a Malta ormai le gabbie per
l’allevamento sono in overboo-
king. La seconda invece è che, do-
po una decina d’anni di quote di
pesca ridotte all’osso, il Mediter-
raneo si sta ripopolando di tonni e
l’Unione europea ha deciso di al-
largare le maglie». Quest’anno
l’Italia è stata autorizzata a pesca-
re oltre . tonnellate di tonno
rosso: più del doppio del ,
quando fu toccato il minimo stori-
co delle . tonnellate.
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Il ciclo del tonno
rosso. A fine
maggio viene
pescato con il
sistema delle reti
a circuizione (in
alto), poi viene
allevato e a
novembre è
pronto per essere
lavorato, a bordo
dei pescherecci
oppure a terra