La Stampa - 09.09.2019

(avery) #1

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MARIO TOZZI


A

ll’inizio tutto era
sott’acqua. Voglio
dire che più di 500
milioni di anni fa
l’Italia non c’era.
Anzi, meglio, era
completamente sommersa
sotto le acque di un grande
oceano, oggi scomparso, che
si chiamava Tetide, proprio
come la madre di Achille (in
realtà è più corretto dire che
costituiva il fondale di quel
grande oceano mesogeo).
Non ci sarebbe nulla di note-
vole, geologicamente parlan-
do, se non per il fatto che il re-
sto dell’Europa, cui oggi la pe-
nisola italiana appartiene, era
già in grandissima parte forma-
to. Per esempio, la Russia, la

Scandinavia, le isole britanni-
che, la penisola iberica, l’Euro-
pa centrale, i Balcani. E così
pure l’Africa. Per non dire de-
gli altri continenti del piane-
ta, tutti già quasi completati.
Insomma l’Italia, da un punto
di vista geologico, arriva buo-
na ultima sul palcoscenico del-
la Terra. In ritardo. La nostra
penisola è molto giovane,
sempre da un punto di vista
geologico, soltanto in pochi
luoghi più antica di 500 milio-
ni di anni, ma per la gran par-
te formatasi a partire da «soli»
200 milioni di anni fa, almeno
per quello che riguarda le roc-
ce che la compongono. Per
avere un confronto, nel resto
dei continenti (anche in Euro-
pa, e più precisamente in
Groenlandia) i fossili più anti-
chi possono arrivare a sfiora-
re i 3 miliardi di anni e cono-

sciamo rocce che li superano.
La maggior parte delle nostre
pianure, invece, è composta
di rocce che non arrivano a un
milione di anni. Insieme a Gre-
cia, coste dalmate e albanesi,
siamo dunque le più giovani
terre del continente. [...]
L’Italia, pur essendosi for-
mata prima che i mammiferi
comparissero sulla Terra, è
più giovane della maggior par-
te delle altre nazioni europee e
africane. E questo è un fatto.
Un altro fatto è che quasi tutto
il nostro territorio (che appar-
tiene interamente al continen-
te europeo) è, da un punto di
vista geologico, di pertinenza
africana. È Africa. Infine, an-
che noi italiani, in ultima anali-
si, siamo africani, sbarcati chis-
sà per quali vie nella penisola
dopo essere partiti 45.000 an-

ni fa dall’Africa orientale. Su
questi tre fatti si incardina la
storia fisica della penisola e
l’avventura degli italiani.
Ripartiamo ora da 200 milio-
ni di anni fa, in piena Era Meso-
zoica (che va da 245 a 65 milio-
ni di anni fa), la transizione fra
il mondo vetusto dell’Era Pa-
leozoica (di cui in Italia resta-
no poche tracce, lo vedremo a
breve) e quello della vita recen-
te (Era Cenozoica), in cui la
Terra assume un aspetto deci-
samente simile all’odierno. In
quell’Era il grande superconti-
nente detto Pangea (ci ritorne-
remo) comincia a disgregarsi
in singoli blocchi che si avvia-
no a diventare gli attuali conti-
nenti: si aprono oceani e si in-
nalzano catene montuose. La
flora, inizialmente ancora ar-
caica, si rinnova e diventa più

efficiente attraverso un nuovo
sistema riproduttivo, il fiore.
La fauna comprende, come
sappiamo, la strabiliante av-
ventura dei dinosauri, che si
concluderà drammaticamen-
te alla fine dell’Era, lasciando
in qualche modo il posto a uc-
celli e mammiferi fino a quel
momento in disparte. In que-
sta Era si forma la gran parte
delle rocce che costituisce la
penisola italiana.
Come dicevamo, al posto
dell’Italia si estende un’im-
mensa massa d’acqua, la Teti-
de, un oceano che divide il
grande blocco continentale eu-
ropeo da quello africano (le
placche, come si dice). Un po’
come il Mediterraneo di oggi,
ma molto più esteso. Da un
punto di vista geologico la Teti-
de nasce come un vasto golfo,
aperto verso oriente, che si in-
sinua tra Africa ed Europa nel
momento in cui l’insieme di
tutte le terre emerse (Pangea)
si frammenta, a partire da cir-
ca 200 milioni di anni fa. Teti-
de è quindi una parte di Pan-
thalassa, l’insieme dei mari
che circondano la Pangea.

Si tratta di un oceano prati-
camente uguale a quelli odier-
ni, fatta eccezione per la pre-
senza della plastica, allora per
fortuna sconosciuta. Lungo il
suo margine meridionale
(quello africano) inizia la lun-
ghissima formazione delle roc-
ce che poi daranno luogo all’I-
talia. A quelle latitudini, al
tempo, le condizioni climati-
che sono di gran caldo: addi-
rittura, durante l’Era Mesozoi-
ca, quasi non esistono le calot-
te glaciali e il livello delle ac-
que degli oceani è complessi-
vamente più alto di una ses-
santina di metri rispetto a og-
gi. Nelle regioni di acque bas-
se (che comunque ci sono
sempre) miliardi di minuscoli
organismi, i coralli, costrui-
scono barriere e piattaforme
carbonatiche, esattamente co-
me accade oggi alle Bahamas
o in altri atolli. Coralli e alghe
innalzano edifici di centinaia
di metri che oggi ritroviamo co-
me rocce a costituire l’ossatu-
ra dell’Appennino. Al riparo di
queste barriere la vita prolife-
ra ed esplode. Duecento milio-
ni di anni fa le Maldive erano
in Italia. Arcipelaghi e atolli co-
rallini e fosse marine, questa
l’Italia dell’Era Mesozoica. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

È ai margini dell’Africa
che cominciarono a
formarsi le rocce da cui
si originò la Penisola

«All’origine della grande bellezza»

Il brano che anticipiamo in que-
sta pagina è tratto dal primo ca-
pitolo del nuovo libro di Mario
Tozzi, ricercatore presso il Con-
siglio nazionale delle ricerche,
membro del Consiglio scientifi-
co del Wwf e collaboratore della
Stampa. Si intitola Come è nata
l’Italia e uscirà domani per Mon-
dadori (pp. 193, € 19). Con intri-
gante approccio divulgativo
l’autore si spinge «all’origine
della grande bellezza» italiana
(come suona il sottotitolo), met-
tendo in costante relazione il da-
to geologico con quelli paesag-
gistici e antropici, a volte anche
con i fatti storici. E racconta «co-
me è nata» l’Italia non in quan-
to nazione o in quanto Stato uni-
tario, ma dal punto di vista geolo-

gico, a cominciare da quando,
duecento milioni di anni fa, gia-
ceva sommersa sotto le acque
di un vasto oceano a cui è stato
dato il nome di Tetide.

MARIO BAUDINO


G

iovane artista mol-
to apprezzata nel-
la Milano degli an-
ni 60, poetessa cui
Scheiwiller pubbli-
cò alcune deliziose
plaquette, donna dall’indub-
bio fascino anche intellettua-
le, amica di scrittori, studiosi,
letterati, artisti; e dal 1968 so-
prattutto di Eugenio Montale.
Facile parlare di «ultima Mu-
sa», ma è certo che la relazione
con il futuro premio Nobel, al
netto del notissimo dubbio sul

«vivere al 5 per cento» conse-
gnatoci da una celebre poesia,
fu un legame importante, non
solo umano e sentimentale.
Purtroppo, ora che è morta (a
Lugano, dove viveva da tem-
po, aveva 78 anni), Annalisa
Cima rischia di consegnare il ri-
cordo a una sola grande querel-
le, quella delle 84 poesie – a lei
dedicate - che le avrebbe lascia-
to Montale con il mandato di
pubblicarle postume.
Il volume che le raccolse,
nel ’96 (Diario postumo, Mon-
dadori), divise sulle prime gli

studiosi. Convinse filologhe
del calibro di Rosanna Bettari-
ni e Maria Corti, ma venne bol-
lato come un falso clamoroso
da Dante Isella. Di lì in poi mol-
ti si schierarono e soprattutto
chiesero di vedere i documen-
ti, gli originali, senza successo.
La polemica andò avanti sotto-
traccia, per riesplodere nel
2014, quando un convegno a
Bologna e un libro di Federico
Condello (I filologi e gli angeli.
È di Eugenio Montale il Diario
postumo?, Bononia University
Press) fece definitiva giusti-
zia: le poesie erano aprocrife,
e lo dimostravano non solo la
qualità dei versi, ma proprio
quel poco che si era riuscito a
esaminare – anche, come fece
Paola Italia, con piglio da de-
tective: riuscendo a smasche-

rare la falsa datazione di una
cartolina postale, peraltro di-
sponibile solo in fotocopia.
Annalisa Cima non volle
mai ammettere la contraffazio-
ne. Qualcosa di Montale, in
quei versi, era del resto passa-
to: certo qualche appunto, pa-
role pronunciate, discorsi la-
sciati cadere, insomma il dialo-
go intimo di un lungo rappor-
to (dal ’68 – quando lo incon-
trò in via Bigli, a Milano - alla
morte nell’81, passando per il
Nobel del ’75). Il sogno impos-
sibile è stato continuare oltre
l’ultima soglia. Ora, cancellato
il Diario postumo dai titoli
montaliani, va almeno restitui-
to a lei, come cosa sua: come la
più smisurata e un poco folle
tra le sue opere di poesia. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

ANTICIPAZIONE

L’Italia vista dallo spazio, in una delle fotografie scattate dall’astronauta dell’Esa Luca Parmitano

Quando comparve
in superficie, il resto
dell’Europa era già
in gran parte esistente

MORTA A 78 ANNI L’AMICA DEL POETA, AL CENTRO DI UNA DISPUTA LETTERARIA E FILOGICA


Annalisa Cima, la Musa che si firmò Montale

Eugenio Montale e Annalisa Cima in una foto del 1969

ANSA

Nel suo nuovo libro Mario Tozzi racconta le origini geologiche del nostro paese

Italia, in principio c’erano i coralli

Emersa per ultima dalle acque di Tetide

200 milioni di anni fa era come le Maldive

LUNEDÌ 9 SETTEMBRE 2019LASTAMPA 27
TMCULTURA
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