.
ANDREA ROSSI
P
urtroppo nei prossi-
mi decenni le nostre
città avranno un nuo-
vo problema da af-
frontare: dopo i dinosauri
delle grandi fabbriche di-
smesse, quelli delle cittadel-
le commerciali abbandona-
te». Guido Montanari, ex vi-
ce sindaco nella giunta di
Chiara Appendino, da qual-
che mese è tornato a tempo
pieno alla sua attività di pro-
fessore alla facoltà di Archi-
tettura del Politecnico. E al
ruolo di urbanista puro, che
da anni esprime posizioni
molto critiche - tra le altre co-
se - sulle grandi città del com-
mercio.
Professore, altri 114 mila
metri quadrati autorizzati a
Caselle. Un’altra città del
commercio che si insedia
sul perimetro di Torino.
Non era finito lo spazio?
«In effetti, pensavo che non
ce ne fosse più. Negli ultimi
quindici, vent’anni, sul terri-
torio della Città metropolita-
na di Torino sono state auto-
rizzate qualcosa come 24
grandi strutture, dal centro
commerciale all’ipermerca-
to, in ogni caso oltre i 10 mila
metri quadrati. Molte si sono
rivelate un boomerang, per
questo mi stupisce quest’en-
nesima apertura».
Perché un boomerang?
«Il settore vive una crisi or-
mai riconosciuta da tutti. Il
motivo è semplice: ciascuna
di queste strutture, per so-
pravvivere, ha bisogno di
contare su un determinato
bacino d’utenza. Ma se le
strutture sono troppe, fini-
scono per contendersi quei
bacini l’una con l’altra».
Eppure sembra il modello
ancora dominante. Come
mai?
«È possibile che queste opera-
zioni siano partite molti anni
fa e si concretizzino soltanto
adesso. Resta però un model-
lo che esprime una visione
commerciale superata oltre
che deleteria: consumo di
suolo, sovraccarico di traffi-
co sulle strade, inquinamen-
to, senza contare la compres-
sione dei diritti dei lavoratori
delle strutture aperte 365
giorni l’anno e a volte anche
24 ore su 24».
Non esistono proprio alter-
native?
«In realtà di fronte alla crisi
una parte della grande distri-
buzione ha orientato gli inve-
stimenti su strutture me-
dio-piccole da realizzare nel-
le zone centrali o semi centra-
li. Mi sembra una risposta
molto più sostenibile sia dal
punto di vista urbanistico,
sia per le famiglie, che trova-
no sotto casa quel che avreb-
bero nelle grandi strutture. È
un modello che a Torino ab-
biamo autorizzato».
Eppure molti sindaci conti-
nuano ad autorizzare i gran-
di insediamenti.
«A volte sono costretti. Que-
ste operazioni portano nelle
casse dei comuni, strangola-
te dai tagli, oneri importanti.
Ma il vero problema è che è
stata cancellata ogni possibili-
tà da parte delle Regioni o del-
le Città metropolitane di eser-
citare una forma di regia o re-
golamentazione. Le liberaliz-
zazioni dei decenni scorsi
hanno abbattuto ogni ostaco-
lo: oggi ci sono davvero pochi
strumenti normativi per af-
frontare queste situazioni».
Il risultato nel lungo perio-
do?
«Glielo spiego subito. Quan-
do aprirà l’Ipercoop in corso
Settembrini verrà chiuso
quello di Beinasco. Un dino-
sauro: nessuno saprà cosa
farne, come riconvertirlo. È
un meccanismo perverso che
continua a generare distru-
zione dell’ambiente e pesan-
ti ricadute sociali». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Negli ultimi vent’anni
sono state
autorizzate 24
grandi strutture:
sono un boomerang
GUIDO MONTANARI
EX VICESINDACO
DOCENTE UNIVERSITARIO
Ancora un outlet
Dopo Settimo, Caselle
il Piemonte è terra
di parchi commerciali
Nell’area a nord di Torino la più vasta offerta d’Italia
Gli iper cambiano faccia: “Ora siamo città nelle città”
GIAMPIERO MAGGIO
Dopo Settimo, toccherà a Ca-
selle. Questa fetta di provin-
cia a nord di Torino è destina-
ta a confermarsi una delle
aree più vaste sotto il profilo
dell’offerta commerciale in
Italia. E se allarghiamo lo
sguardo al resto della cintura
l’elenco si allunga: prima ci
sono state le Fornaci Mega
Shopping di Beinasco, e poi
Le Gru, i grandi colossi del fai
da te e Ikea.
Il Piemonte si conferma sem-
pre di più terra di conquista
dei grandi centri commercia-
li. Partiamo dai numeri. E so-
no quelli dell’osservatorio re-
gionale del commercio. Dal-
la fotografia che emerge da-
gli ultimi 14 anni ci sono due
spunti di riflessione: se guar-
diamo alle grandi strutture, i
cosiddetti iper, è stato un cre-
scendo. Nel 2005 erano 80,
oggi sono 105, per quasi 650
mila metri quadrati (nel
2005 erano 425 mila metri
quadri). Sorprende, poi, il da-
to relativo al commercio di vi-
cinato, la piccola impresa, la
bottega, il negozietto sotto ca-
sa: bene, in 15 anni non c’è
stata alcuna flessione. Anzi:
le attività sono passate da 31
mila 424 a 32 mila 644. In-
somma, la grande distribuzio-
ne vista come un vero e pro-
prio spauracchio, non ha ucci-
so quella piccola. «Vince la
specializzazione» sostengo-
no molti commercianti al det-
taglio. E intanto l’onda degli
outlet e dei parchi commer-
ciali non si arresta.
La prima vera rivoluzione
in termini di offerta al di là di
quelle tradizionali, era arriva-
ta con Settimo Cielo Retail
Park che, nel maggio scorso,
ha ampliato la superficie por-
tandola a 69 mila metri qua-
dri. «Un’operazione che si è ri-
velata vincente» spiega Piero
Boffa, presidente del Gruppo
Building, promotore e finaliz-
zatore dell’intera operazio-
ne. I risultati? Un fatturato
da 200 milioni l’anno, 62 pun-
ti vendita, 850 dipendenti, 6
milioni di visitatori l’anno. E
una montagna di soldi per
l’amministrazione comunale
di Settimo Torinese in termi-
ni di oneri di urbanizzazione,
27 milioni di euro.
Ora, a due passi dall’aero-
porto “Sandro Pertini”, arri-
verà Caselle Open Mall, il pri-
mo centro commerciale in
Italia che abbatte i muri e
punta ad una filosofia del tut-
to nuova. Ci vorranno circa
tre anni per realizzarlo. Un
iter durato a lungo, come è
scontato che sia nelle opera-
zioni che toccano diversi
aspetti, compresi quelli am-
bientali. Anni fa, ad Albiano,
nell’anfiteatro morenico di
Ivrea, tramontò miseramen-
te l’operazione Mediapolis,
un mega parco dei diverti-
menti con un iper centro
commerciale al suo interno.
Vinse l’onda ambientalista.
A Caselle no. Satac Siinq,
controllata al 100% da Ae-
des, ha ottenuto il via libera a
costruire 114 mila metri qua-
drati di un’area commerciale
che «non sarà soltanto punti
vendita, ma una città nella cit-
tà» spiegano da Aedes. Più di
2500 i posti di lavoro previ-
sti. Il grande iper si diversifi-
ca, diventa un parco, con giar-
dini, aree tematiche e tecno-
logiche, multimedialità, cine-
ma, intrattenimento. E poi
tanto food. Su 230 negozi, 15
saranno destinati alla ristora-
zione. A Caselle, come a Setti-
mo, pesano poi gli oneri di ur-
banizzazione, spesso in gra-
do di far quadrare i conti del-
le casse comunali. «Cambia
l’offerta ma la filosofia resta
la stessa - dice Maria Luisa
Coppa, presidente Ascom To-
rino -. La politica, anziché
mettere un freno, favorisce lo
sviluppo di questi parchi che
alla lunga uccideranno il pic-
colo commercio». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
- Il Settimo Cielo Retail Park visto dall’alto. 2. Il
centro commerciale Le Gru. 3. Le Fornaci di
Beinasco. 4. I terreni sui quali sarebbe dovuto
sorgere Mediapolis. 5. Shopping in un iper
5
NADIA BERGAMINI
Ci sono voluti 17 anni, ora iIl
Caselle Open Mall diventerà
realtà. Dopo ricorsi e contro-
ricorsi due giorni fa Satac la
società partecipata al 100%
da Aedes SIIQ ha ottenuto l’o-
kay a costruire. Il mega cen-
tro commerciale sarà realiz-
zato su aree che costeggiano
l’aeroporto “Sandro Pertini”
il cui progetto andrà comple-
tamente a modificare la viabi-
lità circostante.
Con il ritiro delle concessio-
ni, tutto passa ora nelle mani
di Aedes SIIQ che ha già depo-
sitato in Comune a Caselle po-
lizze fideiussorie per ben 50
milioni di euro e ha versato il
primo milione e mezzo (cui se
ne aggiungeranno altri 4,5)
per oneri di urbanizzazione e
costi di costruzione.
Il COM, che si estenderà su
un’area di 114mila metri qua-
drati, vuole essere un nuovo
esempio di spazio commercia-
le in cui alle classiche attività
commerciali si affiancano
aree dedicate alla ristorazio-
ne, all’intrattenimento e an-
che alla cultura, oltre a spazi
fisici per il ritiro dei prodotti
acquistati online. Tutto ciò
per creare un sincretismo tra
metodo di acquisto tradizio-
nale e l’e-commerce.
Innovazione ecosostenibi-
le e autenticità sono le due pa-
role d’ordine del progetto
che ha alla sua base il rispet-
to del territorio. Particolare
anche il design che si ispirerà
ad alcune zone caratteristi-
che di Torino riproponendo
la copia di piazze e strade fa-
mose del capoluogo. Sarà
una struttura aperta e flessi-
bile per ricreare un ambiente
naturale, protetto da portici
e coperture. Al momento so-
no stati già sottoscritti accor-
di per il 20% della superficie
totale mentre un altro 50% è
in corso di negoziazione.
«Siamo arrivati alla fine
dell’iter amministrativo, era
ora – commenta l’ad Giusep-
pe Roveda -. Adesso ci con-
centreremo sulla fase di rea-
lizzazione che ci permetterà
di sviluppare il primo Open
Mall in Italia con caratteristi-
che di innovazione, sostenibi-
lità e tecnologia all’avanguar-
dia». E chiude: «È stata vin-
cente la scommessa di un
cambio sostanziale del pro-
getto: abbiamo voluto recepi-
re l’evoluzione dei nuovi
trend di mercato». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
2500
I posti di lavoro previsti
nella nuova struttura
che sarà realizzata
vicino all’aeroporto
IL FUTURO DEL TERRITORIO IL FUTURO DEL TERRITORIO
Queste operazioni
portano oneri
di urbanizzazione
alle casse comunali
strangolate dai tagli
3
1
27 2 4
I milioni di euro in oneri
di urbanizzazione
garantiti da Settimo
Cielo Retail Park
105
Le piattaforme “iper”
che hanno aperto in
tutta la Regione: nel
2005 erano 80
Nelle casse del Comune
arriveranno 50 milioni.
I punti chiave saranno
innovazione, ambiente
e spinta sull’online
GUIDO MONTANARI L’ex vicesindaco di Torino: un problema
“Un modello superato
Ci lascerà in eredità
dinosauri abbandonati”
INTERVISTA
sotto osservazione l’impatto sul “sandro pertini”
Il via libera dopo quasi vent’anni
“Ma sapremo guardare al futuro”
Un’immagine di come sarà il Caselle Open Mall
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