La Stampa - 09.09.2019

(avery) #1
.

IL VERDETTO PER IL LEONE D’ORO RIFLETTE NUOVI CRITERI DI SELEZIONE

Il Joker della svolta

Come l’opera di Todd Phillips

concilia arte e pubblico

ai tempi dello streaming

L’autore di Ogni cosa
è illuminata torna
in libreria in questi giorni
con Possiamo salvare
il mondo, prima di cena

FABRIZIO ACCATINO

N

ella battaglia
globale per la di-
fesa dell’am-
biente, Jona-
than Safran
Foer ha scelto
da tempo la strada della
chiarezza. Negli ultimi die-
ci anni, a fronte di un solo
romanzo (Eccomi), ha pub-
blicato due saggi sull’argo-
mento. Nel 2009 era uscito
Se niente importa una con-
danna degli allevamenti in-
tensivi che sarebbe stata al-
la base della svolta vegana
dello scrittore. Ora lo scrit-
tore statunitense torna in li-
breria con Possiamo salvare
il mondo, prima di cena

(Guanda), che ci squader-
na davanti agli occhi le con-
seguenze dei cambiamenti
climatici e che presenterà
domani alle 18 nell’Aula
Magna della Cavallerizza
per il primo appuntamento
di «Aspettando il Salone».
Dialogherà con lo scrittore
Paolo Giordano.
Il suo ultimo lavoro è un
originale pamphlet che
amalgama i freddi dati
scientifici con ricordi perso-
nali, storie di famiglia, epi-
sodi biblici, squarci di futuri
possibili. «L’essere umano
funziona in maniera partico-
lare - dice -. Prova un coin-
volgimento reale solo per
ciò che ha materialmente di
fronte, mentre tende a igno-
rare ciò che è più defilato.
Come se accadesse altrove e
ad altri. Quindi, nonostante
le migliaia di cose che po-
trebbe fare per salvare il pia-
neta, non fa nulla».
Qual è l’errore più grosso
commesso dai mass media
nel comunicare il riscalda-
mento globale?
«Quello di scriverne in ma-
niera equidistante, come se
ci fossero pro e contro. Co-
me se le opinioni di chi ac-
cetta i dati scientifici e di chi
li confuta fossero equivalen-
ti. È un approccio culturale
completamente sbagliato».
Che cosa pensa della giova-
ne attivista Greta Thun-
berg?
«Ogni bene possibile, provo

per lei un profondo senso di
gratitudine per tutto quello
che sta facendo».
Però molta gente la canzo-
na.
«Molta gente canzona
chiunque. È il loro modo

per ricevere attenzione, per
darsi più importanza di
quella che in realtà hanno.
Su Internet è pieno di arrab-
biati. Invece di focalizzarsi
su qualcosa di più costrutti-
vo, alzano la voce senza ave-
re niente da dire».
La famiglia di sua madre
viene dalla Polonia e dall’U-
craina. Cos’è per lei l’Euro-
pa?
«La terra delle storie fonda-
tive della mia infanzia, quel-
le che mi raccontava mia
nonna. Ogni individuo ha le
sue, sono i mattoncini su cui
si costruisce la personalità».
Nel film tratto dal suo pri-
mo romanzo, Ogni cosa è il-
luminata», il suo ruolo è in-
terpretato da Elijah Wood.
Che effetto le ha fatto ve-
dersi sullo schermo con il
volto di qualcun altro?
«È stata un’esperienza stra-
nissima, ma ho preferito af-
frontarla con distacco, da
spettatore. Il film mi è pia-
ciuto, ho trovato la storia di-
vertente».
Quel romanzo è stato rifiu-
tato da numerosi editori,
al punto che è arrivato a un
millimetro dal non essere
mai pubblicato. In tal caso
che cosa avrebbe fatto del-
la sua vita?
«Quand’ero giovane avrei
voluto diventare un dotto-
re, avevo persino iniziato
medicina. Forse avrei fatto
quello».

Da matricola alla Prince-
ton University ha avuto
una docente di scrittura
d’eccezione: Joyce Carol
Oates. Che ricordi ha di
lei?
«Ne ero terrorizzato. È sem-
pre stata onesta, anche a co-
sto di esprimere opinioni se-
vere. Però ci incoraggiava,
diceva sempre che il primo
requisito per uno scrittore è
l’energia. In tanti devono a
lei la loro carriera lettera-
ria, io per primo».
Ora è passato dall’altra par-
te della cattedra, insegna
scrittura alla New York Uni-
versity.
«Una delle cose magnifiche
dell’America è che nel tem-
po l’approccio alla letteratu-
ra è molto cambiato, diversi-
ficandosi. Guardo i miei stu-
denti e li vedo esprimere
pensieri nuovi, figli di un
nuovo modo di vedere il
mondo».
Gli e-book rimpiazzeran-
no i libri?
«Ci sono elementi a favore e
contro questa tesi, ma la
questione non è così impor-
tante. Se grazie alla loro dif-
fusione i lettori raddoppie-
ranno, ben venga».
Com’è cambiata la sua vita
da quand’è genitore?
«Diciamo che le frecce che
mi indicavano la strada si so-
no spostate in una nuova di-
rezione». —
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LUCA DONDONI
ROMA
È stata la serata più bella
della mia vita». Si è chiuso
con le parole del leader
Tommaso Paradiso il con-
certo-evento che i tre The-

giornalisti hanno tenuto sa-
bato sera al Circo Massimo
davanti a 45 mila persone.
In odor di scioglimento - an-
che se non sembrerebbe vi-
sti gli abbracci che Tommy,
Marco Antonio Musella e
Marco Primavera si sono
scambiati sul palco - gli ido-
li di migliaia di teenagers
hanno portato a termine un
tour di gran successo. D’al-
tra parte, anche se c’è chi ha
scritto che il live del Circo

Massimo fosse a rischio per
mancanza di pubblico scate-
nando la rabbia di Tomma-
so Paradiso, che anche dal
palco ha fatto la battuta
«Beh, stasera non siamo co-
sì pochi...» , i sold out di tut-
te le oltre 30 date del «Love
Tour» da 250 mila spettato-
ri, dimostrano un successo
che va oltre le gazzette.
Trovare le ragioni di que-
sto exploit non è difficile. Sia-
mo nel punto più insipido e

controverso espresso dalla
musica pop italiana e insie-
me nel punto più alto per la
considerazione che il pubbli-
co giovane ha della stessa. Un
consenso che ha spinto le tre
multinazionali del settore
(Sony, Universal e Warner) a
vivere come un peso la pro-
mozioni dei loro artisti inter-
nazionali. «La musica stranie-
ra si vende sempre meno - è la
motivazione dei manager - e
per questo siamo più concen-
trati sul mercato interno».
Peccato però che pur «di
far fieno» sia in atto una ba-
nalizzazione del prodotto.
Canzonette spinte fin sulle
vette delle classiche con fra-
si-tormento come «ti mando
un vocale di dieci minuti» di-
ventano un successo. L’It-
Pop ha raggiunto un livello

di omologazione che lascia
esterrefatti di fronte alle le-
gioni di ragazzini adoranti,
Z-Generationers ai quali
non frega nulla di chitarre e
batterie perché ipnotizzati
da trap e reggaeton.
Per chi c’era sabato queste
canzoni sono la colonna so-
nora, il ritornello da impara-
re a memoria, le filastrocche
fra un esame e l’altro. In se-
quenza abbiamo ascoltato
ben ventisei canzoni a parti-
re da Completamente per con-
tinuare sino a Stanza Singo-
la dove si è palesato quel
Franco 126 che da Trasteve-
re è atterrato su uno dei pal-
chi più importanti della na-
zione. Altri due brani e spa-
zio allo «zio» Luca Carboni
che con Paradiso ha firmato
Luca lo stesso. Giusto tributo

anche a quel Dario Faini che
per l’arte ha scelto il nome di
Dardust e ha praticamente
prodotto alcune delle canzo-
ni più interessanti degli ulti-
mi sei anni (lo si ritrova an-
che sul finale in New York).
Peccato per il problema
tecnico che ha impedito il
collegamento video con Jo-
vanotti, così come per Fi-
bra annunciato e cancella-
to. Nel parterre vip si sono
visti Riccardo Cocciante,
Alessandra Amoroso e Car-
lo Vanzina, che pare stia
dando una mano al Tomma-
so Paradiso regista: «Nel
mio futuro c’è una pellicola
che sto scrivendo perché il
cinema mi ha sempre affa-
scinato». Poteva mancare
Calcutta che a Roma è una
specie di guru? No e infatti

c’era, presentato da Tom-
my come un «fratello» e «il
più bravo di tutti». Giacca
rosa e trucco super per Eli-
sa, che in proscenio quan-
do Tra la strada e le stelle
era già iniziata, ha fatto
una bellissima figura. La
cantautrice più in forma
del made in Italy contempo-
raneo è salita sul palco con
Takagi & Ketra per cantare
Sola in the Night, ma ormai
mancavano poche canzoni
ai saluti. Una via l’altra le
bombe New York, Riccione,
Maradona y Pelè e quella Fe-
licità puttana da milioni di
streaming hanno chiuso lo
show lasciando però irrisol-
to un interrogativo: i The-
giornalisti sopravviveran-
no al Circo Massimo? —
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ALBERTO BARBERA
DIRETTORE
DI VENEZIA ’76

Il maestro Manzi rivive su RaiScuola

FULVIA CAPRARA
VENEZIA

U


na risata ci salve-
rà. Inquietante e si-
nistro, a metà stra-
da tra pianto dispe-
rato e ilarità incon-
tenibile, il ghigno
del Joker di Joaquin Phoenix
segna, per la Mostra del cine-
ma di Venezia, un importante
punto di svolta. Il Leone d’oro
all’opera di Todd Phillips, dedi-
cata al celebre antagonista di
Batman, prendendo marcate
distanze dalla rappresentazio-
ne più scontata del popolare
cattivo della DC Comics, è il se-
gno tangibile di un’inversione
di tendenza.
Per anni messo nell’angolo,
invitato (perché i divi fanno
sempre gola e garantiscono
pubblico) ma poi puntualmen-
te bastonato nella fase dei ver-
detti, il cinema americano che
riempie le sale, realizzato dal-
le major (stavolta è la Warner
Bros), destinato a fare incassi,
guadagna finalmente il podio
dei vincitori. Espressione arti-
stica e gusto della platea posso-
no viaggiare sullo stesso bina-
rio e non è affatto detto che

una Mostra d’arte cinemato-
grafica debba occuparsi unica-
mente di talenti negletti e pro-
dotti di difficile digestione:
«Siamo stati felici di poter met-
tere in concorso Joker - dice il
direttore Alberto Barbera -,
fuori non avrebbe assunto l’im-
portanza che ha. E’ un film che
riesce a conciliare arte e pub-
blico, ed è presumibile che ini-
zi da ora il suo cammino verso
gli Oscar».
Basta guardarsi indietro per
cogliere la portata del muta-
mento. Nel 2011 il Leone d’o-
ro era andato al Faust di Ale-
xandr Sokurov, raffinata rilet-
tura dell’opera di Goethe den-
sa di immagini ricercate e rife-
rimenti letterari, l’anno dopo
il riconoscimento era andato a
Pietà di Kim Ki-Duk e la scelta
aveva scatenato polemiche
per il linguaggio estremamen-
te violento dell’opera, nel
2013 vinceva l’Italia con Sacro
Gra di Gianfranco Rosi, docu-
mentario su usi e costumi del-
le persone che vivono in prossi-
mità del Raccordo Anulare del-
la capitale, nel 2015 il premio
a Un piccione seduto su un ra-
mo riflette sull’esistenza dello
svedese Roy Andresson (pre-
miato anche quest’anno con il
Leone d’argento) aveva susci-
tato commenti preoccupati
nel mondo dei produttori e dei
distributori italiani, replicati,
nel 2016, quando il trofeo era
stato consegnato al filippino

Lav Diaz, autore della Donna
che se ne è andata, 226 minuti
di bianco e nero, senza un luce
di speranza.
I segnali di risveglio sono ar-
rivati nel 2017, con la vittoria
della Forma dell’acqua di Guil-
lermo del Toro, seducente fan-
tasy cinefilo che, dopo il Leone
d’oro, ha fatto incetta di Oscar.
Un anno fa Roma di Alfonso
Cuaron incantava la platea del-
la Mostra e apriva, prima di
guadagnare a Los Angeles la

statuetta per la migliore regia,
la questione cruciale dei film
prodotti per le piattaforme di-
gitali: «Con l’avvento degli
“streamers” - spiega Barbera -
si andrà sempre di più verso
un tipo di cinema capace di
conciliare i due estremi, da
una parte le ragioni autoriali,
dall’altra quelle industriali e
spettacolari».
La Mostra ha il merito di
aver fiutato l’aria del tempo e
di aver modificato in fretta i cri-
teri di selezione. Dopo anni di
dichiarazioni vagamente pro-
fessorali in cui si spiegava a
giornalisti perplessi che la ras-
segna veneziana aveva soprat-
tutto il compito di promuove-
re cinema di ricerca più auda-
ce e non certo di assecondare
le esigenze del grande pubbli-
co, ecco che, finalmente, la
realtà di operatori come Net-
flix e Amazon impone valuta-
zioni differenti: «La concorren-
za tra questi colossi non si limi-
terà solo al prezzo degli abbo-
namenti, più si andrà avanti e
più ci sarà battaglia per acca-
parrarsi i migliori attori e i mi-
gliori registi». Non è un caso,
insomma, che gli ultimi lavori
di Scorsese, Clooney, Fincher
siano prodotti dai grandi ope-
ratori dello streaming: «Il ver-
detto interpreta lo spirito di
questa edizione, riflettendone
le scelte e la volontà di un nuo-
vo orientamento». —
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AFP

JONATHAN SAFRAN FOER
SCRITTORE E SAGGISTA

Chi non ha visto o sentito parlare della trasmissione televisi-
va «Non è mai troppo tardi» che andò in onda in Rai dal
1960 al 1968 per insegnare a leggere e a scrivere a chi era
analfabeta? Chi non ricorda Orzowei, uno dei romanzi di let-
teratura italiana più tradotti al mondo? E quel signore garba-
to e gentile così bravo a disegnare alla lavagna? Tutti lo ricor-

dano e lo riconoscono: Alberto Manzi è entrato nella storia
italiana grazie a quella trasmissione tv ed è stato una delle fi-
gure preminenti in ambito educativo. «Alberto Manzi. L’at-
tualità di un maestro» è ora un ciclo di sei trasmissioni che
RaiScuola e l’Assemblea legislativa della Regione Emi-
lia-Romagna hanno coprodotto per riproporre alle tante
scuole italiane l’approccio pedagogico e didattico del mae-
stro grazie a sei ricerche sviluppate con 4 esperti. Hanno col-

laborato Telmo Pievani, filosofo e evoluzionista, Marià Arcà,
ricercatrice del Cnr e collaboratrice di Manzi, Marco Aime, an-
tropologo culturale e docente universitario, Riccardo Morri,
presidente dell’associazione italiana docenti di geografia.
Le sei trasmissioni ripropongono anche immagini dal reper-
torio delle Teche Rai di Alberto Manzi al lavoro. Messa in on-
da domani e il 10 settembre, il 16 e 17, il 23 e 24 su RaiScuo-
la, alle 19.30. Saranno disponibili anche su RaiPlay.

In 45 mila per Tommaso Paradiso in una serata ricca di ospitate

Thegiornalisti al Circo Massimo

L’ItPop va verso nuovi confini

Tommaso Paradiso ha sublimato i suoi successi tra le voci di scioglimento del gruppo

Thegiornalisti al Circo Massimo

L’ItPop verso nuovi confini


  1. Joaquin Phoenix nel ruolo di Joker; 2. Robert De Niro interpreta Murray
    Franklin, il presentatore di un talk show televisivo che contribuirà al crollo
    psicologico del protagonista; 3. Il regista Todd Phillips e l’attore Joaquin
    Phoenix sabato sera durante la premiazione per il Leone d’oro


PAOLO VIRZÌ
REGISTA, NELLA
GIURIA DELLA MOSTRA

L’attivista svedese Greta Thumberg, 16 anni, a New York assieme ai ragazzi che si battono per il clima

L’errore dei mass
media è comunicare
il cambiamento
climatico
scrivendone
in maniera
equidistante,
come se le opinioni
di chi accetta
i dati scientifici
e di chi li confuta
fossero equivalenti

ROBERTO PANUCCI

Il gruppo idolo di migliaia
di teenager chiude un tour
di grande successo, sul
palco anche Luca Carboni,
Elisa e Franco 126

JONATHAN SAFRAN FOER Lo scrittore americano domani a Torino per “Aspettando il Salone”

“Profonda gratitudine per Greta

Chi la deride è privo di contenuti”

“Si potrebbero fare
migliaia di cose
per salvare il pianeta.
Ma non facciamo nulla”

Tommaso Paradiso

In alto, Tommaso Paradiso in un momento dello show al Circo Massimo davanti a 45 mila persone, co-
me si coglie dal colpo d’occhio della foto sopra. Per il concerto-evento che ha chiuso il «Love Tour» di
oltre trenta date, è stato allestito un palco enorme con passerella a Y e con otto mega-schermi

Il frontman: “Beh, non
siamo pochi...” in
risposta a chi aveva
previsto un mezzo flop

Serata piena di
ospitate, da Luca
Carboni a Franco 126
fino a Elisa

ROBERTO PANUCCI

3

Più di un cinecomic
questo film funziona
come un ritratto
potentissimo
del nostro tempo

NICO TAVERNISE

NICO TAVERNISE

È il tentativo di
armonizzare due
estremi: le ragioni
autoriali con quelle
industriali

2

1

TM

TEMPI

MODERNI

CULTURA, SOCIETÀ
E SPETTACOLI

LUNEDÌ 9 SETTEMBRE 2019 LASTAMPA 25
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