La Stampa - 30.08.2019

(avery) #1

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Il musicista Alessandro Zolt suona lo scacciapensieri piemontese

MARIA CUSCELA
ALAGNA (VERCELLI)
Il suo suono è famigliare a
chiunque abbia visto almeno
una volta il film «Per qualche
dollaro in più» di Sergio Leone.
Ennio Morricone fece infatti di-
ventare lo scacciapensieri uno
degli strumenti della colonna
sonora degli «spaghetti We-
stern». Sentendo la tipica vibra-
zione dell’ancia si pensa subito
alla Sicilia, ma anche il Nord Ita-
lia, e più precisamente la Valse-

sia, per quattro secoli almeno è
stato tra i maggiori produttori a
livello internazionale. Anziché
scacciapensieri si chiamava ri-
beba, ribebba o zanforgna e le
fucine si trovavano nei territori
di Mollia e Riva Valddobbia, in
provincia di Vercelli.
Per ricordarne le storia gli stu-
diosi Alberto Lovatto e Alessan-
dro Zolt hanno scritto un libro,
«La ribeba in Valsesia», pubbli-
cato dalla Libreria Musicale Ita-
liana di Lucca, che verrà presen-

tato domani alle 21 nel teatro
dell’Unione Alagnese di Alagna,
con tanto di dimostrazioni prati-
che di come si suona lo strumen-
to, con brani della tradizione, ac-
compagnati da cucchiai e fisar-
monica.
Rispetto agli scacciapensieri
siciliani le ribebe sono più picco-
le e hanno un suono più acuto.
La forma dello strumento però è
la stessa: di metallo ripiegato su
se stesso, in mezzo si trova l’an-
cia libera che, poggiata sugli in-
cisivi, muovendosi emette il tipi-
co suono. Nel tempo la ribeba di-
venne colonna sonora per chi vi-
veva in alpeggio e, per esempio,
per il carnevale di Varallo, che
ne fece uno dei suoi simboli.
«Inizialmente commercializ-
zate a livello locale e in Valle
d’Aosta – spiegano gli autori del
volume -, le ribebe hanno poi tro-
vato spazio nei negozi di oggetti
destinati ai pellegrini che visita-
vano il Sacro Monte di Varallo.
Dalla fine del Seicento il com-
mercio si è allargato in Italia, poi
in Francia, Spagna e Portogallo
fino ad arrivare in America». Il
primo documento, un rogito no-
tarile, che ne attesta la produzio-
ne in Valsesia risale al 1524. Ed
è possibile stimare in 140 milio-
ni la quantità di scacciapensieri
realizzati dalle fucine valsesia-
ne nei quattro secoli di attività.
L’ultimo dei fabbri morì nel pri-
mo decennio del Novecento e la
tradizione che non venne più
tramandata. —
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GIULIA SCATOLERO
SAMPEYRE (CUNEO)
Trasformare lo storico Gioco
dell’Oca in un percorso che va-
lorizza il canto popolare spon-
taneo. È successo a Rore, picco-
la borgata montana in provin-
cia di Cuneo, Nord-Ovest del
Piemonte. Tra le stradine ripi-
de e gli edifici ancora in pietra,
qualche anno fa, è nata l’asso-
ciazione «Lu Cunvent», centro
di documentazione della tradi-
zione, storia e architettura del

territorio. Per la festa estiva
più apprezzata, il «Lu Cianto
Viol», dedicata al canto sponta-
neo, ha inventato il «Gioco
dell’Ocanto». «Cercavamo
un’alternativa alla classica sca-
letta nella quale un gruppo se-
gue a un altro eseguendo can-
zoni già prestabilite – spiega
Luca Fenoglio, presidente
dell’associazione –. Il canto po-
polare è l’opposto: non preve-
de una programmazione, ma
l’improvvisazione». Ci sono vo-

luti tre mesi per creare il nuo-
vo gioco: le caselle del percor-
so ospitano le parole che più o
meno frequentemente ritorna-
no nel repertorio popolare co-
me mamma, vecchio, alba, tra-
ditore o destino. Cinque i grup-
pi di cantori che hanno parteci-
pato al «battesimo» del gioco,
tirando, a turno, i dadi. «Se la
casella contiene una parola bi-
sogna cantare un brano che la
include – racconta un altro de-
gli organizzatori Piero Demat-
teis –. Quando la parola è cita-
ta, si alza una paletta con su di-
segnata un’oca». «La casualità
è stata la chiave del successo –
aggiunge Fenoglio – Un ripas-
so del vasto repertorio popola-
re, rispolverando canti che da
tempo non si sceglievano».
Il «Gioco dell’Ocanto» inclu-
de caselle «speciali»: il jolly re-
gala una scelta libera; tra le
«penalità», in realtà molto ap-
prezzata, quella di bere un bic-
chiere di vino. Una versione di
gioco comunque senza vincito-
ri. «L’obiettivo è divertirsi e sal-
vaguardare la tradizione»,
chiariscono dall’associazione
che nella borgata organizza
corsi di musica tradizionale, in-
contri con suonatori e cantori
di tutto il Piemonte, mostre
temporanee. Nel cassetto ora
c’è un sogno. «Ci piacerebbe fa-
re il bis – concludono dall’asso-
ciazione Lu Cunvent – invitan-
do gruppi da fuori provincia e
perché no da fuori Regione». –
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Le storie

del territorio

ALAGNA (VERCELLI)

La riscoperta delle Ribebe


le antiche note piemontesi


SAMPEYRE (CUNEO)

Il gioco dell’oca rivisitato

Sfida sui canti popolari

La presentazione del Gioco dell’Ocanto

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