80 Panorama | 18 settembre 2019
PIACERI_DEBUTTI
la mia strada. Quindi se tu sbagli vuol
dire che pensi con la tua testa. Bisogna
ascoltare sé stessi e agire seguendo il
proprio feeling: questa è la mia lezione.
Le persone che sbagliano, pensano e
imparano saranno i vincitori. Se ti fidi
solo dei libri, delle opinioni comuni e stai
sempre nel mezzo non avrai successo.
Quali sono secondo lei i segni di
cambiamento nella richiesta di
abbigliamento che viene dal mondo?
Io credo che la gente presti molta più
attenzione alle limitate risorse della terra
e quindi cominci a fare scelte partendo
da questo. E tali scelte riguardano anche
i vestiti e l’industria che li produce. Per
questo noi puntiamo all’alta qualità
e a uno stile classico che significa
«affidabile per l’uso quotidiano». Mi
piace paragonare Uniqlo a una cassetta
degli attrezzi dove tu prendi qualcosa
per completare qualcos’altro. Mi piace
la possibilità di offrire una camicia che
possa essere abbinata a una gonna
Prada oppure un pantalone da indossare
con una giacca Ferragamo. Il mix and
match è uno dei segni di cambiamento.
Quello che a noi interessa non è essere
trendy, né copiare le idee degli stilisti.
Noi rappresentiamo la semplicità che
diventa statement e che dura nel tempo.
In questo momento, la moda globale ha
una nuova parola chiave: inclusione.
Un proposito sociale o un’altra formula
del marketing?
Io credo che si possa includere ogni
persona. La moda non è necessariamente
un prodotto, ma è anche un modo
di vivere. E non deve essere costosa.
Anche noi abbiamo una parola chiave
è: Lifewear che sintetizza la nostra
filosofia improntata alla semplicità,
all’alta qualità e all’utilità quotidiana. La
nostra idea non è quella di imporre uno
stile, ma di far sentire bene e a proprio
agio la gente che indossa i nostri capi.
Le nostre giacche, i nostri maglioni, i
piumini dal design senza tempo sono
una dichiarazione d’intenti. Noi siamo
convinti che gli abiti possano cambiare
le convenzioni e migliorare la vita. Anzi
il cambiamento del mondo può passare
anche attraverso i vestiti. In altre parole
c’è un concetto dietro il Lifewear.
Qual è il suo rituale giornaliero?
Normalmente mi sveglio alle cinque,
vado in ufficio alle sei, sei e mezzo e
lavoro fino alle tre del pomeriggio. Poi
vado a casa oppure su un campo da golf.
Se sono a casa, leggo oppure guardo la tv.
Quali libri le piace leggere?
Le biografie, i romanzi e i libri di storia
politica. Ora sto leggendo la storia della
vita di un ambasciatore giapponese
in America. Apprezzo molto Haruki
Murakami e sono molto attratto dai vari
punti di vista delle diverse narrazioni
sulla Seconda guerra mondiale.
Com’è il rapporto con i suoi due figli?
Molto normale, sono entrambi impegnati
nel mio gruppo ma non occupano
posizioni apicali e non credo ambiscano
a diventare business leader. Uno vive a
Tokyo, l’altro in America.
A proposito di leadership, lei ha
dichiarato che vorrebbe una donna
come suo successore...
Sì, sono fermamente convinto che le
donne siano perfette per il mio tipo di
business perché più attente ai dettagli,
molto intuitive nelle decisioni e più
veloci. Gli affari del mio gruppo in Italia
saranno in mano a una donna.
Qual è il privilegio più importante che
la ricchezza può offrire?
Nel mio caso rendere le persone felici
attraverso il mio lavoro.
Ma a livello personale, lei cosa si
permette per gratificarsi?
Compro opere d’arte perché mi
riempiono il cuore e la mente. Il
mio preferito è il danese Vilhelm
Hammershøi, i suoi quadri sembrano
delle poetiche fotografie.
Quali retaggi culturali del Giappone le
danno fastidio? E quali dell’Occidente?
La cultura giapponese non approva chi
si mette in mostra: tutti devono essere
uguali all’altro, devono dire sì. Tenere il
basso profilo è una nostra caratteristica,
un nostro retaggio. Al contrario, negli
Stati Uniti, la gente ama fare belle
presentazioni di sé stessa ma non sempre
queste corrispondono con la realtà.
Perché Uniqlo è arrivata così tardi
a Milano?
Perché era il mio sogno, ma avevo
bisogno di prepararmi bene prima di
sbarcare nella capitale della moda. E ora
credo di essere riuscito a raggiungere
quel sogno di perfezione che mi ero
prefissato. ■
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Nello spirito
d’inserimento nella
community locale,
la campagna Uniqlo
vede come protagoniste
chef, designer e modelle
milanesi.