Libero - 24.08.2019

(ff) #1
■Fratelli d’Italia si mobilita in questo fine settimana in tutta
Italia per chiedere «elezioni subito»: la petizione nazionale promos-
sa dal partito di Giorgia Meloni si pone l’obiettivo - informa una
nota - di tornare subito al voto, dicendo no a «inciuci, trasformismi
e governi che non siamo espressione della volontà popolare».
Saranno allestiti banchetti per firmare la petizione in molte piaz-
ze delle principali città e in alcune località di mare, oltre che on line
sul sito http://www.fratelli-Italia.it.
Numerosi parlamentari del partito si troveranno domenica mat-
tina a Civitanova Marche, presso il Lungomare Piermanni conces-
sione n.1. Ma sarà possibile firmare la petizione già oggi a Como, a
Fiesole (Firenze) e a Baia Domizia (Caserta). Domenica, invece,
tocca, tra gli altri posti, a Castel San Giovanni (Piacenza), a Milazzo
Piano Baele (Messina) e a Potenza.

LA PETIZIONE


Fdi in piazza per chiedere «elezioni subito»


ELISA CALESSI


■Alla fine di una lunga giornata
disseminata di sospetti e divisioni
nei rispettivi campi, di aperture e
di boicottaggi, arriva l’incontro de-
cisivo: Nicola Zingaretti da una
parte, Luigi Di Maio dall’altro. Fi-
nalmente i due leader si vedono.
Quando è già buio. Un incontro
che era stato chiesto fortemente
dal Pd. Ma dall’altra parte si rinvia-
va, si prendeva tempo. Aspettia-
mo la prossima settimana, diceva-
no. Invece alla fine, a sera, si vedo-
no. «Cosa vogliamo fare?». Zinga-
retti va subito al dunque. Non c’è
tempo da perdere. Bisogna dare
una risposta al presidente Matta-
rella. E non gli sono piaciuti i mes-
saggi ambigui arrivati per tutto il
giorno dal M5S. Non si fida. È con-
vinto – i segnali si susseguono in
giornata – che il M5S tenga aperto
il canale con la Lega. Che Di Maio,
anzi, abbia riaperto quell’altro dia-
logo, e che, dunque, la trattativa
sia tutt’altro che in discesa. Guar-
da negli occhi Di Maio per capire.
Ma la risposta conferma i suoi
dubbi. «Le nostre condizioni»,
scandisce il capo politico del M5S,
«sono due». La prima: «Conte pre-
mier». La seconda: «Il voto definiti-
vo sul taglio dei parlamentari en-
tro settembre». Impossibili da ac-
cettare per il segretario dem. La
prima ancora più della seconda.


PREOCCUPAZIONE

Per Zingaretti è la conferma di
quello che è andato dicendo per
tutto il giorno: «Di Maio punta a
riaprire il dialogo con Salvini». Per-
sino i renziani, inguaribilmente ot-
timisti, sono preoccupati: «Così la
trattativa è in salita. Ma Di Maio si
sbaglia perché Mattarella, se falli-
sce la trattativa con noi, non dà


una nuova chance a una maggio-
ranza gialloverde, scioglie il Parla-
mento». E anche alla Boschi viene
qualche dubbio: «Mi auguro che
tutti, nel nostro partito e nel M5S,
remino nella stessa direzione».
Finisce così una giornata duran-
te la quale si erano visti due film. Il
primo, quello dei fan del governo
giallorosso: Matteo Renzi, Dario
Franceschini, il corpaccione parla-
mentare. Il secondo, quello del se-

gretario, sostenuto da Paolo Genti-
loni e da pochi altri. Secondo i pri-
mi, la trattativa con il M5S aveva
fatto decisamente «passi in avan-
ti». Per i secondi, la strada era «in
salita», perché Di Maio, dicevano,
cerca ancora un accordo con la Le-
ga.
È vero che c'era stato un incon-
tro tra i capigruppo del Pd, più i
vicesegretari, e quelli del M5S. E
non si erano viste grandi distanze.

Il taglio dei parlamentari? Il Pd
non ha detto di no. Basta che, in-
sieme, si affronti la modifica dei
regolamenti parlamentari e la ri-
forma della legge elettorale. Sul re-
sto, grande sintonia.
Dalle parti del segretario, però,
per tutto il giorno ha dominato il
sospetto che il capo politico del
M5S tenesse in piedi due canali.
Meglio: che puntasse a un ritorno
con la Lega, usando il Pd per alza-
re la posta. La miccia di questo
dubbio sono state le parole di Ales-
sandro Di Battista, che ha definito
un «bene» l’apertura fatta in que-
ste ore dalla Lega, non smentite
ma anzi rilanciate da Di Maio. Un
duetto che ha gelato il Nazareno.
Subito si sono chiesti chiarimenti.
I capigruppo del M5S si sono af-
frettati a dire che il dialogo era av-
viato con il Pd, i presidenti di com-
missione si sono impegnati a lavo-
rare sui dossier. Ma Zingaretti ha
fatto sapere che non bastava. Vole-
va maggiori garanzie. «Deve arri-
vare una parola chiara da Di Ma-
io», diceva nel pomeriggio. E la pa-
rola non arriva. Anzi, a sera ecco
piombare sul fragile dialogo l’at-
tacco di Beppe Grillo al Pd, segui-
to da un panegirico nei confronti
di Conte, la cui esclusione da un
futuro governo è stata una delle
poche condizioni posta da Zinga-
retti.

GLI INDIZI

Altro indizio negativo, per il Na-
zareno, è l’iniziale ritrosia di Di
Maio a incontrare Zingaretti. A
metà pomeriggio, dal Pd, davano
l’incontro per molto probabile.
Nel tardo pomeriggio fonti del
M5S smentiscono. «Non è previ-
sto». «È evidente che la trattativa
con la Lega è ancora aperta», si
diceva a sera al Nazareno.
A tutto questo si aggiungono le
tensioni interne al Pd. L'audio rac-
colto alla scuola politica di Renzi,
a Lucca, nel quale l’ex segretario
accusa Paolo Gentiloni di aver fat-
to di tutto per sabotare l'accordo
con i Cinquestelle. Gentiloni non
risponde. Lo fa, invece, Zingaretti.
È «ridicolo e offensivo», scrive in
una nota, l’attacco dell’ex premier
al presidente del Pd. Spento il fuo-
co amico, ci si concentra sulla trat-
tativa. Ma il faccia a faccia serale
dice tutto, ancora, torna in salita.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

FRANCESCO CARELLA


■Nella vita politica italiana si dovrebbero
tenere sempre bene a mente le parole di un
cartello che si trova a ridosso dei fili di alta
tensione: chi tocca muore. Infatti, ogniqual-
volta una forza politica prova a sciogliere i
nodi alla base dei tanti e perversi privilegi cor-
porativi che paralizzano la nostra società il
rischio è che qualcuno faccia partire da quei
fili una scarica fulminante. È già successo nel
recente passato - con i governi Berlusconi -
ed è precisamente quel che sta accadendo in
questi giorni di crisi di governo in cui a fronte
di una serie d’iniziative riformatrici messe in
cantiere da una delle componenti della mag-
gioranza - dalla flat tax alla de-burocratizza-
zione delle procedure pubbliche fino ad una
diversa articolazione dei poteri fra lo Stato
centrale e le regioni - si risponde con prove
tecniche di ribaltone targate 5Stelle e Pd, con
l’obiettivo di assicurare continuità e rappre-
sentanza ai vecchi e parassitari privilegi. D’al-
tronde, uno dei punti centrali del decalogo
Zingaretti - per affrontare la trattativa con i
pentastellati - ruota intorno alla redistribuzio-
ne del reddito, senza che ci si ponga minima-
mente il problema della formazione della ric-
chezza. Giusto il contrario di ciò che l’Italia
avrebbe bisogno, per avviare un processo di
modernizzazione indispensabile per rimane-
re competitiva nei nuovi scenari economici
globali.

L’UGUAGLIANZA

In tal senso, non è difficile comprendere
che la battaglia politica che si sta prefiguran-
do non si combatterà fra progressisti e sovra-
nisti, ma fra statalisti-conservatori e libera-
li-innovatori. A questi ultimi corre l’obbligo -
per storia e tradizione - di cercare di costruire
nel Paese una nuova egemonia culturale che
valorizzi alcuni princìpi liberali, quali la con-
correnza, il mercato, la solidarietà, l’ugua-
glianza, e smascheri, nel contempo, i falsi sto-
rici fatti circolare fin qui dalla sinistra su tali
temi. Scrive Friedrich A. Von Hayek, «la con-
correnza è il mezzo più efficace per scoprire il
modo migliore di raggiungere i fini che cia-
scun individuo si propone. Ed è per questo
che il liberale ama il merito, perché valorizza i
migliori, mentre odia il privilegio, perché pro-
muove solo gli affiliati di partito o di corpora-
zione». Improntare la propria azione politica
ai valori del liberalismo significa anche essere
convinti - a differenza del Pd e dei 5Stelle che
credono nella via giudiziaria per sconfiggere
il malaffare - che il mercato sia l’unico antido-
to per limitare la corruzione. Luigi Einaudi
ricorda che «lo statalismo fa l’uomo ladro.
Quando si vive in un sistema in cui tutto deve
essere disciplinato e dove tutti debbono otte-
nere permessi, licenze e autorizzazioni, è evi-
dente che la corruzione è fatale».
Sono mesi che la sinistra, strumentalizzan-
do la dolorosa questione dell’immigrazione,
polemizza con il ministro Salvini accusando-
lo di scarsa attenzione verso chi vive nella
condizione del bisogno. Vale la pena di ricor-
dare che distinguere fra profughi e immigrati
clandestini è uno dei cardini dell’ordinamen-
to democratico-liberale. Il resto è demagogia.
Inoltre, a coloro che pontificano sulla pre-
sunta indifferenza nei confronti delle disugua-
glianze socio-economiche va rammentato
che nel pensiero liberale un grande rilievo
viene dato al concetto di uguaglianza inteso
come parità nei punti di partenza, mentre si
lascia alle combinazioni della vita la possibili-
tà di produrre esiti diversi per individui diver-
si. L’azione riformatrice necessaria al Paese,
appena avviata in questi mesi di difficile coa-
bitazione con i 5Stelle, non può che avvenire
su questo terreno. In caso contrario, non re-
sta che rassegnarsi alla logica del partito uni-
co della spesa pubblica sognato da Renzi e Di
Maio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

IN FRENATA


Il Pd teme una fregatura


E i renziani: così non va


Zingaretti e i suoi sono preoccupati: «Non è che adesso M5S torna


dalla Lega?». Boschi allarmata: «Spero tutti remino dalla stessa parte»


Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico dal 17 marzo 2019(LaPresse)


Analisi


La vera sfida è quella


tra statalisti-conservatori


e liberali-innovatori


Paolo Gentiloni arriva al Quirinale per le consultazioni(LaPresse)

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sabato
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