Libero - 09.09.2019

(Darren Dugan) #1

slogan che seccano chi deve
poter circolare liberamente
per lavoro o anche semplice-
mente per tirar tardi. È sem-
pre un intralcio alla libertà,
non sta nel Dna delle perso-
ne operose e civili.


IL PRECEDENTE

C’è però un precedente
che ci incoraggia a deviare da
questa regola della discrezio-
ne che ci vantiamo di consi-
derare borghese: ed è la mani-
festazione dei 40mila a Tori-
no, che spezzò l’accerchia-
mento delle bandiere rosse
che soffocava il nostro Paese.
La stampa e le tivù erano pri-
gioniere del verbo sindacale
e berlingueriano che impone-
va di inchinarsi passivamen-
te davanti alla protesta per il
sacrosanto licenziamento dal-
la Fiat di 61 dipendenti simpa-
tizzanti del terrorismo e co-
munque attizzatori di disordi-
ne e violenza. Ho rivisto le im-
magini per documentarmi.
Quel 14 ottobre 1980 c’erano
“umarin” che mai prima di al-
lora erano scesi dal marcia-
piede se non per calpestare
con precisione le strisce pedo-
nali, altrimenti si sarebbero
multati da soli. Si davano il
braccio signore in tailleur e
impiegati in cravatta regimen-
tal. Nessun urlo sguaiato. Ma
c’erano cartelli che si rivolge-
vano educati al sindaco co-
munista: «Novelli Novelli fa
riaprire i cancelli». Volevano
lavorare, costruire qualcosa
di buono. Vinsero. Ecco: rifac-
ciamolo.
La democrazia, finché c’è,
è anche questa possibilità di
riunirsi per esprimere, escla-
mare, con la determinazione
dei miti, che così non va. Apri-
te di nuovo i cancelli della de-
mocrazia.
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GIOVANNI CLAUDIO IZZO


■Onorevole Meloni, oggi manife-
state davanti a Montecitorio, però
anche questa volta il centrodestra
non è unito...
«Forza Italia ha scelto di non parteci-
pare, con dei distinguo che non com-
prendo. Non capisco perché vogliano
isolarsi, o isolare i loro sostenitori, mol-
ti dei quali invece saranno con noi. Mi
ricordano la battuta di Nanni Moretti:
“Mi si nota di più se vado o se non
vado?”. Comunque preferisco parlare
di chi ci sarà. E con noi ci saranno, ol-
tre alla Lega e al movimento di Toti,
decine di associazioni da tutta Italia,
elettori del M5S increduli per il volta-
faccia di Di Maio, persino elettori del
Pd che ci stanno scrivendo indignati
per questo matrimonio indigesto».
Fratelli d’Italia invece continua a
credere nel centrodestra?
«Abbiamo sempre avuto a cuore le
ragioni del centrodestra e del suo elet-
torato prima che i nostri interessi di
partito. Ci comportiamo così quando
scegliamo i candidati alle amministrati-
ve, è così che abbiamo fatto opposizio-
ne al governo gialloverde, ed è questo
ciò a cui abbiamo pensato quando ab-
biamo convocato la piazza di oggi, ri-
nunciando alle bandiere di partito e in-
vitando tutti i partecipanti a portare sol-
tanto bandiere tricolori. È in gioco la
sovranità popolare e la nostra stessa
sovranità nazionale».
La sinistra però parla di «piazza
eversiva».
«Il ribaltamento della realtà a cui la
sinistra ci ha abituato sta raggiungen-
do vette inimmaginabili. Praticamente
è democratico prendere il voto degli
italiani e farne carta straccia, è demo-
cratico fare un governo unendo forze
che hanno preso i voti annunciando
che non avrebbe mai fatto un governo
insieme, è democratico farlo con il solo
obiettivo di impedire agli italiani di sce-
glierne un altro, è democratico persino
farsi dettare la linea da Macron o dalla
Merkel. L’unica cosa eversiva è tornare
alle elezioni. E da qualche giorno è
eversivo anche manifestare. Una piaz-
za che contesta la sinistra è eversiva, le
tante piazze della sinistra contro chiun-
que non la pensi come loro sono, man-
co a dirlo, democrazia».
Qualcuno ha anche messo in dub-
bio la legittimità di questo gover-
no...
«È un dibattito surreale. Se avessimo
pensato di trovarci di fronte a qualcosa
di illegittimo sul piano costituzionale
avremmo gridato al colpo di stato e la
nostra risposta non si sarebbe certo li-
mitata ad una manifestazione pacifica
come quella di oggi. Ciò nonostante,
contesto che il presidente Mattarella
non avesse altra scelta. I soloni che i
questi giorni ci hanno additato come
“analfabeti costituzionali” farebbero
bene ad andarsi a leggere le pagine di
insigni costituzionalisti che dicono che
lo scioglimento anticipato delle Came-
re può essere utilizzato quando la rap-
presentanza parlamentare appare evi-
dentemente non rispondente al senti-
mento popolare. Circostanza evidente
visto che da un anno e mezzo Pd e 5
Stelle perdono tutte le elezioni sulla fac-
cia di questo pianeta».
Molti, però, hanno definito «un
suicidio» la scelta di Salvini di stac-
care la spina al governo gialloverde.
«Sono contenta che Salvini abbia
compreso che il momento di dire no a
questo imbroglio di palazzo era questo

e non a ottobre. Avremo modo di fare
la nostra opposizione, in aula, nelle cit-
tà e in piazza, ma è l’atto di nascita di
questo papocchio che contestiamo ra-
dicalmente. Non è un mistero che noi
avremmo preferito che la Lega staccas-
se la spina subito dopo le Europee: è
vero, non c’è certezza che non sarebbe
finita così, ma sicuramente non avreb-
bero avuto alibi. Nessuno avrebbe cre-
duto alle balle sull’Iva, sull’esercizio
provvisorio, sull’Europa. Poi non abbia-
mo capito il tentativo in extremis di of-
frire addirittura la presidenza del consi-
glio a Di Maio. Ma ormai il dado è trat-
to, siamo di fronte ad una emergenza
democratica. Noi siamo fieri della no-
stra coerenza e vogliamo marciare uni-
ti con chi si oppone a questo incesto.
Credo che anche da questa esperienza
Salvini abbia compreso che la pretesa
dell’autosufficienza non paga, forse
porta pure un po’ sfortuna».
Intanto Fdi continua a crescere...
«Sono felice che sempre più italiani
ci diano fiducia e ci riconoscano que-
sta coerenza. In una politica in cui qua-
si tutti fanno il contrario di quello che
dicono, sapere che c’è ancora qualcu-
no che non tradirà la parola data non è
poco. Sabato sono stata a Bologna e
Ferrara per salutare l’ingresso in FdI di
importanti amministratori ed esponen-
ti locali e ho trovato un entusiasmo
contagioso. Sale e piazze gremite di
una folla venuta ad ascoltare cosa aves-
sero da dire questi pazzi sovversivi del-
la Meloni e di Fratelli d’Italia: ovvero la
richiesta di restituire la parola al popo-
lo per fare un governo serio, capace di
durare cinque anni. Una cosa straordi-
nariamente normale che solo in Italia
appare antidemocratica».
Il governo però ha già incassato il
sostegno dell’Europa...
«Quando a luglio si è votato per le
nuove cariche di Parlamento e Com-
missione Europea avevo già lanciato
l’allarme. Lo scambio di voti tra Pd e 5
Stelle era il prologo dell’inciucione che
si è poi consumato. I grillini hanno da-
to i loro voti decisivi alla candidata del-
la Merkel e di Macron e sono stati “ele-
vati” (come dice Grillo) nei salotti buo-
ni del finto europeismo. Autorevoli
esponenti popolari e socialisti hanno
annunciato che il governo verrà “ri-
compensato” per aver fermato i sovra-
nisti. Intanto il Pd ha incassato la pol-
trona di presidente del Parlamento, di
Commissario Europeo, di ministro per
le Politiche Ue e di ministro dell’Econo-
mia che andrà a trattare la prossima
legge di bilancio. Ma non avevano mi-
ca perso le elezioni europee? Poi si la-
mentano se gli italiani si arrabbiano».
Insomma, gli italiani devono pre-
occuparsi?
«Una cosa è chiara: cambieranno le
politiche migratorie, si passerà dai por-
ti chiusi ai confini aperti. Fa parte del
patto scellerato con l’Europa, come ai
tempi di Renzi. Colpisce poi che nel
ridicolo programma di governo la paro-
la “impresa” non venga quasi mai cita-
ta, se non per nuovi obblighi o vincoli,
fiscali o ambientali. E anche per le fami-
glie non prevedo nulla di buono: non
la chiameranno patrimoniale, ma tra
tasse sulla casa, tributi locali, ecotassa
e grande fratello fiscale c’è da temere
che il governo metterà pesantemente
le mani nelle tasche degli italiani. C’è
poi c’è da preoccuparsi per l’agenda
arcobaleno: dall’eutanasia alle adozio-
ni gay fino al gender nelle scuole. Chi si
opporrà a questa deriva?».
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L’APPELLO DI GIORGIA


«Inpiazzacontrol’inciucioaffossa-Italia»


Meloni: «A pagare per l’intesa tra Ue, Pd e M5S saranno famiglie e imprese. Silvio? Non so perché si isoli»


La locandina della manifestazione di oggi davanti a Montecitorio, a Roma

■Il centrodestra cerca di ridefinire il proprio perimetro a partire dalla
manifestazione di Fratelli d’Italia in piazza Montecitorio in occasione del
voto di fiducia al governo Conte. Il leader della Lega ha confermato da
Caorso, nel Piacentino, paese della centrale nucleare in decommissioning,
che sarà in piazza a Montecitorio a fianco di Giorgia Meloni. E ci sarà anche
Giovanni Toti, che ha fondato «Cambiamo» uscendo da Fi che invece dice
no a una opposizione di piazza e rilancia un progetto unitario del centrode-
stra con una opposizione «repubblicana» nelle aule parlamentari, senza
impennate sovraniste.
Posizioni lontane che, però, potrebbero trovare qualche punto di contatto
con il faccia a faccia previsto in settimana tra l’ex ministro dell’Interno e il
leader azzurro. Se per Toti andare in piazza con Meloni e Salvini è «un buon
segnale di unità delle opposizioni», all’unità progettuale del centrodestra si
richiamano invece gli azzurri in questi giorni al campus giovani «Everest» di
Giovinazzo (Bari). Qui si sono visti Antonio Tajani, le capigruppo di Camera
e Senato, Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini, il promotore Maurizio
Gasparri. «Tutte le volte che il centrodestra ha corso unito» spiega la Bernini
«ha vinto e questo Berlusconi lo ricorda da fondatore del centrodestra.
Giustamente ricorda anche che il centrodestra per esistere deve essere gene-
roso, inclusivo, forte e ampio, capace di articolare politiche comuni».
Al campus Silvio Berlusconi ha inviato un messaggio politico, rivendican-
do che sta a Forza Italia ora - con l’avvento del governo forse «più a sinistra
della storia della Repubblica» - «costruire un’alternativa, di centrodestra,
che non sia la destra sovranista». Perché «quella destra non potrà mai vince-
re, da sola, e se vincesse non sarebbe in grado di governare. Occorre rico-
struire», afferma «lo spazio politico dei liberali, dei cattolici, dei riformatori,
delle tradizioni su cui si fondano le libere democrazie dell’Occidente. Noi
siamo i soli coerenti eredi di quelle idee». E, aggiunge, «lo faremo in Parla-
mento, luogo della sovranità popolare, ma anche nelle piazze, se metteran-
no le mani nelle tasche degli italiani o di limitare ancora la nostra libertà».
Piazze sì, ma non quella di Montecitorio domani, sottolinea Bernini:
«Queste sono le nostre piazze» ha detto la capogruppo al Senato, «non
Montecitorio durante la fiducia. Le nostre piazze sono i territori, non le
piazze della protesta ma quella della proposta di soluzioni per il Paese».
Salvini risponde al Cav scherzando: «Non mi capisce piu? Starà parlando
del Milan». La manifestazione di oggi appare, però, come uno spartiacque,
una prova di forza per la leadership del centrodestra. E alla domanda se sia
deluso dalla mancata presenza di Forza Italia, il leader leghista risponde
così: «No, perché sarà una piazza senza bandiere di partito e senza simboli.
Chi c’è è libero di esserci come cittadino». Insomma, quasi un mascherato
invito ai forzisti a disubbidire a Berlusconi e ad andare lo stesso domani in
piazza Montecitorio. Invogliandoli anche con la promessa che la Lega sarà
capace di portare il 19 ottobre «un fiume umano a Roma».
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Centrodestra ancora diviso


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