La Stampa - 09.09.2019

(avery) #1
.

Vita privata
Ha avuto relazioni con
varie donne, tra cui Diane
Keaton e Madonna, senza
mai sposarsi. Ha tre figli

Film
Il Padrino, Serpico,Quel
pomeriggio di un giorno
da cani, Scarface, Carlito’s
Way, Donnie Brasco

Nato
A East Harlem,
Manhattan, il 25 aprile
1940, da genitori
di origine siciliana

Visti da vicino

da Antonio Monda

Al Pacino —

Dal Padrino a Carlito’s Way e Scarface


la faccia empatica dei criminali


ANTONIO MONDA


«È


come
trovar-
si di
fronte
una ti-
gre»
scrissero di lui quando comin-
ciò a mettersi in mostra sul pal-
coscenico, e poi «non fatevi il-
lusioni: anche quando è rin-
chiuso in una gabbia è sempre
pronto a sbranarvi». Ancora
adesso non c’è nulla che lo ren-
da più felice di questa defini-
zione, e te ne accorgi dallo
sguardo languido e profondo,
che riesce a sedurre e spaventa-
re, rimanendo, in ogni momen-
to, quello di un uomo nato per
conquistare.
È un leader, Al Pacino, un
trascinatore, sia che interpreti
un criminale sia un allenatore
di football. Ed è in grado di pro-
nunciare battute definitive
mentre ti fissa con uno sguar-
do magnetico, imprescindibi-
le, che proietta, insieme al cari-
sma, la malinconia di chi ha
compreso che anche la più
grande delle vittorie, in fondo,
è inutile. Forse nessuno ha col-
to il segreto di quello sguardo
quanto Anthony Lane, il qua-

le, recensendo Donnie Brasco
sul New Yorker, scrisse: «Nes-
suno ha più quegli occhi da
quando El Greco ha smesso di
dipingere i santi». Era magnifi-
co Pacino nel ruolo di quel cri-
minale che non aveva fatto car-
riera, e basta rivedere quei san-
ti per capire che incutono timo-
re e hanno una spiritualità che
nasce dalla carne.
Sono tutti elementi che Alfre-
do James Pacino porta con sé
sin quando da bambino ha assi-
stito con strazio alla separazio-

ne dei genitori, e fa impressione
pensare che ad aprile compirà
ottant’anni: non c’è nulla però
che non comunichi ancora la vo-
glia di sbranare. È nato a East
Harlem da due siciliani: il padre
Salvatore era della provincia di
Messina, la madre Kate proveni-
va da un paese con un nome
scolpito nel suo destino: Corleo-
ne. Dopo il divorzio la mamma
si trasferì nel Bronx assieme ai
propri genitori, terrorizzata per

le frequentazioni di Al, che oggi
racconta: «Passavo le giornate
in un’area chiamata Fort Apa-
che, ed era il periodo dell’eroi-
na. La prendevano tutti i miei
amici, e nessuno di loro è so-
pravvissuto». Al dovette giurar-
le che non era andato mai oltre
la marijuana: era vero, ma le
aveva nascosto che beveva al
punto da rischiare l’alcoolismo.
Quando lei morì, provò il
più grande dolore della sua vi-
ta: l’esistenza era ingiusta e
senza senso, ed era meglio ri-
crearla in un universo chiuso e
modificabile. Ha vissuto a lun-
go di stenti, dormendo spesso
per strada, finché non ha deci-
so di dedicare la vita alla recita-
zione, cercando di entrare
all’Actors Studio, dove in un
primo momento venne rifiuta-
to. Nel giro di poco tempo però
Lee Strasberg si accorse di ave-
re di fronte il più grande talen-
to dai tempi di Marlon Bran-
do: oggi è il presidente di
quell’istituzione leggendaria e
in un incontro a Roma mi spie-
gò che «anche chi è dotato di ta-
lento ha bisogno di studiare, e
studiare, e la qualità si raggiun-
ge con il lavoro quotidiano».
Quando gli chiesi di parlarmi
dei suoi ruoli più famosi mi dis-
se: «Sono grato alla fama e al

benessere che mi ha dato il ci-
nema, ma quello che vorrei fa-
re veramente è recitare Amleto
in un piccolo teatro».
Mentre cominciava a esibir-
si sul palcoscenico interpretò
un tossicodipendente in Pani-
co a Needle Park, e poi duettò
senza alcun timore reverenzia-
le con Gene Hackman nello
Spaventapasseri. Si accorse di
lui Francis Ford Coppola e lo
scritturò per il ruolo di Mi-
chael Corleone nel Padrino.
Non fu affatto facile: alla Para-

mount non ne volevano sape-
re di questo sconosciuto che
chiamavano «midget», il na-
no, e pretendevano un nome
affermato come Ryan O’Neal o
Warren Beatty. Coppola riuscì
a spuntarla grazie anche all’ap-
poggio di Diane Keaton, già
scritturata nel ruolo della mo-
glie Kay: l’attrice aveva una re-
lazione con Pacino e diceva
«guardateci, insieme siamo
una coppia perfetta». Pacino ri-

compensò il regista, la fidanza-
ta e il mondo intero con una
delle interpretazioni più gran-
di di tutti i tempi, dove duettò
ancora una volta senza timore
con Marlon Brando, rendendo
immortali battute quali: «È
un’offesa alla mia intelligen-
za», «Su quel contratto ci sarà
la tua firma o il tuo cervello» o
«Gli ho fatto un’offerta che
non poteva rifiutare».
\Il trionfo venne replicato
nel Padrino parte seconda, e ri-
sultò evidente che soltanto un
attore con tutto quel talento
potesse pronunciare battute
quali «Siamo due facce della
stessa ipocrisia» o «Tieni gli
amici vicini e i nemici ancora
più vicino». Fu anche chiaro
che solo il suo carisma poteva
convincere il pubblico a empa-
tizzare con un criminale che
arrivava a far uccidere il fratel-
lo: molto si doveva ovviamen-
te anche a Coppola, ma il se-
guito della carriera ha dimo-
strato che l’approccio umani-
sta della sua recitazione gene-
rava un’attrazione irresistibi-
le anche nei momenti di mas-
sima ambiguità morale. Basti
pensare al criminale romanti-
co di Carlito’s Way, o a quello
improvvisato di Quel pomerig-
gio di un giorno da cani, che

aizza la folla contro la polizia
gridando «Attica! Attica!».
È riuscito a dare carisma ed
empatia persino a un mostro
come Roy Cohn, il quale nega
di avere l’Aids in Angels in Ame-
rica, dicendo «ho un tumore al
fegato, sono i froci che hanno
l’Aids». E a Scarface, al quale
regala un’altra battuta passata
alla storia: «Say hi to my little
friend» (la versione italiana
traduce misteriosamente: «Sa-
lutatemi il mio amico Sosa»).
Ha fatto ripetutamente scelte
rischiose come Cruising, per
cui fu inviso per molto tempo
alla la comunità gay, e non so-
no mancati errori quali Revolu-
tion o momenti in cui si è com-
piaciuto dei propri manieri-
smi, a cominciare dalla voce ro-
ca e le improvvise esplosioni di
rabbia. Ma pochi interpreti co-
me lui sanno impadronirsi di
un’inquadratura o di un palco-
scenico: sembra che non abbia
paura di niente, quando reci-
ta, e che almeno in quel mo-
mento la vita abbia un senso,
anche quando è tragica.
Il modo in cui ha interpreta-
to Marc’Antonio nel Giulio Ce-
sare è rimasto nella leggenda
dello spettacolo, ed è illumi-

nante che abbia voluto con-
frontarsi anche con Shylock e
poi, come regista, con un altro
tragico personaggio shake-
speariano quale Riccardo III.
Non meno interessante il fasci-
no che prova per uomini dal de-
stino tragico come Modiglia-
ni, sul quale ha tentato di rea-
lizzare un film, e di Oscar Wil-
de, del quale ha messo in sce-
na la Salomè. Ed è del tutto ori-
ginale il modo in cui si prepara
per i ruoli: per Scarface ha stu-
diato il pugile Roberto Duran,
pensando anche a Meryl
Streep nella Scelta di Sophie.
Ormai ha raggiunto ses-
sant’anni di carriera e accetta of-
ferte solo da amici quali David
Mamet o registi con cui non ave-
va mai lavorato come Scorsese
e Tarantino, continuando ad
avere come modello Picasso:
«Quando penso al modo in cui
concepisco la recitazione mi vie-
ne in mente Picasso di fronte al-
la tela vuota». È lunga la lista di
donne che ha amato, e inaspet-
tata quella di amici personali, a
cominciare da Carlo d’Inghilter-
ra. Non meno sorprendente la li-
sta di film importanti che ha ri-
fiutato: Kramer contro Kramer,
Incontri ravvicinati del terzo ti-
po, Apocalypse Now, Pretty Wo-
man e persino Guerre stellari,
dove George Lucas lo voleva co-
me Han Solo.
Non ha rimpianti, però, sal-
vo l’essere identificato con
troppi ruoli negativi, compre-
so quello del demonio che irre-
tisce Keanu Reeves nell’Avvo-
cato del diavolo. In occasione
di una retrospettiva al Lincoln
Center chiese di mostrare un
suo film intitolato City Hall.
Quando gli venne fatto notare
che era un film in fondo trascu-
rabile, sgranò gli occhi da san-
to e ci disse: «Lo so, ma inter-
preto il sindaco di New York e
ci tengo che i miei cari mi veda-
no in quel ruolo». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

CARTA D’IDENTITÀ

Dopo 60 anni di film
accetta solo offerte di
amici come Mamet o di
registi come Scorsese

Ragazzo nel Bronx,
i suoi amici prendevano
l’eroina, lui si limitò
a marijuana e alcol

Nel suo sguardo
la malinconia di chi sa
che anche la più grande
delle vittorie è inutile

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26 LASTAMPALUNEDÌ 9 SETTEMBRE 2019
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