68 Panorama | 18 settembre 2019
INQUIETUDINI D’AUTORE
IL LATO DARK DEL TECNOFUTURO
A
dirla nel più nobile dei modi, cercava-
mo di sottrarci alla nostra condizione
mortale, di affrontare se non di sostitu-
ire la divinità con un io esemplare. In
parole più povere, intendevamo ideare
una versione migliore e più moderna di
noi stessi e gioire del trionfo dell’estro,
del brivido della nostra maestria». Alla fine,
la questione è tutta lì, in queste poche, ma-
gnifiche righe scritte da Ian McEwan proprio
all’inizio del nuovo romanzo Macchine come
me (Einaudi). Il grande scrittore britannico
in questo libro si misura con uno dei temi
più emozionanti e al tempo stesso terribili di
ogni tempo: l’intelligenza artificiale. La storia
è ambientata nel 1982, ma in una Inghilterra
alternativa, dove la tecnologia è avanzata un
po’ più velocemente, i Beatles esistono ancora
(tutti) e la guerra delle Falkland... beh, non
lo sveliamo. Charlie Friend, un uomo in crisi
sotto vari punti di vista, vuole fare colpo sulla
sua vicina Miranda, di cui è innamorato.
Ci affidiamo mani e piedi
all’intelligenza artificiale,
ai social network, ai robot,
ai giganti del web.
Ignorando, di questa
trionfante rivoluzione
digitale, insidie e pericoli.
Ben chiari invece a molti
scrittori, l’ultimo dei quali
è Ian McEwan, che agli
aspetti sinistri di questa
inarrestabile deriva hanno
dedicato i loro romanzi.
di Francesco Borgonovo
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