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OTTAVO GIORNO DI MODA PARIGINA
Non è più tempo di eccessi
Sobrietà nella nuova era di Chanel
La semplicità eccentrica di Miu Miu
LEONARDO MARTINELLI
PARIGI
Uno scenario minimalista al-
lestito nella Cour carrée del
museo del Louvre: solo le-
gno di foreste francesi gesti-
te in maniera sostenibile. So-
phie, artista dell’under-
ground londinese, canta It’s
okay to cry. Nicolas Ghe-
squière ha scelto un approc-
cio futurista per la sfilata di ie-
ri sera, la sua collezione per
la primavera-estate 2020 di
Louis Vuitton. Che in realtà
porta l’impronta della nostal-
gia: voglia di Belle Époque,
la costruzione della Torre Eif-
fel, l’art nouveau, gli azzardi
di un’epoca.
Sì, alla fine anche quelli
erano anni densi di sogni di
modernità, di illusioni d’a-
vanguardia. Non si smenti-
sce mai Ghesquière, 48 anni,
dal 2013 direttore artistico
del marchio del gruppo Lv-
mh. E guru della moda parigi-
na, espressione di un «classi-
cismo futurista» che ha fatto
scuola. «La collezione rivisi-
ta la Belle Époque, che a Pari-
gi fu un periodo di cambia-
mento - ha sottolineato Nico-
las alla fine della sfilata -: ab-
biamo lavorato sulle nozioni
di obsoleto, desueto, della
nostalgia di un tempo sogna-
to. Ho guardato al dandismo
e allo snobismo, fenomeni
che sono poi diventati sinoni-
mi di eleganza francese». Ha
pure evocato una certa atmo-
sfera «proustiana» e lo strava-
gante personaggio di Sarah
Bernhardt, mitica attrice
dell’epoca.
Nel concreto una collezio-
ne più «portabile» di altre pre-
cedenti, con abiti particolar-
mente corti e più giovani, fi-
nalmente colorati (stupendi
gli arancioni, i gialli, il verde
chiaro), vedi la camicetta
portata con il gilet in lamé.
L’ispirazione Belle Époque af-
fiora anche nelle scarpe: mo-
cassini femminili dalle tinte
vivaci e con tutte quelle spil-
le, i fiori, le orchidee. La Bla-
de, invece, è la nuova borsa
proposta, volontariamente
classica, con dettagli che
prendono ispirazione dai co-
dici dei bauli. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
ANTONELLA AMAPANE
INVIATA A PARIGI
S
ui tetti di Parigi sfila
la signorina di Cha-
nel. In blazer-pa-
gliaccetto di tweed.
Pezzo unico genia-
le, da sfilare e infila-
re in un baleno. Must perfetto
per una fuga fra i comignoli, se
mai all’improvviso arrivasse la
moglie del suo amante. Virgi-
nie Viard, alla sua terza colle-
zione da quando è mancato La-
gerfeld, ha ricostruito questa
scenografia al Grand Palais
per mandare in passerella una
moda più fresca, essenziale e
giovane. Forse un po’ troppo
semplificata per la grande fet-
ta di clienti fan di catene e gad-
get rutilanti da sogno. Ma
tant’è. La nuova era della mai-
son è più sobria.
Colpo di scena
Nell’happy end non manca, pe-
rò, un piccolo colpo di scena
inaspettato. Quando tutte le
modelle escono in fila, dalla
platea balza velocissima in pe-
dana una comica in cerca di
gloria. È Marie S’infiltre (nel
nome un programma). La se-
curity non riesce a fermala. Il
pubblico ride divertito. Lei,
tailleur pied de poule e cappel-
lino nero, si affianca tronfia a
Gigi Adid che prontamente
l’acciuffa per la collottola spin-
gendola garbatamente verso il
backstage. Peccato. Chissà
che cosa avrebbe combinato
questa professionista del fuori
programma.
Il nuovo corso
Da Chanel trionfano manciate
di rosa e rossi declinati sul
tweed. Le scarpe raso terra
non si contano. Zero fronzoli.
In compenso i calzoncini ab-
bondano. Anche in maglina
dark, leggermente conteniti-
vi, portati con spessi collant ne-
ri e sandali. Per la serie «le cal-
ze toglietele d’inverno, ma d’e-
state sono indispensabili».
Punti di vista. Gonne corte ar-
ricciate, a balze, a pantalone, a
colonna. Quindi boleri, mani-
che a jambon, tuniche in seta
da pittore. Cherchez la femme
dai gusti calmi. Non è più tem-
po di eccessi.
Libertà creativa
«A me interessa la moda, pen-
so a come vorrebbero vestirsi
oggi le ragazze», dice Miuccia
Prada scansando inutili elucu-
brazioni. Per la sua Miu Miu
parte da forme severe ed ele-
mentari grembiuli, poi gioca
con improvvisazioni, provoca-
zioni e abbinamenti improba-
bili. Stile per bene bye bye. Su-
gli spolverini di vernice dipinti
a mano spiccano fiori e mac-
chie di vernice. I mini-pull infel-
triti di angora rosicchiata diven-
tano giustacuore. I bottoni gio-
iello «sbagliati» sono cuciti sbi-
lenchi su giacconi over. Gli
scampoli di volant vengono
piazzati a casaccio sugli scami-
ciati. Creazioni in libertà, un
po’ «fai da te». Come collage in-
completi che ognuna può in-
ventare inserendo elementi rac-
cogliticci. Miuccia è abile a con-
taminare di tocchi eccentrici i
capi tagliati alla perfezione.
Lino trasformista
Vai a scovare nel Nord dell’In-
ghilterra una fabbrica di li-
no, con 200 anni di esperien-
za, e trasformalo in un’altra
cosa. Sarah Burton per Ale-
xander McQueen si è lancia-
ta in questa operazione.
Spalmandolo con trattamen-
ti certosini gli ha regalato l’a-
spetto della pelle. L’ha reso
ingualcibile, impalpabile co-
me chiffon. Ma c’è di più.
Burton ha fatto ricamare a
mano due abiti da tutto lo
staff della maison (pochi
punti per ciascuno) e alla fi-
ne l’ha voluto a raccogliere
con lei gli applausi. Sempre
sulla nobile tela ecco gli
schizzi degli studenti della
Saint Martins. Stampati su
vestiti a ruota. Le marsine ne-
re hanno panier di pizzo rica-
vato della biancheria irlan-
dese di lino, coltivato in una
fattoria di sole donne. Quan-
do la ricerca si unisce alla
creatività dà vita a spettaco-
lari innovazioni. —
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Chanel, la sfilata sui tetti di Parigi
Louis Vuitton
Alexander McQueen
Miu Miu, uno degli abiti
dipinti a mano con fiori
REUTERS/GONZALO FUENTES
LA COLLEZIONE DI LOUIS VUITTON
La Belle Époque di Ghesquière
tra nostalgia, colore e cambiamento
L’invasione da Chanel
della comica Marie “S’Infiltre”
MERCOLEDÌ 2 OTTOBRE 2019LASTAMPA 27
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