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CRISTINA INSALACO
CLAUDIA LUISE
L
a lingua è ferma al ma-
schile ma il mondo
della mixology evol-
ve al femminile. Il bar-
man resiste nell’immaginario
dell’happy hour, ma sta emer-
gendo un movimento ampio e
variegato di colleghe «barla-
dies», che con il loro lavoro di
ricerca e innovazione stanno
rompendo gli schemi. A loro è
dedicata una serata speciale
organizzata per stasera a Eata-
ly Lingotto, a partire dalle
19,30. Dieci barladies prove-
nienti dai migliori cocktail
bar della città si ritroveranno
in Sala Duecento per presenta-
re e servire al pubblico le loro
creazioni, durante un evento
che sarà anche una vera e pro-
pria «cocktail competition».
L’evento è organizzato dall’a-
genzia di Comunicazione ed
Eventi «To Be» e da «Mt Maga-
zine», e il titolo della serata,
«Ladies & Cocktails» riassu-
me bene il senso della sfida.
Una giuria composta da esper-
ti del settore e clienti che po-
tranno votare con un gettone
la vincitrice della competizio-
ne, che verrà incoronata «mi-
glior Barlady di Torino». An-
che il miglior bartender del
mondo è donna: la coreana
Bannie Kang, che lavora a Sin-
gapore, ha recentemente vin-
to il «Diageo World Class Bar-
tender 2019». E il suo «oscar»
della mixology racconta così
come la rivoluzione dietro al
bancone sia in corso anche
nel resto del mondo. «All’este-
ro capita più frequentemente
di incontrare barladies – dice
il barmanager del Central,
Giorgio Lupi – a Torino e in Ita-
lia, invece, in proporzione
non è ancora un mestiere così
ambito. Forse perché è molto
umile, perché ha orari di lavo-
ro fino alle tre o alle cinque di
notte, oppure perché è stata a
lungo considerata una “pro-
fessione da uomini”». Poi pro-
segue: «Ma sono convinto che
in futuro aumenterà il nume-
ro di donne in città, anche gra-
zie ai riflettori della televisio-
ne e dei social network sul
mondo del food and bevera-
ge. È solo questione di tem-
po». Al «Central» oggi i cock-
tail li fanno solo uomini, ma
non c’entra la discriminazio-
ne: «Nel mio locale assumerei
una donna molto volentieri,
perché hanno una grande ca-
parbietà – continua Lupi – ma
per quanto mi riguarda è raro
trovare una barladies».
Nella sfida tra barman e bar-
lady per Lalla Carello – organiz-
zatrice di eventi legati alla mi-
xology, ideatrice del «Mix Con-
test Italy Tour» e autrice della
guida «MT Magazine» sui mi-
gliori cocktail bar italiani – a
vincere sono le donne. «Credo
che le donne abbiamo delle car-
te in più – dice Carello – come
la tenacia e la voglia di emerge-
re, sgomitando per farsi strada
in un mondo che è sempre sta-
to maschile». Secondo lei in cit-
tà hanno cominciato a lavora-
re dietro al bancone soprattut-
to negli ultimi cinque anni,
combattendo anche con un po’
di snobismo da parte degli uo-
mini. «Essendo la loro una stra-
da in salita, chi decide di intra-
prendere questa professione è
perché ci crede veramente».
Non solo: «tendenzialmente
studiano di più, frequentano
masterclass e si aggiornano.
Sono mosse da grande curiosi-
tà, e quindi ogni drink è ricerca-
to e curato nei minimi partico-
lari, dalla scelta degli ingre-
dienti alle decorazioni. È diffi-
cile che tutte queste caratteri-
stiche si trovino in un uomo».
Hanno poi un olfatto molto svi-
luppato «a differenza di quello
che qualche volta – sorride Ca-
rello – dicono i bartender», e
adesso stanno iniziando a lavo-
rare in questo settore e a gareg-
giare nelle competizioni anche
perché «hanno trovato colle-
ghi e proprietari dei locali che
credono in loro. È in corso un
importante cambiamento cul-
turale, che coinvolge anche i
clienti dei locali». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Stasera da Eataly la sfida “Ladies & Cocktails”
“Sono più preparate e hanno un ottimo olfatto”
Tenacia e forza
Ecco perché
sono le migliori
È stato un percorso circolare quello di Va-
nessa Vialardi, talentuosa barlady che è
riuscita a vincere una sfida complicata e a
realizzare un sogno: comprare il locale do-
ve ha iniziato ad appassionarsi al mondo
della mixology. È lo storico Soho.23 di
piazza Vittorio che si affianca all’altro lo-
cale che gestisce, il D.One Torino. «Non
posso dire che ho iniziato per caso, sono
cresciuta nel mondo della ristorazione nel locale di famiglia ma
i miei studi avevano preso tutt’altra piega. Ho frequentato il li-
ceo scientifico e mi sono iscritta all’Università per studiare co-
municazione. Poi la mia strada è cambiata. Visto che mi è sem-
pre piaciuto l’ambiente della ristorazione, come moltissimi altri
studenti universitari quando mi sono trasferita a Torino per
mantenermi ho iniziato a lavorare in questo ambiente che ho
sempre considerato stimolante e divertente. Mi sono ritrovata a
lavorare in un cocktail bar e da lì ho iniziato perché i titolari ol-
tre a gestire il locale avevano una delle più importanti scuole cit-
tadine per bartender». Questa è stata la sua prima esperienza
dietro il bancone di un bar. «Negli anni ho continuato a lavorare
in diversi locali di Torino, anche perché per la mia condizione fa-
miliare non potevo spostarmi ma l’esperienza più lunga e signifi-
cativa è stata da Soho.23. Dopo otto anni lì sono arrivata ad apri-
re il mio primo locale che è il D.One in San Salvario e dopo due
anni e mezzo con il mio socio, che è anche la persona con cui ho
lavorato spalla a spalla per dieci anni, abbiamo comprato il So-
ho23. Praticamente abbiamo acquistato il locale dove ci siamo
conosciuti e dove siamo cresciuti professionalmente». Non solo
visione imprenditoriale, quindi, ma anche un legame affettivo.
La ricetta del cuore è «Aria di Torino», un inno alla sua città adot-
tiva preparato con Martini riserva speciale ambrato, Martini ri-
serva speciale bitter, sciroppo ai fiori di sambuco , spremuta di
pompelmo rosa, soda allo zenzero e velluto di bergamotto. «Ma
sul bere sono piuttosto semplice, l’Americano resta il drink mi-
gliore al mondo». C. LUI. —
TENDENZA
Da Eataly
questa sera
la sfida
«Ladies
& Cocktails»
«Ho iniziato per caso, studiavo al liceo arti-
stico ma avevo voglia di indipendenza quin-
di lavoravo, come spesso accade, in un bar.
Da lì è nata una passione che poi si è trasfor-
mata in studio e ricerca. Erano gli inizi degli
anni Novanta». Cinzia Ferro è una delle pio-
niere della miscelazione al femminile e so-
no oltre 20 anni che lotta per scardinare il bi-
nomio tra mixology e universo maschile.
«Nonostante le cose siano cambiate, è ancora un ambiente molto
chiuso per le donne. Non a caso il barman è “uomo”. Dobbiamo dar-
ci molto da fare per dimostrare che siamo capaci». Ferro nel 1999
ha aperto Estremadura Café a Verbania e da poco più di un mese è
partita con una nuova sfida a Piano 35, il lounge bar del Grattacielo
Sanpaolo, al fianco dello chef Marco Sacco. «Quando ho deciso di
dedicarmi ai drink sono partita con lo studio. Ho frequentato tutti i
corsi che potevo e poi ho avuto la fortuna di conoscere il “re della
Milano da bere” lavorando a contatto con i più importanti locali cit-
tadini di allora. L’happy hour era appena diventato una moda».
Una carriera costruita partecipando a molte gare internazionali
con buoni risultati e innovando nel suo locale sul Lago Maggiore
che ha da poco festeggiato i vent’anni di attività. «I gusti sono cam-
biati, prima si guardava molto anche all’estetica. I cocktail doveva-
no essere appariscenti e colorati. Oggi questo aspetto si è molto
semplificato. C’è tanta ricerca e si vanno a riscoprire ricette del
proibizionismo, degli anni Venti e Trenta. Anche il pubblico, penso
grazie a internet, è più attento a qualità e gusto. Si informa e vuole
sapere cosa sta bevendo». Il drink preferito della barlady è un gran-
de classico: l’Americano. «Amo il gusto bitter - racconta Ferro -. Da
questo cocktail è nata anche una delle mie ricette del cuore, l’Ame-
ricano da spiaggia, con cui ho vinto un premio alla Campari Compe-
tition. Non manca mai in menu, è gettonatissimo. È ispirato alla Li-
guria: utilizzo uno sciroppo di chinotto, le erbe della macchia medi-
terranea, un vermouth Cinzano 1757, Bitter Campari, un goccio di
acqua di mare e una scorza di bergamotto». C.LUI. —
Il viaggio è l’ingrediente speciale della
vita di Carlotta Linzalata. Un mix di
esperienze all’estero che l’hanno porta-
ta in giro per l’Europa e che hanno tra-
sformato la sua passione per le lingue in
passione per il mondo dei cocktail. «So-
no stata in Inghilterra e poi in Spagna, a
Barcellona e lì ho provato per la prima
volta. Da quando avevo 15 anni ho sem-
pre lavorato nell’hospitality. Per sostenermi ho iniziato a la-
vorare nel settore, ho cambiato moltissimi locali e da ognu-
no mi sono portata via insegnamenti e consigli. Ma ho capito
che mi piaceva preparare cocktail a Barcellona, ero in sala
ma mi piaceva passare dietro al bancone a carpire i segreti
del barman - racconta Linzalata che ha passato anche due an-
ni in Olanda - Come moltissimi miei colleghi non sono forma-
ta all’alberghiero, ho frequentato il liceo linguistico e solo
quando ero in Olanda ho iniziato a frequentare corsi per bar-
tender». Carlotta Linzalata è tornata a Torino da quattro an-
ni dove ha lavorato per vari locali prima di approdare da Ca-
sa Mago Cocktail Lounge. Sulle differenze tra l’approccio ma-
schile e quello femminile è cauta. «Lavoriamo tutti sodo, non
c’è una contrapposizione tra i generi. Però in generale in una
cosa le donne sono diverse, sono più organizzate nella ge-
stione del lavoro. È proprio un ordine mentale che ci portia-
mo dal modo di affrontare la vita. Anche se ho avuto molti
colleghi e maestri uomini, sempre molto eleganti». Come gu-
sti, anche Linzalata guarda al classico e il suo cocktail preferi-
to è il Manhattan: «Un gusto secco, tendente all’amaro, base
whisky». I gusti dei clienti, invece, «cambiano in base a quel-
lo che gli fai sperimentare e scoprire tu». Il ruolo del barten-
der, quindi è essenziale. Una ricetta ha segnato più di tutte la
sua carriera ed è «Utopia» con cui ha vinto una competizione
internazionale: Gin Mare, Vermouth extra dry, limone, cor-
diale alla santoreggia, sciroppo di salicornia e bitter alle oli-
ve taggiasche. C.LUI. —
LALLA CARELLO
ORGANIZZATRICE DI EVENTI
E SCRITTRICE
«Un giorno mia sorella era disperata,
mancava personale e il locale era pieno.
Mi ha chiamato e mi ha chiesto se potevo
dare una mano in sala». È iniziata così la
storia dietro al bancone di Carlotta Trit-
to che con la sorella Martina lavora da
«Affini», uno dei locali principali che ani-
ma le sere a San Salvario. La passione per
la mixology è scattata prima in Martina
ma il feeling tra sorelle funziona bene e ha portato a creare in-
sieme cocktail nuovi che rispecchiano i loro gusti personali.
«È stata Martina a trascinarmi, lei ha sempre lavorato nell’am-
biente. Quella mia prima sera i responsabili hanno visto che
ero portata, in sala mi sono trovata da subito a mio agio. Stu-
diavo ancora, quindi mi chiamavano solo in caso di necessità
ma dopo gli studi ho capito che potevo farlo diventare il mio la-
voro. Non lo avrei immaginato invece è scoccata la scintilla
che mi ha portato a inserirmi con naturalezza in questo mon-
do», racconta Carlotta. Dal servire in sala alla miscelazione il
passo è stato breve. «È bastato poco per iniziare a provare an-
che l’effetto che fa stare dietro al bancone. Alla fine quello che
doveva essere un gioco è diventato la mia principale occupa-
zione, mia e di mia sorella visto che continuiamo a lavorare go-
mito a gomito». Il tocco femminile nei cocktail per Tritto sta
non solo nell’approccio agli ingredienti e ai gusti, ma anche
nella biologia. «Anche a livello fisico abbiamo una percezione
diversa dell’amaro rispetto agli uomini. Quindi giochiamo in
maniera differente con i gusti più dolci o con i vari gradi di bit-
ter». Intanto la barlady si è appassionata al gin. «Come grande
classico mi piace il gin lemon ma mi concentro soprattutto nel-
la riscoperta dei vari gin che sono prodotti eccezionali e di qua-
lità. Amo studiare le produzioni piccole, di nicchia». Tra le
creazioni con la sorella, invece, c’è il Martinas fiz che, ovvia-
mente, è a base gin ma poi unisce il liquore fiori di sambuco, la
mora prestata, soda e shake’n poor. C. LUI. –
vanessa vialardi
Cresciuta nella mixology
è riuscita a comprarsi
il locale dove ha scoperto
i suoi primi cocktail
cinzia ferro
Ama il classico Americano
e con la versione da spiaggia
ispirato alla Liguria
ha vinto il premio Campari
SOCIETÀ, CULTURA & SPETTACOLI
carlotta linzalata
La globetrotter
è tornata a Torino
per far sognare i clienti
con la sua «Utopia»
Le ragazze hanno più
caparbietà, studiano,
si aggiornano e sono
molto competitive
con i colleghi maschi
LE STORIE
martina e carlotta tritto
Sorelle «Indiana Jones»
alla riscoperta
dei gin perduti
da abbinare con fantasia
LE STORIE
Il barmanager Lupi
“In città sono
ancora poche,
ma aumenteranno”
Dietro
il balcone
comandano
le barladies
Sono sempre più richieste
e i barman cominciano a temerle
54 LASTAMPAMERCOLEDÌ 2 OTTOBRE 2019
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