La Stampa - 25.08.2019

(Romina) #1
.

Domenica con

Alain Elkann

P

aul Andrew è il di-
rettore creativo
del brand Salvato-
re Ferragamo.
Come è arrivato a
questo incarico?
«Nel 2014 ho vinto il premio
CFDA/Vogue. Fashion Fund,
con il mio marchio di calzatu-
re, e nel 2016 il Premio
Swarovskie questo ha attira-
to l’attenzione dei responsa-
bili di Ferragamo. Gli piace-
va quello che stavo facendo e
mi chiesero se sarei stato inte-
ressato a lavorare con loro
per progettare le calzature
da donna, il primo designer
di scarpe per Ferragamo dal-
la morte di Salvatore nel


  1. Poi sono diventato di-
    rettore creativo dei settori
    femminile e maschile».
    Cosa è successo dopo la mor-
    te di Salvatore Ferragamo?
    «Wanda Ferragamo, manca-
    ta nell’ottobre 2018, rimase
    sola e fece un lavoro incredibi-
    le, affidando a tutti i suoi figli
    le diverse categorie: le scarpe
    a Fiamma, il prêt-à-porter a
    Giovanna, a Fulvia gli acces-
    sori in seta, mentre Ferruc-
    cio, Leonardo e Massimo col-
    laboravano alla gestione
    dell’azienda. Hanno creato
    un’incredibile impresa fami-
    liare su scala globale».
    Lei “veste” uomini e donne.
    Quali sono le differenze?
    «Gli uomini tendono natu-
    ralmente ad essere meno co-
    raggiosi nelle loro scelte di
    moda rispetto alle donne,


ma il mio uomo e la mia don-
na Ferragamo sono allinea-
ti nel loro apprezzamento
per l’artigianalità, il colore
e l’amore per le scarpe».
Come crea?
«Quando disegno inizio sem-
pre dalle scarpe che dettano l’a-
spetto e la proporzione dei ve-
stiti. Al mattino comincio sem-
pre a vestirmi decidendo quali
scarpe indosserò e penso che
l’uomo e la donna Ferragamo
facciano lo stesso. Per quanto
riguarda i vestiti, le donne so-
no più propense a cambiare ca-
pi da una stagione a quella suc-
cessiva, mentre gli uomini ten-
dono a trovare una combina-
zione che funziona e a restarvi
fedeli per molti anni».
Il successo di Ferragamo è
iniziato a Hollywood negli
Anni Venti?
«Prima in realtà. Ferragamo è
stato il primo stilista a vestire
Hollywood. Fece amicizia
con tutte le più importanti at-
trici degli inizi del Novecento
e quando tornò in Italia per
aprire la casa di moda che por-
ta il suo nome, nel 1927, mol-
te di queste celebrità divenne-
ro le sue migliori clienti».
Cosa sta cercando di fare di
questa eredità?
«Allargare i confini e tornare
alla filosofia progettuale ori-
ginale dello stesso Salvatore,
che ha sempre riguardato l’u-
so della migliore artigianalità
italiana combinata con la tec-
nologia più avanzata. Quan-
do guardi le scarpe che Salva-

tore ha creato dagli Anni 20 fi-
no alla sua morte, nel 1960,
vedi che era assolutamente in
anticipo sui tempi. Era un ve-
ro genio delle calzature e ave-
va centinaia di brevetti di desi-
gn. Ha lasciato un tesoro di
scoperte tecniche e scientifi-
che di inestimabile valore e
portata. Ha sfidato la gravità
con il suo design a cuneo nel
1946 e ha ridefinito le norme
sulla produzione di calzatu-
re. Questi brevetti mi ispira-
no e mi danno idee infinite
per nuove creazioni ».
Con la globalizzazione, è dif-
ficile affrontare tanti merca-
ti diversi, Cina, Stati Uniti,
Europa?
«In termini di richiamo inter-
nazionale il mondo è decisa-
mente cambiato, perché dal-
la nascita di Internet e dei so-
cial media tutti nel mondo ve-
dono le stesse cose nello stes-
so momento. Bisogna distin-
guersi. Noi siamo uno dei po-
chi marchi a sviluppare anco-
ra una calzata diversa nel no-
stro prêt-à-porter. Il design è
esattamente lo stesso; ma
adattiamo le misure al consu-
matore. Ad esempio, negli
Stati Uniti i piedi delle donne
tendono a essere più lunghi e
più stretti, mentre in Asia so-
no più corti e più larghi, e
quindi sviluppiamo i nostri
prodotti tenendone conto».
Quando penso a Ferraga-
mo penso a una linea tradi-
zionale.
«Ferragamo non è alla mo-

da. Non compri uno dei miei
cappotti di camoscio o una
borsa di pelle di struzzo e li
indossi solo per una stagio-
ne. Ferragamo è un investi-
mento. Mi piace l’idea di po-
ter tramandare un capo ai
propri figli, è in gran parte il
modo in cui l’attività di Ferra-
gamo è stata tramandata at-
traverso le generazioni, ma
la più grande sfida che devo
affrontare è l’equilibrio; man-
tenere il cliente attuale ma
anche rendere il marchio rile-
vante dal punto di vista della
moda. Fino a non molto tem-
po fa gli uomini indossavano
completi e cravatte e scarpe
Oxford per andare a lavorare
ogni giorno, e le donne tail-
leur e décolleté, ma il guarda-
roba è diventato molto più ca-
sual. Sto introducendo un
guardaroba che è ancora lus-
suoso, ma è una via di mezzo
tra il sartoriale e l’abbiglia-
mento sportivo, facile e co-
modo da indossare».
Ferragamo è un marchio di
lusso?
«Si assolutamente. È una
delle pochissime case di mo-
da di lusso che oggi produ-
ce ancora il 100% dei suoi
prodotti in Italia utilizzan-
do i migliori materiali e arti-
gianato italiano».
Qual è il suo mercato princi-
pale?
«La Cina, ma anche gli Stati
Uniti rimangono un mercato
molto importante». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

PAUL ANDREW, direttore creativo di Ferragamo


“Così metto


il mondo


ai miei piedi”


24 LASTAMPADOMENICA 25 AGOSTO 2019
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