la Repubblica - 30.07.2019

(ff) #1
ELIANO IMPERATO/AFP ALESSANDRO PONE/LAPRESSE/LAPRESSE ̈ RICCARDO SIANO/RICCARDO SIANO

Somma Vesuviana — Era la vita di
chi costruisce in silenzio, un sempli-
ce che si ignora. Ha avuto un funera-
le con trombe, picchetti e uniformi
storiche di cui probabilmente avreb-
be sorriso. E che forse resterà anche
nello sguardo dei bambini piccolissi-
mi trascinati dai genitori nella com-
mozione delle grandi occasioni, so-
lo molto più composta, immensa-
mente più triste. Mario Cerciello Re-
ga, il carabiniere ucciso a Roma da
due spiantati criminali americani, è
stato avvolto nel tricolore, a trenta-
cinque anni, per tornare alla “sua”
parrocchia gremita d’autorità, sin-
daci, parlamentari, sottosegretari,
vertici giudiziari di varie Procure,
tutti i responsabili delle forze dell’or-
dine. Soprattutto gli esponenti del
governo sono venuti a rendergli
omaggio. A cominciare da Salvini e
Di Maio, che si guardano in cagne-
sco e non si rivolgono mai la parola,
mentre il vescovo Santo Marcianò in-
vita le prime file, proprio loro — sere-
no ma diretto — a «essere al servizio
degli altri. Magari prendere esem-
pio da Mario, dal suo cuore grande.
Fate anche voi della vita degli altri —
scandisce il monsignore — il senso
della vostra vita. Consapevoli che
quanto operate o non operate è ri-
volto a uomini concreti, voi che ave-
te responsabilità della cosa pubbli-
ca, se vogliamo che l’Italia rinasca.
Perché una cosa ci accomuna tutti
qui, oggi: noi sappiamo che è ingiu-
sto. Basta piangere i servitori dello
Stato. E non è nostro compito dire se
servano leggi più rigide o soltanto
leggi più giuste, ma una cosa osia-
mo chiedervela: metteteci il cuore».
Oltre duemila persone. Così Ma-
rio diventa il vicebrigadiere onorato
nella piazza, il nome strillato su mil-
le manifesti appesi ai muri del pae-
se. E almeno qui a Somma, frazione
Santa Maria del Pozzo, il paffuto mi-
litare di provincia, sposo da soli qua-
ranta giorni, barelliere per gli amma-
lati, ieri ha smesso di essere martire
issato sulle barricate di parte, “ostag-
gio” del teso, a tratti inquinato dibat-

tito pubblico. È tornato ragazzo cui
rendere giustizia, consegnato al do-
lore privato di una famiglia compo-
sta, la madre Silvia, i fratelli Paolo e
Lucia, l’indomita moglie, Rosa Ma-
ria Esilio, a sua volta figlia di un so-
vrintendente di polizia, la tempra di
chi tiene le spalle dritte.
Ed è forse anche per questo ri-
guardo dovuto, oltre che per una ri-
chiesta di tregua, che il comandan-
te dell’Arma Giovanni Nistri prende
la parola a margine della messa. Fa
per alzare le mani, ma affonda:
«Non infliggiamogli noi, ora, la dodi-
cesima coltellata. Non è tempo di po-
lemiche, oggi».
Nistri è il generale sul cui volto
scorrono, in pochissime ore, il gra-

vissimo lutto, la caccia ai responsa-
bili, la cattura, le zone d’ombra della
ricostruzione fino alla foto choc che
divide: l’indagato americano con la
benda sugli occhi e le manette sulle
braccia all’indietro. «Il grande cuo-
re di Mario è stato infranto da undici
coltellate che sono arrivate in fondo
— dosa parole e toni, il generale — Eb-
bene, forse è giusto che noi tutti si
eviti di dargli la dodicesima pugnala-
ta, al suo cuore. E se è lecito a un co-
mandante generale chiedere qual-
cosa, io chiedo rispetto e riconoscen-
za. Rispetto per un carabiniere che
è morto per tutelare i diritti di tutti,
anche di chi ha commesso un atto
orrendo. Legittimi i dibattiti, ma

non oggi».
Che carosello di auto blu, strade
chiuse già da cinque ore, bonifiche,
cerimoniale. Mezzo governo in chie-
sa: oltre ai vicepremier, i ministri Co-
sta e Trenta, i sottosegretari Vincen-
zo Spadafora, Angelo Tofalo, Pina
Castiello, il presidente Roberto Fi-
co, i vice di Camera e Senato, Carfa-
gna e La Russa. «Mai visti tanti mini-
stri e divise tutte insieme: neanche
negli anni Ottanta quando c’erano
le stragi di camorra», mormora Vin-
cenzo, scettico ex operaio della side-
rurgia, 70 anni, in piedi per tutta la li-

turgia. Che paradosso vedere in fac-
cia lo “Stato” solo all’incrocio delle
tragedie, per tanti coetanei di Mario
nati alle pendici del Vesuvio: dove la
disperazione ti spinge inesorabil-
mente a partire — specie se sei orfa-
no di padre, come Cerciello — e le ra-
dici comunque a tornare. Nell’Ar-
ma, specialmente: il 60 per cento
dei suoi giovani vengono dal Sud. Pe-
rò «Mario chiede giustizia», urla un
gruppetto. Non sembra rabbia. Non
per Di Maio o Salvini: che incassano
applausi. Invece altri urlano. «Giudi-
ci corrotti». Tutti appaiono lontani,

forse, tranne chi parla tramite so-
cial, senza distinguo, la lingua di tut-
ti. Un altro: «Matteo solo tu». E allo-
ra il ministro dell’Interno per ricam-
biare, addirittura riattraversa la
piazza, mette in crisi la sicurezza,
raggiunge nella bolgia delle auto, la
giovane vedova: le bacia le mani, le
ripromette sostegno. Applausi. A co-
munione finita, però, restano le om-
bre, la strada da spianare alla giusti-
zia, Mario va al cimitero. E Nistri lo
ha chiesto dall’altare. Tregua ma an-
che promessa. «Il resto lasciamolo
ai giorni che verranno».

“E ora non date a Mario

la dodicesima coltellata”

L’appello di Nistri


al funerale


“Basta polemiche”


RICCARDO SIANO

Primo piano Il delitto della droga


iIl lutto
A sinistra,
palloncini
bianchi davanti
alla chiesa
di Somma
Vesuviana
dove si sono
celebrati i
funerali.
A destra,
tricolori appesi
al balcone e
poster di Mario
Cerciello Rega

L’immagine
La folla a
Somma
Vesuviana
ai funerali del
carabiniere
Mario Cerciello
Rega
ucciso a Roma

La bara avvolta


nel tricolore,


i palloncini bianchi


fuori dalla chiesa


A Somma Vesuviana


il lungo giorno


del dolore


dalla nostra inviata Conchita Sannino

pagina. 2 Martedì, 30 luglio 2019

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