18 settembre 2019 | Panorama 85
e Christie’s arricchendo il patrimonio ar-
tistico con la restituzione all’Italia e alle
collezioni italiane di circa 12 mila oggetti.
E senza riconoscimenti ed encomi da parte
dello Stato. Il gusto di Lampronti è orien-
tato verso la pittura barocca e la pittura
di genere, prevalentemente di paesaggio.
Di primo piano, la selezione proposta
oggi nella Reggia di Caserta si apre con
una Pastorale del prezioso Maestro degli
annunci ai pastori. Un sapido anonimo
palleggiato fra Giovanni Dò e Bartolomeo
Passante, attivo negli anni Trenta e Qua-
ranta del Seicento. Popolare e raffinato
insieme. E ancora: una luminosa Betsabea
al bagno di Artemisia Gentileschi, opera
classicheggiante della piena maturità, in-
teramente autografa. È sciocco cercarvi la
mano di Cavallino. Anche l’Annuncio a
Zaccaria di Massimo Stanzione è un altro
notevole esito classicistico del barocco
napoletano, di cui le componenti popo-
laresche si sono integrate nella solennità
della composizione.
Di grande interesse è anche la sezione
del caravaggismo nordico, con un clas-
sico Marte in riposo di Ter Brugghen di
esemplare compostezza. Tra i pittori di
luce spicca il San Pietro in preghiera di
Matthias Stom, con i tipici colori azzurro
e giallo accesi dal lume.
La scuola bolognese ed emiliana è ben
rappresentata da un modelletto di Anni-
bale Carracci con una vertiginosa veduta
di Bologna, dominata dal gruppo divino;
dal Tobia e l’angelo del Domenichino, ver-
sione su tela del rame di identico soggetto
della National Gallery di Londra; da un im-
pegnativo Muzio Scevola davanti a Porsen-
na, composizione teatrale e solennemente
aulica della maturità del Guercino. Tra Sei
e Settecento è un tripudio di paesaggi e di
vedute, da Gaspare Diziani a Canaletto.
Caratterizza la sezione il Capriccio delle
prigioni di San Marco del Canaletto, del
quale Charles Beddington scrive: «Questo
dipinto vanta la più distinta provenienza
di cui possa godere un’opera di Canalet-
to, dal momento che è stato dipinto per
il suo grande mecenate e agente Smith
Consul Joseph e successivamente è pas-
sato con gran parte della sua collezione al
Re Giorgio III nel 1762. Originariamente
faceva parte di una serie di tredici tele
di dimensioni simili, presumibilmente
realizzate come sovrapporte per decorare
il Palazzo Mangilli-Valmarana, la casa di
Smith sul Canal Grande. Cinque di queste
sono firmate e datate 1744.
Nel 1762 Smith vendette il nucleo più
prestigioso della sua collezione a Giorgio
III d’Inghilterra, compresi tutti i dipinti e
i disegni di Canaletto. Quasi tutto rima-
ne nella collezione reale, con pochissime
eccezioni, tra cui il dipinto in esame. Che
è stato offerto in vendita nel 1815, e ven-
duto nel 1816. Dipinto impeccabile, rigo-
rosamente documentato: un capolavoro
di discrezione e poesia. Anche più raro,
sempre di Canaletto, il giovanile Arco di
Settimo Severo, testimonianza del sog-
giorno romano, verso il 1720, del pittore.
Sui passi dello zio torna il nipote
Bernardo Bellotto, riproducendo il Por-
tico d’Ottavia. Parallelamente al contesto
Veneto si apre la raccolta di vedute di Ga-
spar Van Wittel, con esempi straordinari
per luminosità e buona conservazione, e
LA MADONNA IN GLORIA
SULLA CITTÀ DI BOLOGNA
L’artista è Annibale Carracci,
che dipinse il gruppo divino sopra
la città di fine Cinquecento.
MARTE CHE DORME
del pittore olandese
Hendrick ter Brugghen,
del 1625 (o 1626).
luoghi pittoreschi e remoti, preservati nella
integrità dei siti e dei paesaggi, come La
villetta del cardinale Annibale Albani sulla
via Aurelia, un casino di delizie, con an-
nesso giardino all’italiana. Il sito raffigura-
to del dipinto è a ovest della Basilica di San
Pietro, nel Suburbio di Roma. Van Wittel
si limita a mostrare, a sinistra del casino,
che funge da orientatore del panorama, i
torrioni di Nicolò V delle Mura Leonine, la
cupola della basilica, i campanili di Trinità
dei Monti e le torrette di Villa Medici sullo
sfondo, mentre a destra si vede in pri-
mo piano Villa Lante sul Gianicolo, Villa
Aurelia a lato e, sullo sfondo, il grande
complesso del Quirinale con l’obelisco di
Montecavallo.
Ancora più meravigliose, a Napoli, la
Veduta della Riviera di Chiaia e la Veduta
di Villa Martinelli a Posillipo. Purissime e
nitide, in una luce tersa. Mirabile anche,
nel tentativo di addolcire e addomesticare
la natura selvaggia, la Veduta di un’insena-