National Geographic Italy - 08.2019

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Analizzando per la prima volta il Dna di al-
cune di queste sepolture i ricercatori si aspet-
tavano di scoprire una stretta parentela tra la
cultura della ceramica cordata e gli agricoltori
neolitici. Invece il Dna della prima conteneva
geni distintivi nuovi per l’Europa di allora, ma
che oggi sono presenti in quasi tutte le popola-
zioni del continente. In sostanza si è scoperto
che le popolazioni della cultura della ceramica
cordata avevano un legame di parentela più
stretto con i nativi americani che con gli agricol-
tori europei del Neolitico, il che ha reso ancora
più itto il mistero sulle loro origini.


IN UNA LUMINOSA mattina di ottobre, vicino alla
città serba di Žabalj, l’archeologo polacco Piotr
Włodarczak si dirige con i colleghi verso un tu-
mulo eretto 4.700 anni fa. Nelle pianure che ian-
cheggiano il Danubio gli unici segni topograici
sono i tumuli come questo, 30 metri di diametro
per tre d’altezza. Gli uomini preistorici impiega-
vano settimane, forse mesi, per costruirne uno.
In piedi sul tumulo, Włodarczak solleva un
telo per rivelare ciò che hanno trovato sotto: una
camera rettangolare contenente lo scheletro di
un capotribù disteso sulla schiena, con le ginoc-
chia piegate. Le impronte lasciate dalle stuoie
di canna e dalle travi di legno che formavano il
tetto della tomba sono ancora visibili sul terreno.
«È un cambiamento nei costumi funebri av-
venuto intorno al 2800 a.C.», spiega l’archeologo
chinandosi sullo scheletro. «Queste popolazioni
erigevano grandi tumuli, mettendo in risalto l’in-
dividualità del defunto, il ruolo degli uomini, le
armi. In Europa era una novità».
Ma non lo era 1.300 chilometri più a est. In
quelle che oggi sono le steppe della Russia me-
ridionale e dell’Ucraina orientale un gruppo di
nomadi chiamato Yamnaya, o Jamna, tra i primi
al mondo a domare i cavalli, aveva scoperto la
ruota e costruiva carri. Edificarono pochi in-
sediamenti permanenti, ma seppellirono i loro
uomini più importanti con ornamenti di bronzo


e argento in imponenti tumuli che ancora oggi
punteggiano le steppe.
Nel 2800 a.C., come dimostrano gli scavi ar-
cheologici, gli Yamnaya cominciarono a spostarsi
verso ovest, forse alla ricerca di pascoli più verdi.
Il tumulo di Włodarczak vicino a Žabalj è la tomba
Yamnaya più occidentale scoperta inora. Ma le
prove genetiche, dicono Reich e altri, dimostrano
che molti gruppi della cultura della ceramica cor-
data discendevano in larga misura da loro. Come
gli scheletri citati in precedenza, anche gli Yam-
naya condividevano una lontana parentela con i
nativi americani, i cui antenati provenivano dalla
Siberia, ancora più a est.
Nel giro di pochi secoli altre popola-
zioni con una quantità significativa di
Dna Yamnaya si erano diffuse fino alle
isole britanniche. In Gran Bretagna e in
altri posti quasi nessuno dei contadini
che già vivevano in Europa sopravvisse
all’assalto dall’oriente. In quella che oggi è
la Germania, «c’è una sostituzione del 70 o
addirittura del 100 per cento della popola-
zione locale», aferma Reich. «Deve essere
accaduto qualcosa di molto grave 4.500 anni fa».
Fino ad allora in Europa i contadini avevano
prosperato per millenni. Avevano colonizzato il
continente dalla Bulgaria all’Irlanda, spesso orga-
nizzati in villaggi complessi che ospitavano cen-
tinaia o anche migliaia di persone. Volker Heyd,
archeologo dell’Università di Helsinki, stima che
nel 3000 a.C. in Europa ci fossero sette milioni di
persone. In Gran Bretagna la popolazione del Ne-
olitico stava costruendo Stonehenge.
A molti archeologi l’idea che nel giro di pochi
secoli un gruppo di nomadi possa aver sostituito
una civiltà così consolidata sembra poco plausi-
bile. «Come diavolo possono aver fatto dei gruppi
di pastori decentralizzati come quelli, anche se
avevano i cavalli ed erano validi guerrieri, a ro-
vesciare una società neolitica così radicata?». A
chiederselo è Kristian Kristiansen, archeologo
dell’Università di Göteborg, in Svezia.
Un indizio viene dai denti di 101 persone che
vivevano nelle steppe e più a ovest, in Europa,
nel periodo in cui ebbe inizio la migrazione verso
ovest degli Yamnaya. In sette campioni, oltre al
Dna umano, i genetisti hanno trovato il Dna di
una prima forma di Yersinia pestis, il microbo
della peste, che nel XIV secolo sterminò circa
metà della popolazione europea.
A diferenza della peste nera, che era trasmessa
dalle pulci, questa prima variante probabilmente

TERZA ONDATA


DALLA STEPPA


PRIMI EUROPEI 49

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