Libero - 09.09.2019

(Darren Dugan) #1

segue dalla prima


RENATO FARINA


(...) ma senza sfondarli, get-
tando fiori alla polizia inutil-
mente in assetto antisom-
mossa: non siamo mica co-
munisti assetati di sangue, e
non c’è da dar l’assalto a nes-
sun Palazzo d’inverno. Gior-
gia Meloni prima, e con ina-
spettata umiltà Matteo Salvi-
ni in questi ultimi giorni, han-
no proposto questa manife-
stazione contro la vergogna
spudorata di un accordo for-
malmente legittimo e pro-
prio per questo vigliacco, nep-
pure il coraggio di uno sbre-
go da onesti scassinatori. San-
no benissimo di aver agito in
modo ignobile, ma si copro-
no malamente le pudenda
con l’ossequio alle regole.
Allora dài. Nessuna insurre-
zione, ma resistenza pacifica,
non violenta, usando la forza
serena della verità, sia pure in-
cazzata, contro i Piccoli Usur-
patori. Magari qualcuno di lo-
ro ci ripenserà. Magari al Se-
nato alcuni avranno un so-
prassalto di moralità repub-
blicana. Per questo, dalle
10,30-11 di questo lunedì del
tradimento e della resistenza,
ci saremo. Senza insegne di
partito, ma in mezzo a una
fioritura di belle bandiere ita-
liane, a significare col Tricolo-
re che ci crediamo ancora in
questa povera vilipesa patria
e nella sua democrazia ferita
ma guaribile. Non sono riusci-
ti a farcela odiare, con il loro
patto di potere bruto, i capi
del Movimento 5 Stelle e del
Partito democratico. Ho scrit-
to “capi”, perché tra militanti
ed elettori di questi due parti-
ti non sono pochi coloro che
provano disgusto per la sleal-
tà dei loro capatàz disposti a
voltafaccia osceni pur di reg-
gere insieme lo scettro di un
governo servo di poteri fore-
stieri, abborracciando finte
idee che loro stessi non condi-
vidono.


PADRI NOBILI... E MENO

Il buon senso, il decoro, la
ragione sono da quest’altra
parte del Palazzo, in piazza.
Una piazza borghese e prole-
taria, di certo lavoratrice, e vo-
gliosa di rinascita e di sovrani-
tà (articolo 1 della Costituzio-
ne, ma prima ancora il con-
cetto è stato impresso nella
memoria della nazione dai
versi di Dante e di Manzoni
contro la servitù allo stranie-
ro).
Oggi, lo sappiamo, a Mon-
tecitorio, Camera dei deputa-
ti, Giuseppe Conte chiede la
fiducia. Il suo discorso - è sta-
to annunciato - tenderà la
mano alle opposizioni. Fareb-
be bene a tagliarsi la lingua


piuttosto biforcuta: il tradi-
mento non delle idee (non
ne ha) ma delle amicizie non
è lavabile con il colluttorio
profumato della retorica. Ab-
bia pudore, tralasci gli accen-
ti nobili. Sia volgare come i
suoi comportamenti, almeno
per una volta sarà coerente.
I deputati gliela daranno,
eccome, questa fiducia, ma
perché usare questo termine
che abbiamo tramandato ai
nostri figli per esprimere affet-
to, nettezza di cuori e senti-
menti di fedeltà a un amico?
Una parola che i dirigenti del-
la Galbani-vuol-dire-fiducia
ripudierebbero se ancora ci
fosse Carosello. Ormai è pu-
trefatta per l’uso che ne ha fat-
to la politica. Ricordate? Con-
te aveva chiesto la fiducia giu-
sto in luglio sul decreto sicu-
rezza prendendosi una mani-
festazione in faccia, giusto
fuori Montecitorio, da chi
adesso gli dà fiducia. Fidu-
cia? Qui c’è chi ha venduto
non solo il culo, una pratica
popolare in Italia dopo il
trionfo del vaffa, ma l’anima.
Ma forse siamo démodé, e
non ci siamo accorti che con
Conte e compagnia giallo-ros-
sa le due cose coincidono.
Manifestare numerosi fuo-
ri dal Parlamento è utile in
due sensi: a far da contraltare
alla liturgia ipocrita dell’aula

davanti all’opinione pubbli-
ca nostrana e internazionale;
e a togliere alibi a chi passan-
do sotto il banco di Fico ri-
sponderà “sì” alla domanda
di rito. Si capirà plasticamen-
te che la maggioranza della
popolazione è contro una
rappresentanza che di sicuro
sa di non rappresentare più
la realtà. Non lo dicono sol-
tanto i sondaggi, ma ci sono
sentimenti e pensieri che si

stagliano con l’evidenza delle
montagne a chi abbia il corag-
gio di essere onesto con sé
stesso. Pd-M5S-mass-me-
dia-Rai-La7? Figuriamoci. Si
limitano a nascondere la fac-
cia di tolla dietro il velo della
Costituzione che lo consente
e anzi obbliga il capo dello
Stato a prendere atto di accor-
di qualunque sia la loro natu-
ra morale. Del resto la Costitu-
zione non vieta neppure di es-

sere uomini di paglia, ma fa
schifo lo stesso assistere
all’obbrobrio di alchimie as-
sassine della buona fede con
l’unico scopo di rimandare il
voto degli italiani, sperando
intanto che intervengano le
Procure a maneggiare i con-
sensi. Per questo è il caso di
esserci domattina, e di esser-
ne orgogliosi. Capiamo chi
ha maturato avversità verso
manifestazioni per strada e

nelle piazze. Sono specialità
violente verbalmente e spes-
so fisicamente tipiche della si-
nistra o comunque delle posi-
zioni estreme.Liberonon ha
mai tifato finora per questo
genere di cortei o raduni. La
gente cui sentiamo di appar-
tenere e a cui ambiamo di for-
nire un servizio di informazio-
ne e di (esageriamo) idee,
non è avvezza a circolare con
tamburi, fischietti e urlando

LA RIVOLTA DEI GIUSTI


Una manifestazione di popolo


per fermare i signori del Palazzo


Nel giorno del voto di fiducia al Conte bis, Lega e Fratelli d’Italia si ritrovano insieme


fuori da Montecitorio. Una protesta pacifica che ricorda la marcia dei 40mila di Torino


FABIO RUBINI


■Oggi pomeriggio Fratelli d’Italia e
Lega si ritroveranno sotto Montecito-
rio (ma senza bandiere di partito) per
inscenare una protesta contro il gover-
no giallorosso, nato in barba alla volon-
tà popolare che alle ultime elezioni
aveva bocciato sia Pd sia M5S. Ne par-
liamo con l’ex ministro Gian Marco
Centinaio.
Senatore, dopo 14 mesi di gover-
no torna la Lega di lotta?
«Sì, con la speranza che questa fase
duri il meno possibile e che a decidere
chi deve governare siano gli italiani».
Oggi sarete in piazza con la Melo-
ni. A dire cosa?
«Che faremo opposizione durissi-
ma. Ha presente la politica contro i mi-
granti? Ecco, noi useremo con questo
governo la medesima durezza. Del re-
sto questo è un esecutivo di clandesti-
ni e come tale va trattato».
Come giudica la composizione di
questo governo?
«Nel peggior modo possibile. Del re-
sto è evidente che i big dei due partiti
si sono tenuti alla larga per avere mani
libere e staccare la spina al momento
giusto».

Beh, Di Maio è ministro degli Este-
ri...
«Luigi sta facendo lo stesso percorso
di Alfano e, temo per lui, farà la stessa
fine politica. Entrambi ormai sono lea-
der di serie B da accompagnare alla
porta. E poi, ormai, il ministero degli
Esteri...».
Non conta più?
«Se mai me lo propones-
sero, inizierei a preoccu-
parmi(ride). I ministeri
pesanti sono quelli che
trattano di economia ed
Europa e quelli, guarda ca-
so, se li è presi tutti il Pd, il
partito dellecadreghe.I
Cinquestelle sono nell’an-
golo, i dem li hanno man-
giati come la scorsa legisla-
tura avevano fatto col Nuo-
vo Centrodestra».
Già, l’Europa. Quella che ora apre
al 3%, alla maggior flessibilità eco-
nomica. Che è successo?
«È successo che non c’è più il razzi-
sta, populista Salvini, l’unico “dittato-
re” che vuole andare a votare. Ed è
ormai chiaro a tutti che il vero regime
è proprio quello della Ue. Se sei contro
il sistema ti massacra con le banche, lo

spread e con i mega dirigenti non scel-
ti dal popolo, che però hanno il potere
di vita e di morte sui governi».
Guarda caso per la Germania in
crisi i dogmi europei sembrano non
valere. Sorpreso?
«Affatto. Ed è il motivo principale
per il quale la Lega ha lasciato il gover-
no. Con Conte e Tria non
si poteva nemmeno parla-
re di sfiorare il 3%. La Ger-
mania, invece, lo farà.
Con una battuta amara
possiamo dire che, via Sal-
vini, l’Europa sta adottan-
do quei cambiamenti alle
sue politiche che voleva
Matteo».
Centinaio, lei è stato
l’ultimo dei pontieri coi
Cinquestelle. Dica la ve-
rità: c’è stato un momen-
to in cui si è arrivati vicini alla riedi-
zione del governo gialloverde?
«Sì. Dopo lo strappo noi eravamo
pronti a ricucire a patto che se ne an-
dasse Conte, da sostituire con un pre-
mier del Movimento. I Cinquestelle
hanno aperto e ci hanno dato il nome
di Di Maio. Noi eravamo disponibili,
ma 48 ore dopo i contatti si sono inter-

rotti e c’è stato l’accordo col Pd».
Lei che ci ha lavorato, che idea si
è fatto di Conte?
«Non è certo uno stupido. Ha sem-
pre fatto pesare la sua posizione. E fi-
no alle elezioni europee è stato anche
un uomo di equilibrio tra le due com-
ponenti del governo. Dopo il voto è
cambiato tutto e lui si è schierato. Smi-
nuiva le nostre battaglie e difendeva
quelle dei Cinquestelle».
E coi grillini come si è lavorato?
«Idem. Fino alle elezioni europee si
è fatto tanto e bene. Dopo è stata una
via crucis».
Ultima domanda. Lei era nella li-
sta dei nomi per fare il commissario
europeo. Ora non è più nemmeno
ministro. Che effetto le fa?
«Sarei stato commissario se ci aves-
sero dato l’agricoltura, ma francamen-
te andare in Europa non era tra le mie
priorità. Per il resto, guardi, io sono un
soldato della Lega: se mi dice di fare il
ministro faccio il ministro, se mi dice
di fare il soldato semplice, idem. Il mio
futuro? In Parlamento a fare opposizio-
ne dura, usando l’“Arma Calderoli” e
poi a testa bassa a lavorare per far cre-
scere la Lega nel mio territorio».
©RIPRODUZIONE RISERVAT

Gian Marco Centinaio

La leader di Fdi Giorgia Meloni e il segretario della Lega Matteo
Salvini (a destra) oggi tornano insieme in piazza contro il governo
Conte e l’alleanza giallo-rossa(LaPresse e Fotogramma)

Il leghista Gian Marco Centinaio


«Ungovernodiclandestiniecometalevatrattato»


L’ex ministro dell’Agricoltura: «I 5Stelle si sono piegati al regime della Ue e al Pd che ha preso tutti i posti chiave»


(^2) lunedì
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