La Stampa - 09.09.2019

(avery) #1

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A sinistra, gli asini dell’allevamento di Montebaducco, il più grande d’Europa con 800
esemplari, sui colli reggiani. Sopra, trekking coi bambini sull’Appennino emiliano

E

ugenia Dallaglio,
26 anni, quando ne
aveva soltanto sette
si innamorò dei so-
mari durante un
campo estivo con-
dotto da quello che è poi di-
ventato il suo socio nella sua
attività attuale, L’asineria Asi-
ni di Reggio Emilia.
Da allora, il suo interesse è
cresciuto portandola a esplo-
rare gli usi consentiti dal ca-
rattere mite di questo anima-
le: il mese scorso ha portato
una ventina di ragazzini fra i
9 e i 14 anni lungo un sentiero
di 120 chilometri sull’Appen-
nino, da Reggio al Mar Tirre-
no. Con loro, i basti carichi di

tende e vettovaglie sulla grop-
pa, c’erano i veri protagonisti
del trekking: i ciuchi. «Sono
molto sensibili, curiosi, man-
sueti, e molto adatti a stare
coi bambini - spiega Eugenia
-. Sono le qualità per cui l’asi-
no viene considerato animale
d’affezione, cioè idoneo alla
pet therapy, insieme col caval-
lo, il cane, il coniglio e il gatto.
Si presta alla cura dell’auti-
smo, per la sua calma».
Le disabilità dei ragazzi so-
no uno dei campi d’interven-
to: «Abbiamo fatto un accordo
con il Comune di Reggio Emi-
lia, per cui Reggio è stata di-
chiarata “città asinabile” e noi
abbiamo libero accesso al cen-
tro storico coi nostri animali,
che ci accompagnano nella
narrazione della storia di que-

sto territorio. E i ragazzi disabi-
li vengono in giro con noi». Fra
volontariato e progetti elabo-
rati con cooperative di assi-
stenza, Eugenia fa un esempio
di come i somari possano esse-
re di supporto: «Il giovedì an-
diamo con gli asini a prendere
i ragazzi al centro per disabili,
e ci dirigiamo al centro com-
merciale per fare la spesa. Gli
asini restano fuori a brucare er-
bacce, poi riportiamo la spesa
nelle ceste. Noi stessi rimania-
mo stupiti per come gli anima-
li si avvicinano ai ragazzi con
poche funzionalità: mi ha col-
pito l’incontro con un bimbo
autistico, che dopo un po’ ha
preso l’asino per la briglia e gli
ha fatto fare un giretto».
Meno impulsivo del cavallo,
si rivela affidabile anche con
bambini molto piccoli: «Lavo-
riamo in asili, scuole materne
ed elementari, facendo didatti-
ca e giochi di relazione per co-
noscere e rapportarsi con gli
animali. Raccontiamo ai bim-
bi che gli asini sono stati sem-
pre con l’uomo e come sono
stati usati, poi glieli facciamo
spazzolare finché non ci si ap-
poggiano. Sono un aiuto an-

che per i più timidi». C’è anche
una mitologia negativa da sfa-
tare, quella che li ha marchiati
a fuoco con l’etichetta di ani-
mali stupidi: «Ai bambini spie-
go che essendo creature indi-
pendenti, dal punto di vista
etologico molto più simili al
gatto che al cavallo, o ti avvici-
ni loro con pazienza e li abitui,
oppure riesci a piegarli solo
con la violenza: se vuole fer-
marsi a mangiare erba non c’è
verso di convincerlo, e visto
che non esegue l’ordine viene
bollato come stupido. In real-
tà, l’asino fa quello che vuole».
C’è poi un utilizzo inaspetta-
to: «Lavoriamo anche con le
aziende nel “team building”:
ogni gruppo di impiegati o diri-
genti ha un asino, con cui deve
percorrere un sentiero in base
alla cartina. Il punteggio elabo-
rato alla fine dipende anche
dalla capacità di rapportarsi
con l’animale: serve a migliora-
re le performance in ufficio, al-
la capacità di risolvere i proble-
mi. L’asino è molto indipen-
dente e in certe situazioni può
costituire un ostacolo difficile
da superare». F.GIU. —
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PET THERAPY, TREKKING E ATTIVITÀ DIDATTICHE, LA NUOVA VITA DEGLI ASINI

Altro che ultimi della classe, è la rivincita dei somari


FRANCO GIUBILEI


P

er gli asini è l’ora
della grande rivin-
cita. Sfruttati e bat-
tuti a sangue per se-
coli come umili be-
stie da soma. Vilipe-
si, derisi e additati come l’e-
sempio peggiore a generazio-
ni di studenti che si sono senti-
ti appioppare l’epiteto di so-
mari quando proprio non ci ar-
rivavano con la testa.
Coperti di vergogna anche
nel capolavoro di Collodi, che
trasforma Pinocchio e Luci-
gnolo in ciuchini a mo’ di puni-
zione per la loro condotta scri-
teriata. Infine, nella vita rea-
le, espulsi persino dalle fatto-
rie perché rimpiazzati dai trat-
tori, tanto che trent’anni fa i

cugini poveri del cavallo era-
no arrivati quasi sull’orlo
dell’estinzione. Oggi, invece,
possono ragliar vittoria
dall’alto di numeri che ne se-
gnano il ritorno sulla scena:
gli asini in Italia sono 62mila e
negli ultimi dieci anni sareb-
bero addirittura quadruplica-
ti, secondo gli ultimi dati di
Coldiretti (negli Anni 50 era-
no circa un milione, ndr).
Merito delle attività che li
vedono protagonisti grazie al
carattere mansueto, alla pro-
verbiale caparbietà e a un’in-
telligenza che quasi nessuno
riconosceva loro, ma che inve-
ce ne fanno partner ideali nel-
le fattorie didattiche coi bam-
bini, nel trekking, nella pet
therapy coi disabili, per non

parlare del team bulding per
le aziende, dove servono a mo-
tivare impiegati e manager.
Il loro ritorno in grande sti-
le, impreziosito da prodotti co-
me il latte d’asina e i suoi deri-
vati cosmetici, si deve a perso-
naggi come Giuseppe Borghi,
che verso la fine degli Anni 80
si è messo a recuperarli in giro
per la penisola, nei cascinali
dove non servivano più, fino a
dar vita all’allevamento più
grande d’Italia, se non d’Euro-
pa: a Mondebaducco, sui colli
reggiani, ce ne sono 800 di 13
razze diverse, dal romagnolo
autoctono, al pugliese di Mar-
tina Franca, all’Amiatino, al
Ragusano, fino al pezzato ir-
landese, agli asini bianchi di
origine egiziana e diversi me-

ticci. «La nostra impresa è na-
ta nel 1990 grazie alla passio-
ne di mio padre, che viene da
una famiglia contadina e da
giovane aveva un’asina a cui
era molto affezionato - rac-
conta Davide Borghi, il figlio
-. Quando suo padre decise
di venderla per sostituirla col
trattore, per lui fu un vero di-

spiacere, così nacque il suo
sogno di dar vita, un giorno,
a questo allevamento». Oggi
che il sogno è una realtà con-
solidata, e sui prati delle colli-
ne di Montebaducco bruca-
no ciuchi di tutta Italia, si de-
cantano le qualità dei prodot-
ti ricavati dal latte d’asina:
«E’ usato per la linea cosmeti-
ca, per biscotti, gelati, liquori
a base di grappa».
Ma è soprattutto nel suo im-
piego al posto del latte umano
e, in caso di intolleranza da
parte dei bambini, di quello
vaccino, il valore aggiunto
dell’alimento: «Attraverso le
analisi compiute in collabora-
zione con l’ospedale Regina
Margherita di Torino, abbia-
mo scoperto che è un ottimo

sostituto per i bimbi – aggiun-
ge Borghi -. Siamo anche in
grado di liofilizzarlo a freddo
e di spedirlo a distanza, in pol-
vere». Un’asina ne produce
cinque litri al giorno: uno vie-
ne prelevato e trattato, gli al-
tri quattro restano all’anima-
le, perché possa darlo al suo
piccolo. I ragazzini delle scuo-
le salgono quassù per le gite di-
dattiche, a scoprire tradizioni
contadine dimenticate e a toc-
care con mano una delle crea-
ture più bistrattate della sto-
ria: «Sono anche animali da
compagnia: vengono a com-
prarli perché amano gli asini e
allo stesso tempo loro gli ten-
gono pulito il giardino man-
giando l’erba». —
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ROBERTO BRANCOLINI

Eugenia Dallaglio, 26 anni, durante un trekking con gli asini

Eugenia Dallaglio racconta la sua attività coi ciuchi: “Reggio Emilia è stata dichiarata città asinabile”

“Sensibili e mansueti, perfetti amici dei bambini


Meno impulsivi dei cavalli, sono ideali per i disabili”


PERSONAGGIO

62.000
Gli asini oggi in Italia
Quasi estinti 30 anni fa
Negli Anni Cinquanta
erano circa 1 milione

ROBERTO BRANCOLINI

ROBERTO BRANCOLINI

LUNEDÌ 9 SETTEMBRE 2019LASTAMPA 29
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