L\'Espresso - 20.10.2019

(Steven Felgate) #1

Politica / Laboratorio regionali Prima Pagina


meno ingrassare («ho perso cinque chili:
ma sono anticiclico, l’ho detto») e senza mai
cascare nella trappola di pendere da qualche
parte, rossa o gialla che sia. «Di Maio? Quan-
do l’ho conosciuto mi ha detto: solo una cosa
voglio da te, che tu sia libero di decidere. Le
stesse parole che ha usato Franceschini», ri-
sponde ad esempio all’Espresso. Roba da far-
si cariare i denti.
C’è in efetti un punto in cui Cinque stelle
e Pd, in Umbria in particolare, sono sullo
stesso piano di diicoltà: il disagio di essersi
combattuti ino a ieri, di essere anzi gli uni
innesco del tracollo dell’altro, e di trovarsi in-
sieme oggi per una somma di debolezze. An-
tonio Bertini, capolista di Sinistra civica ver-
de, la dice così: «Noi qui votiamo con l’um-
bricellum: chi prende un voto in più, si porta
a casa 13 consiglieri su 20. Questo è ciò che
muove i partiti che stanno alle mie spalle». E
i partiti, dietro, annuiscono.
È un disagio palpabile, tra i grillini, che in-
fatti disertano gli appuntamenti elettorali. E
va bene che la loro piazza è la rete, ma nella
realtà ce ne sono pochissimi: il più delle volte
nessuno. A Deruta, diecimila abitanti sulla
strada verso Perugia, un’inviata di Retequat-
tro ne cerca uno per quasi un’ora fuori dall’in-
contro col candidato presidente. Solo alla i-
ne, spunta fuori l’avvocato Cristian Brutti,
referente di zona e candidato. Dallo staf di
Bianconi si iondano allora su di lui per avere
«inalmente» un numero da contattare. Va
detto che, salvo alcuni centri, in regione i
Cinque stelle non sono fortissimi.
Non per caso, non soltanto Conte ha pro-
messo di esserci, in più occasioni. Soprattut-
to Luigi Di Maio ha assicurato una presenza
attenta: a San Gemini per la Giostra, alla No-
vamont di Terni, ino alla visita che il 4 otto-
bre - giorno del santo patrono dei grillini -
proprio il capo pentastellato ha fatto all’ora
di cena ai frati del convento di San Francesco,
con tanto di idanzata al seguito (il premier si
era fatto vedere a pranzo).
È anche diicile riorientare gli elettori.
Perché gli ultimi anni i Cinque stelle in regio-


ne li hanno spesi per buttare giù il Pd: riu-
scendoci, peraltro. Sono stati loro ad accen-
dere l’inchiesta che ha decapitato i dem, con
la consigliera Maria Grazia Carbonari oggi
ricandidata con gli ex nemici. «Però quella
storia era inita, ora se ne apre una nuova, in-
teressante per il resto dell’Italia», dice il con-
sigliere uscente Andrea Liberati, tessitore
dell’alleanza con il Pd ma non ricandidato,
alla ine di un incontro alle Cantine Baldas-
sarri, in campagna, tra brocche di vino e pa-
nini con la salsiccia. E aggiunge: «Portando i
dem a cambiare candidato abbiamo già vin-
to: risultato fantastico. Ora è importante pro-
vare a non lasciare il potere a questa destra,
collusa col sistema».
Ecco: nella nuova prospettiva grillina non
è più il Pd, ma la Lega, il partito di sistema da
buttare giù. Roba da mal di testa? Un mo-
mento: ci sono anche i dem che – dovendo
spingere Bianconi – iniscono per esaltare la
igura dell’imprenditore che scende in politi-
ca. «Il bravo imprenditore può essere anche
un bravo politico», dice infatti la ex presiden-
te dell’assemblea Donatella Porzi, alla faccia
di vent’anni di anti-berlusconismo di sinistra.
Il candidato presidente, del resto, è a sua vol-
ta l’unico a portare avanti un programma
davvero grillino. Tra le sue parole d’ordine ci
sono infatti: democrazia partecipata (primo
punto del programma), no ai termovaloriz-
zatori, e persino la promessa di «dirette stre-
aming» negli orali dei concorsi pubblici, per
evitare imbrogli. Tutta roba nella quale nem-
meno i grillini sembrano credere più. Lo stes-
so Pd, del resto, tra possibili multe ai candi-
dati che cambiano casacca e promesse di
istituire piattaforme digitali per il coinvolgi-
mento dei cittadini, sembrano a loro volta
subire dai Cinque stelle quella egemonia cul-
turale che, storicamente, hanno sempre in-
litto. E il Movimento, come si è visto, è a sua
volta diventato più partito che mai. Sono in-
somma tutti presi da uno stranissimo richia-
mo delle sirene, che seguono senza nemme-
no sapere esattamente dove va. Così è (il
nuovo centrosinistra), se vi pare. Q

I DEM IN CRISI DOPO L’AFFAIRE CATIUSCIA MARINI,


I GRILLINI DEBOLI SUL TERRITORIO. L’ACCORDO SUL


CANDIDATO BIANCONI È UNA SOMMA DI FRAGILITÀ

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